COMMERCIO, DENARO E VIOLENZA

Nel suo libro Debito: i primi cinquemila anni, David Graeber spiega come le origini del denaro e del commercio siano più legate alla guerra, alla violenza e alla schiavitù che ai placidi sogni che diedero origine alla teoria economica. La storia è un lungo cammino in cui solo la violenza è capace di trasformare gli obblighi di solidarietà e di reciprocità che esistono tra amici e vicini in relazioni quantificabili che si spiegano con il binomio creditore/debitore.

Quegli obblighi sono impagabili, mentre i debiti sono quantificabili. Questo li rende impersonali e trasferibili.

Se dovete un grande favore o la vita a qualcuno, sarete obbligati per la vita con questa persona. Questo debito è impagabile. Potrete esprimere costantemente la vostra gratitudine, ma il vostro obbligo non si estinguerà mai. Ma se dovete 1.000 pesos, questo debito è trasferibile, e chiunque sia il vostro creditore, egli potrà procedere contro di voi, indipendentemente dai vincoli sociali esistenti tra voi e il creditore originale.

Non è mai esistita una società nella quale l’armonia sociale dipendesse da un sistema di baratto generalizzato. La ragione è semplice: il baratto è, per definizione, l’atto con cui entrampi i poli cercano attivamente di portarsi via la parte migliore. Invece, i vincoli sociali che si stabiliscono attraverso i vincoli familiari, l’amicizia e la vicinanza non sono lo spazio ideale per cercare di avvantaggiarsi rispetto all’altro. L’analisi di Caroline Humphrey, dell’Università di Cambridge, è chiara: storicamente il baratto si dà tra persone estranee, tra persone che probabilmente mai torneranno a incontrarsi.

Nonostante questi insegnamenti, una delle giustificazioni del progetto di integrazione in Europa (e dei molteplici trattati di libero commercio) è l’idea che il commercio promuova la pace tra i popoli. E’ questo che si pensò quando venne lanciato il progetto di costruzione dell’unione europea: il commercio avrebbe permesso di raggiungere l’obiettivo  scivoloso di una pace duratura.

Ma la storia dell’Europa rivela con chiarezza che il commercio non porta alla costruzione di vincoli di armonia sociale. Nella seconda metà del secolo XIX il commercio intra-europeo si sviluppò intensivamente. L’Europa fu lo scenario di una riduzione significativa dei dazi commerciali. Nel 1860 fu firmato l’accordo Cobden-Chevalier, che ridusse i dazi esistenti in Inghiltera e Francia. L’esempio fu seguito in altre parti d’Europa e nel 1865 la Zollverein (la Prussia e i territori Hohenzollern) firmò un altro importante accordo con la Francia.

Ma nell’ultimo quarto del secolo XIX l’espansione economica frenò e le tendenze protezionistiche ritornarono con maggiore intensità. Era il preludio della 1° Guerra Mondiale. Il commercio non aveva costruito i legami per assicurare una pace durevole.

Nel 2012 il premio Nobel per la Pace fu assegnato all’Unione Europea per il suo contributo a sei decenni di pace e riconciliazione tra i popoli d’Europa. Che ironia .. perchè quell’anno segna l’intensificazione delle divisioni tra i popoli d’Europa. Se è vero che le guerre commerciali tramite i dazi e le manipolazioni monetarie rimasero all’interno dell’unione e dell’eurozona, quell’anno la guerra del debito scoppiò alla grande. Nessuno vuole ricordare il Nobel del 2012.

Oggi i popoli d’Europa si trovano più divisi di vent’anni fa, sia tra paesi che all’interno di ogni stato. Non si tratta di divisioni superficiali, ma di partizioni che rivelano discordie profonde, ora attizzate da una nuova scuola di propaganda economica sulla necessità di pagare i debiti.

L’evoluzione della crisi in Europa è passata per varie tappe. Quella che fu all’inizio una crisi cucinata integralmente nel e dal settore privato si trasformò in una crisi del debito sovrano nello spostare i costi ai popoli d’Europa.

Quale sarà la seconda tappa?

Lo spettro della guerra ronza attorno alle frontiere d’Europa per ricordarci che i lupi sì che realizzano interscambi, quando si tratta di sfere di influenza o di dividersi interi continenti.

(*) Economista messicano, professore e  ricercatore presso il Centro di Studi Economici del Colegio de Mexico.

da: lahaine.org; 5.3.2015

(traduzione di Daniela Trollio

Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli

Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)