La farsa del debito nei paesi periferici dell’Eurozona
di Vicenç Navarro (*)
Una teoria economica molto diffusa recita che il massimo ostacolo al recupero economico dei paesi periferici dell’Eurozona è il loro elevato debito pubblico. Si sottolinea costantemente che il debito è la principale causa del fatto che le economie di questi paesi (Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna) non riescano a uscire dalla crisi. Da questa lettura della realtà consegue la necessità di ridurre tale debito pubblico a base di tagli delle spese pubbliche, comprese le spese pubbliche sociali, tagli considerati particolarmente necessari per questi paesi periferici che sono quelli che presumibilmente hanno speso di più e, quindi, hanno generato maggior debito pubblico.
Tutti i guru economici che appaiono sui principali mezzi di informazione e persuasione del paese – da TV3 e Catalunya Ràdio fino al programma La Sexta Noche, Cadena Ser, Radio Nacional de España e molti altri – riproducono questa visione dei rischi del debito e dell’urgente necessità di tagli. E lo stesso appare sui media di analisi economica, presentati come centri di riflessione economica, eseguita da “esperti”.
Il problema – con questa analisi del debito pubblico – è che è sbagliata e, di conseguenza, le relative politiche pubbliche di austerità della spesa pubblica come modo per uscire dalla crisi sono state un autentico disastro (nonostante che i presunti esperti del Niente è Gratis ancora non se ne siano resi conto).
Vediamo i dati, iniziando ad analizzare come è cominciato tale debito, e vedremo se il debito pubblico (che è quello che ci presenta, in generale, come il maggior colpevole) è stato o no la causa della crisi.
Bene, nè in Spagna nè in Irlanda vi è prova che, quando la crisi è cominciata, si stesse investendo troppo in spesa pubblica. In realtà la spesa pubblica dei due paesi era molto al di sotto sia della media della UE-15 (il gruppo di paesi di maggior sviluppo economico della UE) sia di quanto potevano spendere dato il loro livello di ricchezza.
La Spagna spendeva nel settore pubblico 66.000 milioni meno di quanto le sarebbe corrisposto per livello di ricchezza quando la crisi cominciò nel 2007.
Questi due paesi, oltre a spendere meno della media Ue-15 e meno di quanto potevano spendere, avevano un surplus nei conti dello Stato.
Non c’è da meravigliarsi che entrambi i paesi avessero un debito pubblicio al di sotto, e non al di sopra, della media.
Sulla base di questi dati, prego i lettori di scrivere ai grandi guru mediatici e di domandare loro: come può essere che la presunta eccessiva spesa pubblica (il famoro spreco dei cittadini del Sud d’Europa, che hanno troppe pensioni e eccessivi benefici sociali) possa essere la causa di una crisi quando, in realtà, era una spesa molto limitata?
Per favore, chiamate la radio o la televisione e fategli questa domanda.
E’ possibile che non vi rispondano, dato che l’unico caso a cui possono fare riferimento per l’eccessiva spesa pubblica (causa di un elevato deficit pubblico) sarà la Grecia. E’ il caso che tirano sempre fuori dal cappello. La Grecia sì che aveva un deficit pubblico elevato. E ve lo ripeteranno con forza per dimostrare che questi greci avevano troppi diritti sociali (che i paesi nordici d’Europa non avevano), cosa che ha causato il collasso dello Stato.
Ma questa risposta nasconde un altro dato. In primo luogo, la maggioranza della popolazione greca non gode degli elevati livelli di benefici sociali che si presume abbia. In realtà la spesa pubblica sociale per abitante è delle più basse della UE-15 insieme a quelle di Spagna, Irlanda e Portogallo.
Che la spesa pubblica e il debito siano elevati si deve, in gran parte, alla spesa militare, causa principale del suo elevato debito, di cui non ha beneficiato in assoluto la maggioranza della popolazione greca mentre sì ne hanno beneficiato le oligarchie regnanti in Grecia, le industrie di armi (compresa quella tedesca) e le banche straniere che finanziavano quegli acquisti. Tra esse vi erano la banca tedesca e quella francese, i cui governi e mezzi di persuasione e manipolazione presentano ora il debito pubblico greco quale conseguenza del disordine e dello spreco dei greci. E’ una prova imbarazzante del fatto che il debito pubblico non è stato causato dallo sperpero dei cittadini indisciplinati, e difficilmente la si può presentare come causa della crisi.
Il debito privato
Vediamo ora ci ha causato il debito privato. Nuovamente le spiegazioni che danno i guru sono drammaticamente insufficienti, oltre che sbagliate. Andiamo ai dati e analizziamone alcuni che non si guardano mai, come la distribuzione della rendita dei paesi. Potremo vedere che in tutti questi paesi c’è stata una diminuzione molto marcata delle rendite del lavoro che ha creato la necessità per le famiglie di richiedere credito in maniera crescente al fine di mantenere il proprio livello di vita. Da questo deriva che le famiglie siano pesantemente indebitate in ognuno di questi paesi. Questo indebitamento ha avuto come conseguenza la grande crescita del settore finanziario, cioè della banca.
Le banche europee, compresa quella tedesca, hanno prestato enormi quantità di denaro, alimentando così le bolle.
In Irlanda, dal 1999 al 2007, le banche prestarono l’equivalente della metà del suo PIL. Di conseguenza, il prezzo della casa aumentò del 500%, la stessa percentuale che in Spagna (vedi Conn Hallman, “Europe’s Debt: Lies and Myths”, CounterPunch, 2.3.2015). Va sottolineato che la maggior parte delle banche che hanno prestato il denaro erano straniere.
Quando apparve la crisi bancaria del 2008, questa spaventò tutte le banche, che andarono nel panico.
Quando successe questo, tutti i mezzi di informazione e persuasione legati agli interessi bancari (che sono quasi tutti) si mobilitarono per promuovere il messaggio che “si devono salvare le banche”. E così è successo. Lo Stato irlandese spese 30.000 milioni di euro, aumentando astronomicamente il suo debito pubblico, che fu utilizzato dal capitale finanziario – che nel frattempo veniva salvato dallo Stato – per sottolineare che questo pagamento doveva essere fatto a costo della riduzione della spesa pubblica sociale, ottenendo che se ne caricasse lo scarsamente finanziato Stato Sociale.
Questa situazione si è ripetuta allo stesso modo nei paesi periferici.
In tutti c’erano le seguenti caratteristiche: 1) diminuzione delle rendite del laoro; 2) necessità di indebitarsi; 3) aumento dell’indebitamento e del settore finanziario; 4) crisi del sistema finanziario risultato, in parte, dal suo comportamento speculativo); 5) salvataggio delle banche, e 6) aumento del debito pubblico.
E’ stato, come ha indicato Stiglitz, “la parassitazione del debito pubblico da parte del debito privato”.
In che modo il debito privato si trasforma in debito pubblico?
Gli Stati hanno comprato debito privato per salvare le banche. Ma un’altra dimensione di questa relazione tra debito privato e debito pubblico è il fatto che le banche sono andate comprando dosi masicce di debito pubblico e questo per due cause. Una è che il calo della domanda nell’economia produttiva e la sua bassa redditività spiega perchè le banche siano andate investendo sempre di più in attività speculative, che hanno una redditività maggiore, da un lato, e dall’altro abbiano comprato sempre più debito pubblico, a interessi ipertrofici e scandalosamente elevati.
In tutti i paesi di cui stiamo parlando gli Stati hanno dovuto pagare interessi esorbitanti per vendere il loro debito pubblico. E’ stata questa la causa della grande crescita del debito pubblico.
La Banca Centrale Europea non è una Banca centrale bensì è la lobby della banca: non protegge gli Stati di fronte alla speculazione dei mercati finanziari, forzandoli invece a pagare interessi elevatissimi.
E la seconda ragione della grande crescita del debito pubblico è stata la caduta delle entrate dello Stato, principalmente dovuta ai ribassi fiscali negli anni che hanno preceduto la crisi e di cui hanno beneficiato enormemente le grandi imprese e le classi più potenti.
La Spagna ne è un chiaro esempio. Il Presidente Zapatero abbassò le tasse con la sua riforma del 2005, creando un buco nei conti del 2007. Proprio come indicarono gli stessi esperti del Ministero delle Finanze, il buco dei 27.223 milioni di euro del bilancio del 2007 si dovette principalmente a tale abbassamento delle imposte.
Questi sono i temi di cui non si parla, mentre si sottolinea invece la necessità dei tagli. E tutto questo si fa con l’aiuto e la complicità dei mezzi della grande informazione e diffusione che cercano di persuadere la cittadinanza – le vittime del sistema – che è essa la causa della crisi per aver voluto spendere più di quello che ha.
(*) Professore di Politiche Pubbliche all’Università Pompeu Fabra di Barcellona e alla John Hopkins University di Baltimora. da: publico.es; 7.4.2015
(traduzione di Daniela Trollio Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”
Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)
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wlp (giovedì, 25 giugno 2015 12:43)
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