Basta con le spese militari
Liberiamoci dal dominio e dall'influenza degli Usa e dalle nuove guerre che la NATO prepara
Più si aggrava la situazione economica in Italia - come negli altri paesi - più si acutizza la "guerra tra poveri" sulla quale soffiano le organizzazioni fasciste nelle variegate firme e la Lega
nord, nel tentativo di affermare una mobilitazione reazionaria che si traduca poi nel raggiungimento del desiderato successo elettorale.
Nella opinione pubblica sale la protesta contro la solidarietà e l'ospitalità nei confronti degli stranieri fuggiti dalle numerose guerre del mondo e dalla conseguente miseria. Guerre
imperialiste volute da forze guerrafondaie che non esitano a distruggere intere popolazioni e paesi ricchi di storia secolare per le proprie mire di conquista delle risorse locali e come
soluzione della crisi.
Ma non si sente - almeno come sarebbe necessario - attaccare i governanti per come e dove indirizzano, anzi sprecano, le risorse economiche peraltro rapinate dalle tasse. Non si sentono proteste
contro i lauti compensi dei membri del parlamento sia italiano che europeo, che dai loro scranni non operano certo nell'interesse dei lavoratori e della popolazione.
Se il debito pubblico è in continuo aumento non è certo a causa del welfare. I governanti a
tutti i livelli hanno il coraggio di giustificare i tagli ai servizi e alla sanità, la mancanza di case popolari e perfino l'impossibilità di riasfaltare le buche delle strade, non solo quelle di
Roma, con la mancanza di fondi.
Meno che mai le proteste sono indirizzate contro il riarmo che arricchisce i potenti gruppi dell'industria militare che hanno tutto l'interesse a fomentare nuove guerre, né per l'appartenenza
all'alleanza atlantica.
Eppure l'Italia spende per la Nato circa 70 milioni di euro al giorno, 63 sono i milioni al giorno per la difesa (da chi?) e per il continuo riarmo. L'ultimo recente acquisto di circa un
miliardo di dollari dell'Italia è stato fatto con Israele per comandi volanti, dotati dell’elettronica più avanzata e per missioni di attacco a lungo raggio. Altri 20 miliardi si aggiungono per
le cosiddette missioni di pace per le quali a dicembre il consiglio dei Ministri ha emanato una legge che scavalchi l'art. 11 della Costituzione e legittimi la partecipazione dei militari
italiani a operazioni e guerre in altri paesi.
Se si aggiungono i miliardi che servono per coprire parlamentari (in forza e in pensione) e ministri, i milioni di compensi ai manager statali corrotti e speculatori (anche coloro che portano le
aziende al fallimento), quelli che si versano a quel carrozzone dell'UE di cui abbiamo assistito - in occasione del 60 anniversario ad una retorica unità (svanita nel giro di due giorni
sull'accoglienza) che corrisponde solo a programmi di impoverimento delle masse popolari e di guerra - abbiamo una vaga idea di quanto si sottrae ai bisogni dei lavoratori e di ciò che si
potrebbe fare in materia di servizi, sanità, ambiente (più che mai inquinato dalle esercitazioni militari), messa in sicurezza delle scuole, ricostruzione delle zone terremotate, ristrutturazioni
con conseguente aumento dell'occupazione?
Il peso economico non sono dunque gli immigrati - peraltro sfruttati e schiavizzati da padroni, caporali, cooperative nelle campagne, perfino nel "ricco" Chianti toscano - il problema è che siamo
governati dalla borghesia con un sistema capitalista e la crisi non sarebbe risolvibile neppure in assenza di stranieri.
La nuova amministrazione Trump rafforza la NATO lo assicura il nuovo ministro della difesa Jim Mattis sostenendo che "l'alleanza militare che nella storia ha avuto il maggior successo..." e che
"resta la base fondamentale per gli Stati Uniti". E impone all'Italia l'aumento ad almeno il 2% del Pil da destinare alla Nato (che porterà ad una spesa di 100 milioni al giorno), a questo
strumento di morte che alimenta e sostiene le guerre nelle varie zone del mondo, appunto. Ma il riarmo, la Nato, le guerre né tantomeno il sistema capitalista sono messe in discussione da nessuna
forza parlamentare, comprese quelle che soffiano sul fuoco del "prima gli italiani".
E la ministra Pinotti che non perde alcuna occasione per esibire il suo ruolo - l'abbiamo vista e sentita crogiolarsi nella difesa dei militari in missione all'estero al festival di Sanremo -
approva tutte le richieste imperialiste e già prevede un primo stanziamento per costruire un'unica struttura per i vertici di tutte le forze armate. E mette in pratica il disegno di legge sulla
realizzazione del "Libro bianco per la sicurezza internazionale e la difesa" scavalcando il Parlamento (una questione formale vista la composizione), un disegno che prevede nuovi armamenti e...
nuove spese.
Un nuovo hub come forza di risposta entro 48 ore verso il Nordafrica e il Medioriente sarà organizzato a Napoli sotto il comando dell'ammiraglia statunitense Michelle Howard (a conferma che
non tutte le donne sono uguali!), che è anche a capo del Comando Nato e comandante delle forze navali Usa per l'Europa e di quelle per l'Africa, il tutto ovviamente sotto il comando del
Pentagono. L'hub per il sud è un'offerta di lavoro per i professionisti della guerra, sarebbe questo un sicuro sbocco occupazionale per i giovani?
La NATO, infatti, ha in programma il dispiegamento di nuove forze, un rafforzamento deciso dai Ministri della Difesa dei paesi che vi fanno parte per - come sostiene Stoltelberg - "prevenire le
crisi" ovvero poter effettuare interventi militari preventivi sul fronte orientale: Estonia, Lituania, Lettonia, Polonia ma soprattutto Ucraina. Il governo di Kiev - che continua a bombardare i
russi e ad assassinare i capi della resistenza attraverso attentati - ha annunciato un referendum per l'adesione dell'Ukraina alla NATO. Annuncio appoggiato dal premier greco Tsipras, colui
che ha illuso la "sinistra" tanto che in Italia si sono pure costituite liste elettorali col suo nome, che, durante una visita a Kiev in febbraio, ha espresso il "fermo appoggio della Grecia alla
sovranità, integrità territoriale e indipendenza dell'Ucraina", ha assicurato la stretta collaborazione per il "conseguimento della pace nella regione", confermando la sua linea borghese e
opportunista, di sostegno agli obiettivi del capitale mascherata con parole d'ordine socialiste.
Rientra nella strategia del capitale e dell’imperialismo l’aumento dell’aggressività militare sul piano internazionale e della repressione sul piano interno. Terrorismo e "decoro" sono l’alibi
per giustificare misure liberticide (significativo è il decreto Minniti) e di offensiva antipopolare, terreno fertile su cui si innesta la cultura fascista e nazista.
Più aumenta la crisi più la borghesia - che è ben cosciente della pericolosità della lotta di classe - contrasta con ogni mezzo l'ideologia comunista in un sempre maggiore numero di paesi.
Come continuiamo ad affermare il capitalismo ha dimostrato il suo fallimento ma la classe lavoratrice - tra la ricerca di soluzioni parziali, spesso individuali, e la rinuncia alla lotta, non ha
ancora preso coscienza che è possibile cambiare l'attuale sistema e che quello socialista è veramente un altro mondo!
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