ASSEMBLEA COSTITUENTE IN VENEZUELA

Il Venezuela e l’Assemblea Costituente: poco o tanto?

di Atilio Boron (*); da: alainet.org; 31.7.2017

 

Poche volte sono state celebrate elezioni in un contesto così segnato dalla violenza come quelle di  domenica scorsa in Venezuela. Ci sono poche esperienze simili, in Libano, Siria e Iraq. Forse nei Balcani durante la disintegrazione della ex Yugoslavia. Dubito che in alcun paese europeo, o persino negli Stati Uniti, si sarebbe celebrata una qualsiasi elezione in un contesto simile a quello venezuelano.

 

Per questo il fatto che 8 milioni di persone abbiano sfidato la destra terroristica con i suoi sicari, piromani, saccheggiatori e franco-tiratori e dato il loro voto dimostra il radicamento del chavismo nelle classi popolari e, oltretutto, un coraggio deciso di lottare per la pace e rifiutare la violenza. E quando il CNE (Commissione Elettorale Nazionale) dice che hanno votato 8.089.320 persone è proprio così, un dato doppiamente certificato dal certificato elettorale e dalle impronte digitali di ogni votante.

 

Il materiale è là, soggetto alla verifica da parte dell’opposizione o di osservatori indipendenti, contrariamente a quanto successo nella pantomima della MUD (il cartello elettorale  della destra venezuelana, n.d.t.) il 16 luglio dove, in un’esilarante innovazione dell’arte e della scienza politica, sono stati ammessi votanti con o senza documenti, senza controllo di quante volte avessero votato, per poi bruciare tutti i registri una volta terminato il risplendente conteggio dei 7 milioni e mezzo di voti che – mentendo – dicono di aver ricevuto.

Nonostante questi precedenti, il risultato dell’elezione dell’Assemblea Nazionale Costituente è stato definito fraudolento sia dalla destra internazionale, di governo o no, sia da alcuni settori deliranti della sinistra eternamente funzionali all’imperialismo. Alcuni illustri governi, della regione ed esterni: Messico, Argentina, Cile, Perù, Stati Uniti, Panama, Colombia, Paraguay, Brasile, Canada, Spagna e Costa Rica si sono affrettati a dichiarare, il giorno dopo l’elezione, che non avrebbero riconosciuto l’Assemblea Nazionale Costituente uscita dal voto cittadino in Venezuela, cosa che – senza dubbio - toglie il sonno al governo bolivariano  e a milioni di venezuelani, colpiti da una così degradante notizia. 

Si capisce che questi governi non possano farlo, perché hanno troppe preoccupazioni a casa loro per perdere un minuto nel riconoscere la lezione di democrazia che il coraggioso popolo venezuelano ha offerto domenica.

Il Messico è allarmato per l’ottavo giornalista assassinato fino ad oggi, e senza che sia stato mai trovato il responsabile di altre minuzie come i 57 assassinii al giorno registrati nel 2016; il governo argentino per la molto probabile sconfitta nel principale distretto elettorale del paese e con un’economia che non si muove; il Cile per la profonda delegittimazione del suo sistema politico e per le proteste sociali che quotidianamente scuotono le principali città del paese; la Colombia è assorta nelle cure ai suoi sette milioni e mezzo di profughi del paramilitarismo e del narcotraffico; il Paraguay per la penetrazione dei narcos nei vari livelli dell’amministrazione pubblica; il Brasile per il letamaio in cui è sprofondato l’insieme della sua dirigenza; per non  parlare del caos in cui si trovano gli Stati Uniti, con un capo di stato imprevedibile e  volubile come pochi ed una povera Spagna immersa anch’essa nella corruzione dei suoi riccastri, nella putrefazione della monarchia e nell’irreparabile discredito della sua classe politica.

Governi eccelsi che sicuramente ignorano che l’ex presidente degli USA James Carter – non esattamente un chavista – aveva assicurato che il sistema elettorale del Venezuela era più affidabile e trasparente di quelo degli Stati Uniti.

 

Ma, imbaldanziti dall’appoggio di tali distinti governi, i critici della rivoluzione bolivariana non si fanno indietro e alzano il loro dito accusatore segnalando che la percentuale di partecipazione all’elezione dell’ANC, il 46% degli aventi diritto, è stato molto basso  e può ben poco avallare le pretese del partito di governo di legittimare il proprio insediamento nei prossimi giorni.

 

La stampa canaglia, la cui esclusiva missione è mentire e manipolare con assoluta mancanza di scrupoli la coscienza pubblica, non dice nulla delle condizioni in cui le venezuelane ed i venezuelani sono usciti dalle loro case per andare a votare.

Peggio ancora, nella sua assoluta decomposizione morale, il giornale El Paìs, nave scuola del terrorismo mediatico, ha dimenticato che il 21 febbraio 2005 intitolò “Si clamoroso alla Costituzione Europea con una partecipazione del 42%” degli spagnoli, risultato ottenuto in un clima di totale tranquillità, senza guarimbas, senza sicari  in giro per le strade. Ma, 12 anni più tardi quello che in Spagna permetteva di parlare di un “sì clamoroso” ora si trasforma in una critica per la “violenza e l’astensione alla Costituzione di Maduro”.

Questo “house organ” del capitale non ha detto nulla del fatto che la sua tanto ammirata Michelle Bachelet ha ottenuto la presidenza nel 2013 in elezioni a cui partecipò il 41,9% degli elettori, e che nelle municipali del Cile dell’anno scorso la partecipazione fu ancora minore: il 34,9%. O che in Colombia Juan M. Santos fu eletto in un ballottaggio con il 47% della partecipazione dei votanti e che nel Referendum sulla Pace, all’inizio del 2016, la partecipazione per decidere un fatto così cruciale fu solo del 38%, o che Bill Clinton fu rieletto nel 1996 in comizi a cui prese parte solo il 49% dei votanti registrati e che il suo successore, George W.Bush, in altri ai quali partecipò il 50,3%. E questo nonostante ciò che era in gioco: niente meno che la presidenza degli Stati Uniti!

 

Per concludere: eccellente livello di partecipazione date le circostanze e totale fallimento della strategia della destra per sabotare l’ANC. Questo sicuramente raddoppierà le azioni della frazione terroristica dell’opposizione, il cui disprezzo per le regole democratiche è incurabile.  Anche perché ci sono le elezioni per i governatori previste per dicembre di quest’anno e l’anno prossimo avranno luogo quelle presidenziali.

Ma a questa “élite di fuorilegge”, come il laburista britannico Harold Laski chiamava la dirigenza fascista europea  la cui discendenza oggi devasta il Venezuela, questo non interessa minimamente. Vogliono farla finita con il chavismo ora, pressati dai loro padroni e finanziatori del nord, e per questo sono disposti a fare qualsiasi cosa, a violare qualsiasi norma etica.

Toccherà ad un nuovamente legittimato governo di Nicolàs Maduro farla finita senza aspettare ancora con l’ala terrorista dell’opposizione e  ricomporre l’ordine pubblico e la vita quotidiana, senza cui sarà impossibile rilanciare il progetto bolivariano.

 

(*) Politologo argentino

 

(traduzione di Daniela Trollio

Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”

 

Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)

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