Donald Trump: il sistema sono io!
Di Aldo Torres Baeza (*);
Mi sono stancato di ascoltare quella parola banale che definisce Donald Trump come un “outsider”. E’ quanto di più assurdo ho sentito da quando G.Bush Jr, con l’intelligenza soprannaturale che caratterizza la sua famiglia, proponeva di tagliare gli alberi per evitare gli incendi forestali.
Trump non è “fuori” (out) da niente. Al contrario, è il prodotto più nefasto che questo sistema ha partorito, incarna ogni cellula del modo di vita che abbiamo sulla Terra. E’ il Frankenstein che da anni cresce nel ventre di questo sistema che sottomette il mondo.
Dicono che è un outsider perché proviene da un reality show – dove giocava a licenziare la gente – e non dai partiti tradizionali, come se l’universo della politica non fosse un immenso show mediatico pieno di figuranti politici e i partiti monopolizzassero la rappresentanza politica.
Il suo muro alla frontiera del Messico per isolare gli immigranti non è per nulla fuori dal sistema, al contrario, è un altro segno dei tempi; il fatto è che poco si parla di altri muri e altri reticolati come, ad esempio, il muro della Cisgiordania che permette l’occupazione israeliane delle terre palestinesi.
O il muro che la Grecia ha costruito alla frontiera con la Turchia, che ha obbligato i rifugiati ad arrivare fino alla Bulgaria, finchè la Bulgaria non ha eretto il suo muro. L’Ungheria ha costruito una barriera di 174 chilometri alla frontiera con la Serbia, e un’altra di 40 chilometri alla frontiera con la Croazia.
Anche la Spagna ha costruito due barriere di filo spinato nelle città africane di Ceuta e Melilla. E non va dimenticato il muro del Marocco, che permette al regno marocchino di sottomettere la patria sarahui e, sbarre e lampi, è sessanta volte più lungo del Muro di Berlino!
Si snatura lo spirito illuminista dei neoliberisti di tutto il mondo evidenziando come quel buon uomo di Trump fa quello che ha promesso. Bene, Trump non è altro che il prodotto del suo stesso modello politico, economico e culturale. E’ il prodotto di un sistema che permette a 8 persone di possedere la ricchezza che ha la metà dell’umanità, tutto fondato su quel mito neo-liberista che i mercati funzionano da soli, che gli uomini agiscono razionalmente e che i poveri (losers) sono poveri perché sono pigri, e bla, bla, bla.
Sistema che permette ad un paese come gli Stati Uniti, che detta il menù del pranzo planetario – mentre l’obesità è ormai una pandemia tra la sua popolazione – di sprecare 40 milioni di tonnellate di cibo al giorno, il necessario per alimentare i 1.000 milioni di persone che patiscono la fame nel mondo. Lo stesso sistema in cui un terzo dell’umanità vive con meno di 1 dollaro al giorno e, mentre quel terzo di umanità sopravvive, una mucca europea, con i suoi gas metano che inquinano l’aria, riceve 4 dollari al giorno di sovvenzioni.
Trump, compagno di Putin, è il punto culminante dove il capitalismo e quello che resta del “comunismo” si mostrano come le due facce della stessa moneta. Trump, un vincente (winner) è un ennesimo prodotto della civiltà del tamburo: molto rumore, ma vuota dentro. E non è un caso che il suo spirito vendicativo, xenofobo, omofobo, avido, superbo e ostentatore, germini all’interno più profondo del sistema di valori statunitense. Cioè del paese egemone che, dopo la 2° Guerra Mondiale, ha organizzato un mondo a sua misura, con un controllo militare (la NATO), un controllo economico-finanziario (GATT, FMI , Banca Mondiale) e politico (il Consiglio di Sicurezza).
E’ stato questo modello internazionale a permettere la sua irruzione.
Dicono che Donald Trump è un outsider perché viene dal “mondo degli affari”, come se esistesse una qualche frontiera tra quel mondo e il mondo politico. È’ da tempo che entrambi i terreni si sono mescolati nella stessa treccia, terreni dove i loro abitanti passano tranquillamente da società che avvelenano la terra a incarichi di rappresentanza politica, come se fosse la stessa cosa amministrare pesticidi che rappresentare persone.
Un piccolo esempio: correva l’anno 2004 e Donald Rumsfeld era il segretario alla Difesa (o all’Attacco) del governo degli Stati Uniti. Allora G. Bush aveva incontrato un nuovo nemico per riaffermarsi quale presidente del mondo – ma ora non era più il dragone del comunismo mondiale o i padroni del suo petrolio affiorante in altre terre – ma un virus, il virus responsabile dell’influenza Aviaria. Questa volta non avrebbero salvato il mondo iniettando piombo nelle ferite in nome della democrazia o della libertà, ma lo avrebbero fatto attraverso un farmaco chiamato Tamiflu. Un piccolissimo dettaglio, poco importante: D. Rumsfeld era dirigente da 20 anni del laboratorio Gilead Sciences, il marchio che fabbrica ed ha i diritti del Tamiflu. Il Tamiflu distribuito nelle farmacie del mondo è servito ben poco, quello che è servito è stata la paura: il valore delle azioni di Gilead Sciences aumentarono dell’807%, e i profitti della compagnia passarono da 254 milioni del 2004 a più di 1.000 milioni nel 2005. Niente di più di un piccolo affare per quel campione di Donald Rumsfeld che, altro piccolo dettaglio, continuava ad essere il Segretario alla Difesa del governo statunitense.
Delle donne Trump ha detto che ”sono, essenzialmente, oggetti esteticamente gradevoli”, “che tutte le donne odiano l’accordo pre-matrimoniale perché danno la caccia al patrimonio”, o che “il miglior momento dei film è quando fanno tacere le donne”. Il suo machismo è un altro segno della mitologia biblica che è arrivata in America dall’Europa, in particolare il mito di Adamo ed Eva, dove la donna viene creata da una costola dell’uomo e, dopo aver ascoltato i consigli di un serpente (sic!), tenta l’uomo con una mela.
Per castigarla, dio, il dio di Trump, non trova niente di meglio che condannarla nei secoli dei secoli dicendole: “ti darò più lavoro e moltiplicherò le tue gravidanze; ma con tutto ciò e nonostante il tuo duro lavoro, dovrai anche partorire i figli. Desidererai stare con tuo marito, ma lui ti dominerà”. Per l’impurità di quella voce che tentò Adamo, la chiesa cattolica proibì per sette secoli e mezzo che le donne cantassero nelle chiese. Il machismo di Trump, che ha giurato come presidente con due Bibbie sotto la mano, è parte costituente del sistema patriarcale, capitalista ed etnocentrico che domina il mondo.
L’unica caratteristica che trasforma Trump in un outsider è che, a differenza dei politici del sistema tradizione, questa canaglia sta facendo quello che ha promesso. E se un giorno, preda della sua collera e della vendetta, decidesse di schiacciare il bottone, il bottone finale, e si scatenassero le bombe atomiche e chimiche, e se il cielo si coprisse di rosso e nulla restasse della nostra civiltà, allora la nostra specie, i suoi capi, avranno realizzato quello che cercano da secoli: l’estinzione della razza umana e la distruzione della Madre Terra, unica casa conosciuta.
Trump sarebbe il vero artefice della “fine della storia”. E la distruzione verrebbe da dentro, da molto dentro, dalle interiora del sistema.
(*) Scrittore e giornalista cileno; da: surysur.net; 9.2.2017
(traduzione di Daniela Trollio Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”
Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)
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