Gli USA e l’11 Settembre: uno yihaidismo inetto ed un gasdotto fallito
di Nazanin Armanian (*)
Sedici anni dopo gli attentati dell’11 settembre che giustificarono l’affare della guerra infinita contro il terrorismo yihaidista, la minaccia terroristica si va estendendo con sempre maggiore forza. In Afganistan, paese ubicato nel cuore dell’Asia Centrale che, poichè ha una frontiera in comune con la Cina, l’Iran, gli “spazi ex sovietici” e l’India, si è trasformato nel territorio più strategico del mondo per gli USA, visto che Washington ha utilizzato questa turba polpotiana in quattro occasioni concrete:
Tra il 1978 e il 1991, quando patrocinò l’estrema destra islamica e cristiana alle frontiere con l’Unione Sovietica come uno strumento in più nella sua lotta contro le forze della sinistra a livello mondiale. In nome dell’Islam, una banda di delinquenti yihaidisti venne inviata dal Pakistan a portare il terrore: attentarono contro circa 2.000 scuole (uccisero la totalità degli studenti del liceo di Kabul) e distrussero le infrastrutture del paese socialista (centrali elettriche, fabbriche, ospedali, circa mille cooperative contadine, ecc.). La CIA creò terroristi professionali nei suoi centri di addestramento in Pakistan, grazie al denaro dell’Arabia Saudita. Ronald Reagan e Margaret Thatcher li chiamavano “lottatori per la libertà”.
Tra il 1991 e il 1996, una volta ottenuta la disintegrazione dell’URSS, l’obiettivo degli USA sarà il dominio economico e militare dello spazio lasciato libero dai sovietici. Nel 1992 la CIA e gli yihaidisti rovesciano il governo socialista del dottor Najibullah e lo assassinano insieme alla sua famiglia. Sono anni in cui gli USA cercano:
Di impedire la ricostruzione dello spazio post-sovietico sotto l’ombrello di Mosca;
Di costruire basi militari nelle vicinanze di Cina, Russia, Iran e India;
Di prendere il controllo della via energetica dell’Asia Centrale e dell’Oceano Indiano;
Di impadronirsi delle ricchezze delle repubbliche ex sovietiche: l’uranio del Kazakistan, la terza riserva mondiale; l’oro del Kirghisistan; la grande industria cotoniera dell’Uzbekistan; le immense riserve di acqua dell’Asia Centrale-Caspio; e, soprattutto, il gas del Turkmenistan, la quarta riserva mondiale. Occupare l’Afganistan sarebbe stato l’unico modo di accedere a queste risorse. Si mise così in marcia il progetto del gasdotto transafgano “TAPI” (Turkmenistan, Afganistan, Pakistan , India) che avrebbe portato il gas dal Caspio fino al Mar Arabico. Così non solo si strappava alla Russia il controllo economico-politico su quelle repubbliche ma questo avrebbe permesso agli USA di aumentare il loro potere sull’India, grande consumatrice di energia;
Di impadronirsi del gas e del petrolio afgani, valutati in mille milioni di dollari dal Pentagono. Exxon Mobil, la più grande industria petrolifera privata del mondo (il cui presidente è l’attuale segretario di Stato Rex Tillerson) e la canadese Terraseis annunciano di aver trovato il petrolio nella provincia di Faryab. Dall’occupazione nel 2001, i paesi della NATO hanno perforato solo nella conca dell’Amu Daria 322 pozzi, dove si stima che ci siano tra i 500 e i 2.000 milioni di barili di petrolio. Nel 2011 la società finanziaria JP Morgan Chase firmò un accordo con Kabul per un valore di 40 milioni di dollari per una delle miniere d’oro dell’Afganistan. A Horst Kohler, presidente della Germania, costò il posto l’aver affermato nel 2010 che le truppe del suo paese si trovavano in Afganistan per proteggere l’economia tedesca.
Ma i muyahidin, divisi in una dozzina di gruppi con i loro signori della guerra in continua lotta, furono incapaci di ottenere la sicurezza necessaria perchè gli USA potessero cominciare a realizzare i loro progetti.
1996-2001: la CIA riprende in mano la situazione in Afganistan creando un altro gruppo yihaidista chiamato Taleban-Al Qaeda, con i seguenti obiettivi:
Mettere fine al caos nel paese ed instaurare un regime del tipo di quello della monarchia saudita: disciplinato e alleato, capace di costruire la pace del cimitero, mantenere l’unità del paese e farla finita con gli indomabili ed indisciplinati signori della guerra. Così si potrebbe finalmente costruire il TAPI;
Neutralizzare la tradizionale influenza iraniana-russa-indiana. La sfaccettatura wahabita del regime talebano potrà contenere gli sciiti iraniani, la Russia ortodossa e la Cina comunista. E’ così che il saudita Bin Laden recluta centinaia degli ex militanti dell’internazionale yihaidista. Ad essi si aggiungono i talebani – i “seminaristi” delle scuole religiose – i ragazzi degli orfanatrofi del Pakistan, delinquenti, indigenti e migliaia di mercenari, al fine di creare un regime simile a quello dell’Arabia Saudita in Afganistan. Con il grande supporto logistico dei loro padrini e circa diecimila milioni di dollari, i talebani prendono Kabyul nel 1996: smantellano il governo, cominciano una pulizia etnica massiccia contro i non pashtun, torturano, lapidano, violentano e uccidono migliaia di afgani mentre saccheggiano musei, distruggono televisori, radio, sale cinematografiche, bruciano biblioteche, proibiscono qualsiasi tipo di ozio, gli sport, i colori e applicano altre politiche che poi verranno utilizzate in Iraq e Siria. Crimini allora passati sotto silenzio dai media occidentali.
Il 4 dicembre 1997 una delegazione dei Talebani fa un viaggio a Sugarland (Texas) per negoziati con Uno al riguardo al gasdotto di TAPI. La società, che rifiuta la loro richiesta di aumentare i 100 milioni di dollari annuali come pedaggio per l’oleodotto, ricorda loro che non hanno rispettato la loro parte del patto: la zona nord del paese, dove passerebbe il TAPI, è ancora sotto il controllo del comandante Ahmad Massoud Shah, il “Leone del Panjshir”, un veterano antisovietico, vicino all’Iran e alla Francia. E gli USA si erano resi conto del loro errore: quegli uomini appartenevano al settore più “lumpen” del proletariato, e non potevano agire come i principi sauditi di oggi. Questi avevano avuto il loro periodo “talebano” due secoli prima, ed ora portano i guanti bianchi nelle loro azioni, salvaguardando le forme.
Per colmo, i Talebani avevano proibito la coltivazione dell’oppio, con la cui rendita gli USA finanziavano la guerra. Nel 2006 l’Afganistan produceva 6.100 tonnellate di oppio, 33 volte in più di quanto prodotto nel 2000.
Così arriva la fine dei talebani. A partire dal 1998 gli USA lanciano una grossa campagna mediatica anti Talebani-Al Qaeda, presentando i loro “vecchi amici” come “nemici della civiltà umana”.
Nell’agosto del 1998 Bill Clinton ordina di bombardare il Sudan e l’Afganistan, accusando Al-Qaeda e i Talebani di attentati contro le ambasciate USA in Africa, coprendo con una cortina di fumo lo scandalo Lewinsky.
Nel 2001 Washington deve affrettarsi: Cina e Russia avevano creato nel mese di agosto l’Organizzazione della Cooperazione di Shangai (OCS), con la chiara intenzione di impedire l’entrata degli occidentali nella loro zona di influenza.
Il 9 settembre il comandante Massoud, l’unico uomo che poteva creare una resistenza nazionale contro i futuri occupanti occidentali, viene assassinato.
Dal 2001 ad oggi:.Il 7 ottobre 201, quasi un mese dopo l’11-S, USA e Gran Bretagna lanciano un attaCco sull’Afganistan per obbligare – dicono – i Talebani a consegnare Bin Laden, il presunto autore dell’attentato (allora Hillary Clinton non aveva ancora confessato che erano stati gli USA a creare lo Yihaidismo). Nei primi giorni la coalizione di 34 paesi guidata dagli USA ed equipaggiata con le armi più mortifere dell’umanità lancia 21.000 attacchi aerei sui malandati afgani con un criminale ed illegale castigo collettivo: le sue 20.000 bombe seppelliscono decine di migliaia di civili sotto le macerie delle loro case di mattoni e provocano la fuga di due milioni di questi in quel duro inverno. Bombardarono depositi di acqua, le poche centrali elettriche rimaste, i campi ed il bestiame. L’UNICEF arrivò a denunciare che il freddo inverno, la fame, la denutrizione e le malattie causate dall’invasione militare avrebbero potuto provocare la morte di 100.000 bambini.
Così gli USA si arrogarono il diritto esclusivo di sequestrare e torturare qualsiasi persona in qualsiasi paese del mondo, annullando l’ONU.
Immediatamente dopo - e mentre nasconde l’informazione sull’implicazione del suo alleato, il governo dell’Arabia Saudita, negli attentati che hanno ucciso circa 3.000 dei suoi compatrioti - Bush invia in Afganistan 300.000 soldati della NATO, equipaggiati con la tecnologia più moderna, per scovare Bin Laden che - nonostante tanta esperienza negli “assassinii selettivi” - viene curiosamente “trovato” solo 10 anni dopo, mentre Gheddafi fu localizzato e ucciso in un solo giorno dopo la visita in Libia di Hillary Clinton. Bin Laden non viene trovato in una caverna dell’Afganistan, ma in un’abitazione in Pakistan – paese il cui servizio di intelligence è una succursale della CIA. Più tardi, invece di arrestarlo, uccidono il suo fantasma e, dato che era invisibile per i mortali, nascondono il suo corpo nei fondali marini. Si trattava di un’altra menzogna, come quella delle “armi di distruzione di massa” di Saddam Hussein, che nascondeva i veri motivi dell’attacco all’Iraq. Un mese dopo che Benazir Bhutto (l’allora premier indiana) aveva rivelato la farsa su Bin Laden, viene assassinata.
Ma una cosa è smantellare un regime e altra è occupare un paese. Le truppe USA, visto che i loro alleati regionali sono incapaci di servire i loro interessi strategici, vengono stanziate in Afganistan per un lungo periodo di tempo, con questi obiettivi:
. costruire il gasdotto afgano;
. impedire la riunificazione delle repubbliche ex sovietiche sotto l’ombrello di Mosca;
. sabotare la costruzione della OCS;
. installare basi militari alla frontiera di Cina, Iran, Indie e dello spazio ex sovietico;
. trasformare la Repubblica Democratica dell’Afganistan in una repubblica islamica, per mettere fine al laicismo (come è stato fatto in Iraq) e ottenere un’involuzione politica, economica e sociale dei paesi della zona. Poi gli USA faranno i vigili del fuoco piromani per “salvare l’umanità dall’islamismo”;
. accedere alle risorse energetiche dell’Asia Centrale e del Mar Caspio dava la possibilità a Washington di diminuire la sua dipendenza riguardo agli idrocarburi della regione del Medio Oriente, di spezzare il monopolio russo sui giacimenti di petrolio e di gas, e di frenare lo sviluppo della Cina;
. trasformare il mondo in una “fattoria vigilata da milioni di telecamere”, cancellando le libertà conquistate dai cittadini;
. salvare l’economia USA dalla recessione con una guerra: il nemico islamico sostituisce il nemico “rosso” per giustificare la permanenza della NATO dopo la fine del Patto di Varsavia, e salvare la complessa industria degli armamenti. Il fabbricante di armi Lockeed Martin moltiplica per 15 il valore delle sue azioni in Borsa, firma il più grande contratto militare della storia: 200.000 milioni di dollari, e il bilancio della difesa degli USA raggiunge i 450 mila milioni di dollari. Le guerre, oltretutto, servono a disfarsi delle armi obsolete della Guerra Fredda e a provare quelle nuove sul terreno reale.
Oltre a perdere circa 3.000 soldati e a sprecare 6.000 milioni di dollari al mese da allora, la NATO – salvo seminare 11 basi militari in questo cortile posteriore di Russia e Cina – non ha realizzato in Afganistan alcuno degli obiettivi. La Cina si prende il gas turcomanno dal gasdotto più lungo del mondo, 7.000 chilometri, inaugurato nel 2009. Sfrutta anche il petrolio afgano di Amu Daria e sta costruendo la prima raffineria del paese.
L’annuncio di Donald Trump di inviare altri 40.000 soldati in Afganistan ha come obiettivo vigilare sul ritorno della Russia in Afganistan e accerchiare ancor più l’Iran.
Dal 2015 gli USA e gli yihaidisti stanno estendendo “l’Arco di Crisi” allo spazio ex sovietico dell’Asia Centrale.
(*) Giornalista iraniano-spagnola; da: publico.es; 12.9.2017
(traduzione di Daniela Trollio
Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”
Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)