Per un Comitato ed una Piattaforma Globale contro le Guerre!
di Nazanin Armanian(*)
Stupore e impotenza sono i sentimenti che ci hanno riempiti davanti alla macelleria organizzata dal governo israelino a Gaza.
La Palestina si è sentita sola, e a ragione, non solo per il silenzio e la passività complice dei governi “musulmani” (alcuni hanno persino proibito manifestazioni di appoggio alle vittime), o di una ONU decotta con un Segretario Generale agli ordini degli Stati Uniti, ma anche per le poche, sporadiche e scoordinate proteste organizzate che ci sono state a livello mondiale, oltre ad un “mi piace” e “condivido” dell’attivismo internautiano da sofà.
Questo insieme di fattori, che ha spinto il governo di Netanyahu a continuare a sterminare gli abitanti di Gaza, significa anche il fallimento dei milioni di persone che in tutto il mondo lottano in modo attivo per un mondo giusto, non avendo potuto frenare una sterminio umano che accade davanti ai nostri occhi, situazione descritta dal poeta persiano Siyavosh Kasrai in uno dei suoi haiku:
Solo nella mia conchiglia
con una sola goccia di pioggia,
tessevo il sogno di essere una perla
senza rendermi conto che, in silenzio,
il mare si seccava all’altro lato del muro del mio cuore.
L’offensiva israeliana è coordinata al nuovo giro di attacchi militari degli Stati Uniti all’Iraq, col pretesto di portare aiuto a circa 100.000 iracheni cristiani e yzadi – accusati di adorare il demonio – perseguitati dallo stesso gruppo islamista che la NATO arma in Siria.
Mentre trasformano questa regione in un inferno di fuoco e dolore, Washington e i suoi alleati europei e arabi vanno avanti nel loro pericolosissimo piano di smantellamento della Federazione Russa, senza che importi loro di sacrificare la vita di centinaia di ucraini, provocare la fuga di migliaia dalle loro case e destabilizzare anche le deboli economie europee, come è il caso del danno all’agricoltura spagnola delel sanzioni imposte alla Russia.
Così un intrepido Obama cerca di aprire un altro fronte di guerra nel Caucaso, alle frontiere russo-iraniane, con un nuovo giro di conflitti tra Azerbaigian, socio della NATO, e Armenia, alleata di Mosca.
E’ da non molto tempo fa ......
...che gli iracheni e gli afgani dovevano lottare solo per la democrazia economica e politica dei loro paesi. Da trent’anni, hanno dovuto estrarre a sorte tonnellate di bombe e di missili che gli hanno lanciato una trentina di paesi del mondo nella totale impunità, seppellendo circa 2 milioni di persone, lasciandone mutilate almeno 12 milioni, forzando la fuga di 15 milioni dalle loro case e non si sa di quanti sono stati condotti nelle prigioni pubbliche e segrete della CIA. E tutto con il pretesto di trovare armi che non esistevano e uccidere il fantasma di un tale Bin Laden.
Per conoscere le conseguenze che hanno lasciato ai sopravvissuti leggete i lavori realizzati sugli attacchi terroristi in Occidente, con la differenza che in queste terre devastate non sono rimaste in piedi strutture né ci sono Stati che si prendano cura delle vittime.
...che la Libia, paese che osava presentare il migliore indice di sviluppo umano dell’Africa e le sue genti dormivano in pace; all’improvviso, tre anni fa, si svegliò al rumore delle bombe dell’Alleanza Atlantica – e di quelle del Qatar! In poche settimane uccisero circa 65.000 persone. La Libia di tre anni dopo è un territorio senza Stato, immersa in un conflitto così terribile, provocato da migliaia di mercenari armati e fanatici, che anche gli occidentali che li hanno arruolati per rovesciare il Colonnello Gheddafi ora non riescono a portarsi via il petrolio del paese.
Ignoranti e miopi quelli che pensavano di essere in salvo dalla trappola che avevano preparato per i libici. E l’operazione Nuova Normalità non potrà volgere gli eventi a loro beneficio: il petrolio macchiato di sangue porta una maledizione, nel caso non se ne fossero ancora accorti.
... che la vita dei siriani, che vivevano sotto uno stato paternalista, si spezzò tre anni fa, nel mezzo di uno scontro tra il governo e i paesi stranieri che perseguivano 12 infami obiettivi in quelle terre millenarie.
Circa 170.000 persone assassinate e circa 8 milioni (ah, queste fredde cifre..!) sono fuggite dalle loro case con quello che avevano addosso, vivendo male nei campi di rifugiati.
... che nessun ucraino pensava, fino ad alcuni mesi fa, che la sua vita potesse assomigliare a quella di un iracheno. Invece, ora, circa 730.000 hanno dovuto attraversare la frontiera russa per mettersi in salvo , ed altri si nascondono dai neonazisti e schivano le pallottole del fuoco incrociato tra diversi gruppi armati.
Che nessuno pensi che sua sua società stabile e pacifica sia in salvo dalla cupidigia dei mercanti di morte.
Conflitti armati in vista
Tailandia, Filippine, Corea del Sud e Giappone stanno creando un fronte unico, sotto l’ombrello della dottrina Obama, per contenere la Cina. La tensione tra i suddetti stati si militarizza in forma vertiginosa.
Il governo di destra di Tokio si nasconde sotto la minaccia nucleare della Corea del Nord e della Cina per cambiare l’articolo 9 della Costituzione, che gli impedisce l’uso della forza per intervenire in conflitti internazionali. Una vera e propria dichiarazione di intenti proprio nell’anniversario del bombardamento atomico degli Stati Uniti sul paese (effettuato per il mero desiderio di provare in diretta gli effetti della nuova arma e terrorizzare sovietici ed europei), invece che chiedere delle semplici scuse, in sospeso da 69 anni, al suo “alleato” per aver ucciso niente meno che 200.000 compatrioti.
La Cina - che si oppone all’entrata dell’intruso occidentale nella sua zona di influenza (vi immaginate delle navi da guerra cinesi che pattugliano le acque del Golfo del Messico?) e alle provocazioni degli “islamisti” nella provincia musulmana Xinjiang - dedicherà 96.000 milioni di euro alle spese militari (quelle degli USA sono di mezzo bilione, un terzo della spesa globale), un 12% in più del 2013.
In Asia Centrale, mentre continuano gli attacchi militari della NATO su Afganistan e Pakistan, le dispute tra Tagikistan e Uzbekistan minacciano di prendere fuoco.
In Africa, dopo gli attacchi militari di vari paesi occidentali a Costa d’Avorio, Somalia, Sudan, Libia, Mali, Repubblica Centroafricana, Nigeria – con le presunte altruiste intenzioni di riscattare le bambine sequestrate – Algeria e Mauritania temono di essere sulla lista nera delle guerre che succederanno.
Siamo davanti alle guerre di Quarta Generazione - quelle che oltre ad essere “sporche”, di falsa bandiera, nascoste - usano il terrorismo di Stato e quello dei gruppi delegati, l’alta tecnologia capace di evitare loro vittime e di aumentare il danno ai civili nemici.
I suoi promotori le fanno utilizzando il ritornello della “missione umanitaria”, mentre non gli trema la mano al momento di tagliare alimenti e medicine ai loro stessi cittadini, togliere il lavoro e il pane a milioni di famiglie, trasformandole in “danni collaterali” della politica di pulizia dell’economia capitalista.
Fermiamo la devastazione planetaria
Dall’inizio del nuovo giro di aggressione israeliana a Gaza, vari presidenti e milioni di cittadini latinoamericani si sono trasformati nell’avanguardia della battaglia contro il massacro.
L’iniziativa boliviana della Rete In Difesa dell’Umanità (REDH), diretta dal presidente Evo Morales e appoggiata – tra molti altri altri – da Eduardo Galeano, Silvio Rodrìguez e dal vescovo Raùl Vera , funziona già.
Ha boicottato il commercio con Israele e sta trasportando i feriti palestinesi nei suoi paesi.
A questa iniziativa si unisce un progetto più ampio: una PIATTAFORMA GLOBALE CONTRO LE GUERRE(PGCG, plataformacontralasguerras.pv@gmail.com), che deve unire cittadini e associazioni. Essa è diretta da un Comitato Internazionale Contro la Guerra Globale e Permanente (CICGG), la cui missione è avvertire delle conseguenze umanitarie delle guerre sofisticate che sono in cammino e di quelle che si stanno preparando e cercare di evitarle.
La conclusione della maggior parte dei conflitti in America Latina mostra che la pace è possibile, smontando la menzogna che “la guerra è l’uscita alle crisi profonde”; Libia e Iraq ne sono esempi.
Le attuali guerre globali richiedono una risposa attiva, morale e civica ed una mobilitazione a livello globale.
La spesa mondiale a fini militari acsende a 3,3 milini di dolalri al minuto, a 198 milioni di dollari all’ora, a 4.800 milioni al giorno ... e domani ci sarà una e un’altra guerra.
Dobbiamo reclutare milioni di persone con la parola d’ordine che non è chela guerra sia l’ultima risorsa, ma che non è una risorsa.
(*) Giornalista iraniano-spagnola; da:publico.es; 10.8.2014
(traduzione di Daniela Trollio
Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”
Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)
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