Sappiamo quanto sia
importante per lo sviluppo del giornale - e dell'organizzazione - un organo che i compagni considerano proprio, dal quale ricevano informazioni locali, che lo discutano, che
rispecchi tutto il loro movimento, che renda consapevole la classe lavoratrice che i suoi interessi sono comuni, che sia capace di attizzare ogni scintilla della lotta di classe
per farne divampare un immenso incendio. Come sosteneva Lenin il fulcro della parola d'ordine di Liebknecht: "Studieren, propagandieren, organisieren"
- studiare,
propagandare, organizzare deve essere costituito da un organo
di stampa del partito. Conoscendo
le attuali difficoltà del processo di unità dei comunisti e della costituzione del proprio partito riteniamo che in questa fase un giornale rivoluzionario sia di fondamentale
importanza. Ecco perché insistiamo tra mille difficoltà e bastoni tra le ruote, perché in questo sistema la libertà di stampa esiste solo per i cortigiani della borghesia la
quale, impiega tutte le sue forze e i suoi apparati per schiacciare le idee comuniste.
La situazione politica ed economica è devastante, molti dei nostri lettori sono disoccupati o precari e sul loro contributo non possiamo contare, ma non possiamo privarli del
nutrimento intellettuale di un giornale che apprezzano. Viene da sé da richiesta per coloro che hanno la possibilità di sottoscrivere un abbonamento per chi non lo può pagare (un
po' come i napoletani lasciano un caffè in sospeso) e aiutarci ad affrontare un nuovo anno con maggiori certezze.
Da molti anni revisionisti, riformisti, sindacati conniventi hanno orientato la classe lavoratrice all'arrendevolezza nei confronti dei suoi nemici: il padronato, i governi, i
partiti borghesi con teorie arretrate e nuovi mezzi anticomunisti, di attacco verso coloro che hanno teorizzato la liberazione del proletariato.
Cassa integrazione, mobilità, 80 euro, rinnovi contrattuali al ribasso sono elemosine mentre i capitalisti aumentano i loro profitti anche in virtù di decontribuzioni e sgravi
fiscali. Non esiste un capitalismo buono e uno cattivo, lo ripetiamo sempre. Sono proprio le leggi del profitto con la crescente concentrazione del capitale a provocare
disoccupazione, precarietà, aumento di povertà, immigrazione sempre più strumentalizzata dalle forze di destra - Lega nord compresa - in una guerra tra poveri. E i governi sono al
loro servizio, agiscono per mantenere in piedi un sistema che sfrutti la maggioranza della popolazione in nome della "democrazia". Termine abusato anche quando si riferisce ai
referendum utilizzati per trascinare lavoratori e masse popolari su un terreno deviante e distoglierli dalla mancanza dei diritti e dallo stato di oppressione. Noi non siamo tra
quelli che esultano sulla "valanga dei no" alla modifica della Costituzione, un no composito di cui se ne sono appropriati i partiti di destra che ora scalpitano per arrivare al
potere. Vittoria che non intacca minimamente le truffaldine leggi come il jobs act, la politica reazionaria, di austerità, razzismo, fascismo e guerra che ci stanno opprimendo.
Anzi con il nuovo Governo Gentiloni (sostenitore dell'agenda Monti) peggiorerà sicuramente in senso europeista, nel quale la ministra artefice della riforma contro la
Costituzione, bocciata dagli elettori, è stata promossa a vice primo ministro e nel quale è entrata come ministra agli affari istituzionali la Finocchiaro (con Prodi dal ’96 al
’98 ministra pari opportunità) e relatrice della riforma rigettata, con l’evidente ruolo di far passare dalla finestra ciò che non è passato dalla porta.
È più che mai attuale e significativo questo scritto di Lenin: "Noi ci troviamo in tutto e per tutto sul terreno della teoria di Marx: è stata essa la prima a trasformare il
socialismo da utopia in scienza, a dare delle solide fondamenta a questa scienza e a tracciare il cammino da seguire, sviluppando ulteriormente questa scienza ed elaborandola in
tutti i suoi particolari. Essa ha rivelato la natura dell'economia capitalistica moderna, spiegando in che modo l'assunzione dell'operaio, l'acquisto della forza-lavoro, nasconda
l'asservimento di milioni di nullatenenti da parte di un pugno di capitalisti, di proprietari di terre, di fabbriche, miniere ecc. Essa ha mostrato come tutto lo sviluppo del
capitalismo odierno tenda a soppiantare la piccola produzione con la grande e crei le condizioni che rendono possibile e necessaria l'organizzazione socialista della società. Essa
ha insegnato a vedere sotto il manto di usanze radicate, intrighi politici, leggi astruse, dottrine sofistiche, la lotta di classe, la lotta di tutte le classi abbienti contro la
massa dei nullatenenti, contro il proletariato, che è alla testa di tutti i nullatenenti. Essa ha chiarito il vero compito di un partito socialista rivoluzionario: non
elaborazione di piani per riorganizzare la società, non prediche ai capitalisti ed ai loro reggicoda sul modo di migliorare la situazione degli operai, non organizzazione di
congiure, ma
organizzazione della lotta di classe del proletariato e direzione di questa lotta, il cui scopo finale è la conquista del potere politico da parte del proletariato e
l'organizzazione della società socialista". La mancanza di consapevolezza -
cresciuta appunto in anni di influenza revisionista e accondiscendenza dei sindacati confederali - riduce i lavoratori a lotte parziali e di tipo economico spesso represse da
provvedimenti disciplinari padronali o dall'intervento della polizia. Lotte che, se pure necessarie non sono risolutive se restano di tipo economico e non si collegano all'idea
del socialismo. Molti gruppi o pseudo partiti della galassia italiana si richiamano alla lotta di classe dimenticando che la lotta è di classe solo quando l'avanguardia di tutta
la classe operaia di tutto il paese ha la coscienza di essere un'unica classe e cominciano a lottare non contro i singoli padroni ma contro la classe dei capitalisti, la borghesia
e contro i governi che li sostengono. E che per farlo hanno bisogno e devono essere artefici e protagonisti di un partito rivoluzionario, comunista.
Rompere con l'opportunismo e unire la lotta economica a quella politica che non significa esprimersi con un voto ma lottando contro qualsiasi governo borghese per una vera
democrazia che è il potere politico in mano al proletariato.
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