Si tratta di Elio Gambini (dg tra l'88 e il '95) e Roberto Massetti (dg tra 1995 e il 2001). Le accuse: omicidio colposo e lesioni gravi colpose. La procura: "Non informarono i dipendenti dei rischi".
Per la morte da esposizione all'amianto di sei persone, tra cui anche autisti di mezzi pubblici, operai ed elettricisti di Atm, la procura di Milano ha iscritto nel registro degli indagati Elio Gambini e Roberto Massetti, direttori generali dell'azienda dei trasporti milanesi, rispettivamente tra il 1988 e il 1995 e tra il 1995 e il 2001. Nei confronti dei due ex manager il pm Maurizio Ascione ha chiuso l'inchiesta e si appresta a chiedere il rinvio a giudizio accusandoli, tra l'altro, anche di lesioni colpose gravi in quanto un altro ex dipendente si è ammalato negli anni.
Secondo la ricostruzione della procura, i due manager, che all'epoca avevano le competenze sulla sicurezza e sull'igiene nei luoghi di lavoro, non avrebbero osservato la normativa in tema di
amianto, compresa la mancata informazione sui rischi a cui sarebbero andati incontro gli ex dipendenti. Secondo l'accusa, non avrebbero impedito, per esempio, "manutenzioni e lavori" in ambienti
"suscettibili di importanti rilasci di fibre" come i depositi degli autobus e i tunnel della metropolitana, che avrebbero lasciato sprovvisti rispettivamente di "adeguato impianto di aspirazione"
e di "filtri nelle camere di ventilazione" contro le stesse fibre che sarebbero rimaste in sospensione nell'aria a causa dell'intenso traffico nelle gallerie.
Le testimonianze: "Così respiravamo le polveri"
In più non si sarebbero curati della "manutenzione dei tetti in eternit" degli hangar dove la notte vengono ricoverati i mezzi, né avrebbero disposto "la pulizia in sede degli abiti da lavoro".
Per questo, secondo l'ipotesi accusatoria i due manager di allora - i quali, convocati lo scorso ottobre per l'interrogatorio dal pm, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere - sarebbero
responsabili delle morti per mesotelioma pleurico dei 6 ex dipendenti di Atm avvenute tra il 2009 e il 2015. Le loro presunte inadempienze, inoltre, avrebbero portato, nel 2012, "un conducente
non di linea" degli autobus diretti ai depositi e un operaio "del reparto armamento" ad ammalarsi di "placche pleuriche". Perciò, accanto all'omicidio colposo e al mancato rispetto delle norme, è
stato contestato anche il reato di lesioni gravi colpose.
Tra le sei persone morte, per gli inquirenti da esposizione all'amianto, ci sono "un autista della azienda", un "dirigente della centrale elettrificatori", un operaio prima "presso l'officina
manutenzione macchine" poi "tecnico di segnalamento ferroviario" che ha avuto "frequenti accessi in galleria" durante la posa o la manutenzione delle rotaie. E ancora "un addetto alla riparazione
autobus", un elettricista e un operaio specializzato del reparto "falegnami-arredatori-apparati elettrici" nell'officina di via Teodosio dell'azienda.
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