IL MINISTRO DELLE FINANZE DI KIEV NATALIE JARESKO, EX FUNZIONARIA DEL DIPARTIMENTO DI STATO AMERICANO, TRASFORMATA IN CITTADINA UCRAINA
Ucraina
Sfidare l’Operazione Avvoltoio
Di Michael Hudson (*)
[La ministra delle Finanze ucraina Natalie Jaresko ha appena confermato tutto quello che il mondo sa: l’Ucraina non ha modo di pagare gli interessi del suo debito estero di 41.000 milioni di dollari (40,6% del PIL). Un gruppo di investitori privati, creditori di 9.000 milioni – tra cui Franklin Templeton, BlackRock e Allianz – ha proposto una ristrutturazione di 15.800 milioni in 4 anni, consistente nell’estendere le scadenze del debito, saccheggiare le riserve per pagare 4.000 milioni da qui al 2019 e altrettanto nel 2020.
Se non si arriva ad un accordo in due settimane, il FMI non potrà rendere effettivo un nuovo salvataggio per 17.500 milioni di euro, il che significherà il fallimento del paese. Ma il governo di Kiev esige una riduzione sostanziale dell’ammontare del debito e la sua ristrutturazione in due tipi di titoli (dei 29 attuali).
A differenza della Grecia, il ministro delle Finanze tedesco, Wolfang Schaüble, ha dichiarato che: “Siamo d’accordo sul fatto che dobbiamo appoggiare la negoziazione della ristrutturazione del debito ucraino, che deve arrivare al termine”.
L’Ucraina deve alla Russia altri 3.000 milioni di dollari e ha mantenuto il pagamento degli interessi del debito fino ad ora grazie, in gran parte, a titoli per un valore di 1.000 milioni di dollari garantiti dall’Agenzia Internazionale di Sviluppo USA.
L’Ucraina soffre una seconda “terapia dello shock” neo-liberista, dopo quella del 1991, con una caduta del 20% del PIL e un’inflazione del 61%. ] – (SinPermiso)
Il collasso dell’Ucraina dal colpo di Stato del febbraio 2014 è diventato una scusa per il saccheggio.
La vittima collaterale di questo “agguanta quello che puoi e corri” sono stati i lavoratori. Molti di essi, semplicemente, non vengono pagati e quello che realmente si paga sono salari così bassi da essere illegali. I datori di lavoro accumulano tutto il denaro che hanno nelle loro aziende e lo trasferiscono il più lontano possibile – meglio all’estero, e sempre in divise straniere.
Gli arretramenti salariali sono ogni volta peggiori perché, dato che l’Ucraina si avvicina al non pagamento del suo debito di 10.000 milioni di euro, i cleptocrati e gli industriali stanno abbandonando la barca. Sanno che i prestiti stranieri sono finiti e che il cambio delle divise sprofonderà ancor più.
L’annuncio della Rada, la settimana scorsa, della destinazione di 8.000 milioni di euro al pagamento degli interessi sul debito per finanziare un nuovo attacco alla regione orientale esportatrice del paese è stato l’ultima goccia per i creditori stranieri e anche per il FMI.
I loro prestiti sono serviti ad appoggiare il cambio ufficiale della hryvnia (n.d.t.: moneta ufficiale dell’Ucraina; 1euro = 18,64 hryvnia) il tempo sufficiente perché i banchieri, gli uomini d’affari e gli speculatori potessero mettere in sicurezza tutto il denaro che hanno e tanti euro e dollari che potevano prima del collasso imminente dell’economia del paese, in giugno o luglio.
In questo stato di pre-fallimento, vuotare il negozio significa non pagare né i lavoratori né le fatture.
I salari non pagati hanno raggiunto i 2.000 milioni di hryvnia, indebitando più di mezzo milione di lavoratori. Questo ha obbligato la Federazione dei Sindacati dell’Ucraina a concentrare picchetti davanti al Consiglio dei Ministri il 27 maggio. Altre manifestazioni sono convocate per i prossimi due mercoledì, il 3 e il 10 giugno.
Secondo il segretario aggiunto della federazione sindacale, Serhiy Kondratiu, “il salario di sussistenza attuale di 1.218 hryvnia è circa del 60% minore rispetto al salario minimo legale in Ucraina, che è calcolato dal Ministero della Politica Sociale … Il salario di sussistenza nel paese deve superare le 3.500 hryvnia al mese, ma il governo rifiuta il dialogo sociale per rivedere le norme” (1).
Uno scenario minaccioso
Con i conti bancari vuoti, le imprese ucraine diventeranno mere scatole vuote. Con l’economia dell’Ucraina spezzata, gli unici compratori con denaro fresco sono europei e americani. Vendere agli stranieri è, quindi, l’unico modo che hanno amministratori e proprietari per riuscire a recuperare qualcosa: attraverso pagamenti in moneta stranieri su conti all’estero, lontani da qualsiasi pagamento delle tasse o controllo in Ucraina. La privatizzazione e la fuga di capitali vanno a braccetto.
Lo stesso succede con la mano d’opera che cambia datore di lavoro. I nuovi compratori riorganizzano gli attivi che acquisiscono, dichiarano le vecchie società in fallimento e cancellano dalla loro contabilità i salari arretrati, insieme a qualsiasi fattura che li indebiti. Le società ristrutturate dichiarano che il fallimento ha cancellato qualsiasi debito con i lavoratori delle imprese precedenti (pubbliche o private). E’ molto simile a quello che fanno gli investitori di acquisizioni corporative negli Stati Uniti per farla finita con le obbligazioni ereditate da pensioni o altri debiti. Lo motiveranno dicendo che bisogna “salvare” l’economia dell’Ucraina e “renderla competitiva”.
L’Operazione Avvoltoio
Il colpo di Stato di Pinochet in Cile fu un saggio generale di tutto questo. La giunta militare, appoggiata dagli Stati Uniti, selezionò come obiettivi da neutralizzare dirigenti sindacali, giornalisti e potenziali leaders politici, come professori universitari (chiudendo ogni dipartimento di economia del Cile ad eccezione di quello dell’Università cattolica, che seguiva la dottrina economica del “libero mercato” della Scuola di Chicago).
Dopo tutto, non si può imporre il “libero mercato” difeso dalla Scuola di Chicago senza adottare misure totalitarie.
Agli strateghi statunitensi piace chiamare queste cospirazioni con nomi di uccelli rapaci: l’Operazione Phoenix in Vietnam e l’Operazione Condor in America Latina, che avevano come obiettivo l’eliminazione di intellettuali e militanti “di sinistra”. Nell’Ucraina russofona si è messo in marcia un programma simile. Non so la parola in codice che si utilizza, così chiamiamola Operazione Avvoltoio.
Per i dirigenti sindacali il problema non è solo recuperare i salari arretrati, ma sopravvivere con un salario degno. Se non protestano, semplicemente non li si paga. Per questo stanno organizzando una mobilitazione neo-Maidan esplicitamente a favore dei salariati, in modo che i franchi tiratori del Pravy Sektor della giunta non possano accusare i manifestanti di essere filo-russi. I sindacati si sono protetti cercando l’appoggio dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) e della Confederazione Sindacale Internazionale di Bruxelles.
La tattica più efficace per far fronte alla corruzione che sta permettendo la mancanza dei pagamenti dei salari e delle pensioni è puntare all’appoggio esterno dell’attuale regime, soprattutto il FMI e la UE. Puntare nello stesso tempo sulle rivendicazioni salariali per esigere anche altre riforme, come la proibizione della vendita di terre, materie prime, servizi pubblici o altri attivi ucraini a compratori stranieri ed esigere che governi meno corrotti possano annullare in futuro queste vendite e queste privatizzazioni.
A favore dei lavoratori gioca il fatto che il FMI ha violato il suo stesso Regolamento Costitutivo nel concedere prestiti a fini militari. Appena ricevuto l’ultimo prestito, Poroshenko aveva annunciato che avrebbe intensificato la sua guerra contro l’Est. Questo fa sì che il prestito del FMI sia assimilabile a quello che i giuristi chiamano “debito odioso”: debiti di una giunta che prende il potere, saccheggia le riserve e gli altri attivi pubblici del governo, e che i governi del futuro debbano pagare nonostante si sia trattato di un furto.
La lotta dei sindacati per un salario degno non è solo relativa ai salari arretrati, ma anche alla messa in cammino di un piano di recupero che protegga l’economia da una politica neo-liberista come quella che è stata applicata in Grecia e Lettonia.
Gli strateghi statunitensi hanno discusso come denunciare i 3 milioni di dollari che l’Ucraina deve alla Russia come un “debito odioso”; o forse, classificarli come “aiuti esterni” e, quindi, che non sono legalmente esigibili. Per ironico che sembri, l’Istituto Peterson di Economia Internazionale, George Soros e altri “guerrieri freddi” hanno fornito ai futuri governi dell’Ucraina un repertorio di motivi legali per ricostituire la loro economia senza il peso del debito estero, permettendo che il governo sia in grado di pagare i salari e le pensioni arretrate.
L’alternativa dei creditori internazionali è obbligare il governo ucraino a pagare i detentori di titoli stranieri, il FMI e la UE in primo luogo, e solo in seguito a difendere i suoi diritti sovrani per evitare la propria auto-distruzione.
Note:
[1] “Trade unions to picket government weekly from May 27, 2015,” Interfax.
(*) Professore emerito di Economia dell’Università del Missouri - Kansas City; da: sinpermiso.info; 3.6.2015
(traduzione di Daniela Trollio Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli” Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)
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