Denuncio, ergo sum
Di Sara Rosemberg (*)
Fiumi di inchiostro corrono per la rete e sui giornali e ancora una volta l’agenda “virale” viene fissata dal criminale. E’ il corpo del crimine che si nasconde nella pseudo coscienza incapace di agire.
Denunciano. Migliaia di click, centinaia di migliaia di emotikon, replicano l’atroce fotografia – “viralizzata” – per scuotere le anime sensibili che bevono, mangiano e passeggiano mentre, a qualche chilometro, le bombe cadono e pochi dicono che sono bombe terroristiche finanziate – con le tasse e con l’indifferenza – dalle potenze occidentali implicate in questa guerra brutale e naturalmente asimmetrica contro il popolo siriano.
Devo fare la lista completa delle atrocità degli Stati Uniti contro la popolazione civile di tanti paesi e popoli bombardati nel mondo, o continueremo a creere che Hiroshima e Nagasaki sono stati casi isolati?
Non scocciatemi, per favore. Per favore.
Non esiste il diritto di non mettere in relazione e il non mettere in relazione e il dimenticare sono solo segni di barbarie e di complicità. Non essere capaci di articolare un fatto con un altro ha a che vedere con la noncuranza, con la sconfitta accettata o consumata in questa guerra contro la storia che è una guerra costante ed essenziale. Dobbiamo vederla.
Mi ero ripromessa di non scrivere sul tema perchè ci sono fiumi di inchiostro sul bambino, e ogni volta che leggo qualcosa digrigno i denti e mi infurio.
Quanta pornografia sentimentale, quanta malattia emozionale, quanto abuso. Dalla semiotica alla denuncia aperta, dalle macabre ONG agli autori dei massacri con le loro poderose campane, dai pulpiti alle strade, il bambino torna ad essere utilizzato come la merce di una sinistra politica.
Non voglio vedere il bambino, non voglio veder soffrire altri bambini.
Voglio vedere la faccia del soggetto, dell’autore di questo massacro. E’ necessario dargli un nome e condannarlo. E’ necessario giudicarlo e arrestarlo.
Ha un nome, ha un cognome, cammina proprio adesso su morbidi tappeti in riunioni dove si prepara il prossimo assalto alla dignità di un popolo – e di tanti altri – e alla sua vita. E’ un criminale. E’ un fascista. E’ un nemico della vita. E’ la causa di queste morti e di questo dolore.
Voglio vedere il soggetto criminale, voglio vedere l’assassino.
Non voglio che utilizzino ancora le vittime e mi nascondano nello stesso momento l’eroica resistenza al fascismo e alla sua guerra imperialista.
Voglio che il viso dell’assassino appaia con tutta chiarezza. Lo conosciamo bene, ma si nasconde come si nascondono i suoi crimini e oltretutto utilizza noi per fare questo. In una litania di false bandiere e di atrocità, tutto il mondo replica la falsa denuncia, e la chiamano “virale” perchè c’è molto denaro investito in virus e niente nel pensiero.
Voglio ricordare il soggetto criminale, non voglio diimenticarlo: ha nome e cognome, è un assassinio seriale e questo è davvero ciò che ora importa.
Ma nei fiumi di inchiostro il criminale è svanito e così lo si protegge.
Anche questa campagna è stata progettata come parte della dissoluzione del crimine.
Questa campagna è stata creata per accusare il legittimo governo della Siria e i suoi alleati e bisogna dire forte e chiaro che essi stanno sconfiggendo il nemico fascista, la NATO e i suoi mercenari che tanta morte e tanta distruzione hanno causato.
Voglio vedere le foto di Obama, Clinton, i Hollande, Rajoy, della Merkel, del FMI, della Banca Mondiale, gli sceicchi arabi, Netanyahu, i presidenti della Polonia e delle repubbliche baltiche, il fascista Poroshenko d’Ucraina, e i loro servi e servetti; voglio vedere ogni borghese criminale implicato nei massacri, voglio vedere quelle facce non in riunione con impeccabili cravatte su democratici tappeti, voglio vederli nel momento in cui danno l’ordine concreto al Daesh e alle sue ramificazioni di avanzare, uccidere, tirare bombe, sgozzare, vendere petrolio a basso prezzo, negoziare nelle sale delle loro banche, pagare i salari ai criminali addestrati a uccidere e distruggere, voglio vederli nel farlo. Nei loro veri atti. Senza virus e dal vivo.
Nell’atto di dare l’ordine di uccidere e torturare e rubare, ordini sui quali si basa il sistema che tanto energicamente difendono: il capialismo che ha già i galloni marroni, il colore del fascismo.
Abbiamo la memoria, ma forse l’Europa è caduta nell’alzheimer assoluto; ma bisognerà ricordarle mille volte che il crimine impune sta accadendo e che essa è parte di questo crimine. Che la Spagna è seminata da basi militari americane, che il governo ha ceduto in forma permanente il suo territorio in cambio di affari sudici e senza discussione parlamentare, che sono parte di una guerra ingiusta contro il popolo siriano e che non possono più continuare a nascondere questa barbarie con il volto mercificato e, come no, abusato e doppiamente abusato di un bambino, di una ulteriore vittima della guerra che in questo momento stesso portano avanti.
Mi rivolta l’ipocrisia, la doppia morale, la pornografia sentimentale dell’europeo – e del nordamericano medio e di tanti altri – intossicato dalla cattiva coscienza e paralizzato di fronte alla sua concreta complicità.
E’ ora di denunciare – dicono – e denunciano qualsiasi cosa che serva a mantenere quella maledetta buona coscienza paralitica che non gli permette nemmeno di differenziare chi è il nemico, chi è la causa di queste atrocità.
E continuano ad essere “viralmente” malati adottando la faccia di bronzo di cause generali che sono funzionali ai loro padroni della NATO, senza capacità di agire, come se la denuncia, il dito che preme un tasto fosse sufficiente, come se questa spaventosa omogeneità e falsa simmetria tra la vittima e l’assassino gli garantisse che nulla cambierà.
Forse la paura di “stare peggio” è già padrona di tutto lo spirito di questo tempo? Forse la paura è il signore che servono in ginocchio?
Benedetta ribellione, dove sei fuggita?
Non lo so, ma ritengo che il virus e il virale possano prosperare solo in un corpo malato. E la menzogna e la pornografia della morte sono state insediate precedentemente in una cultura malata, una cultura zombi.
La cultura che chiamiamo egemonica, quella di cui soffriamo ogni giorno.
Vorrei credere che sia arrivata l’ora di agire e di non permettere che continuino a manipolarci e a rubarci persino l’infanzia.
(*) Argentina, scrittrice , laureata in Belle Arti all’Università Nazionale di Tucumàn, ha vissuto in esilio, 1975, prima in Canada e in Spagna dal 1981.,
da: lapupilainsomne.org; 24.8.2016
(traduzione di Daniela Trollio Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”
Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)
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