RE MAGI

Così è stata inventata la “missione impossibile” dei Re Magi

di Nazanin Armanian (*)

Il racconto bibblico dei Re Magi, che presumibilmente  vengono da Oriente a Betlemme per legittimare il “re dei giudei” ed adorarlo, è uno dei più strani dei testi sacri scritti in Occidente su un presunto fatto accaduto in Oriente: perchè è completamente sconosciuto, in tutte le sue versioni, dalla grande maggioranza degli abitanti di quelle terre.

Se furono, come dicono alcune tradizioni, tre astrologi persiani che visitarono Betlemme e furono battezzati e poi assassinati ... perchè non esistono neppure come mito in alcun libro scritto o orale persiano?!

 

Come iraniana, nel conoscere il racconto, mi ha sorpreso:

1. L’assonanza dei nomi Melchiorre, Gaspare e Baldassarre con quello dei monarchi mitologici della preistoria dell’Iran, Manucher, Garshasp e Bastavarai;

2. che fossero venuti da “Oriente” a Gerusalemme (che è anch’essa Oriente): da 2019 anni questo li situa nei domini dell’Impero Persiano costituito nel secolo VI a.c., per cui sarebbe stati inviati dall’imperatore persiano;

3. la somiglianza del termine indoeuropeo “mago”al nome dei sacerdoti mithraici: “mog”. Il culto della dea solare Mithra era professato dagli arii che abitarono gli attuali territori di Iran e India. Di fatto la città iraniana di Mogan, una delle più antiche e importanti della regione che i greci chiamavano “Hecatompylos” (la Città dalle Mille Porte) fu uno dei centri più importanti di questa religione. 

 

4. Marco Polo afferma di aver visitato la tomba dei “re Magi” a Savé, vicino a Teheran: probabilmente era un ricordo di una fantasia magica della sua infanzia!

5. Infine, il loro aspetto riflesso in alcune chiese; gli uomini iraniani di allora erano più simili alla fila di estatici signori del monumento di Persepoli: non erano biondi e neppure neri, anche se Hollywood – dall’alto della supremazia bianca – nel film “300” tinge il volto del re Serse con il carbone.

 

“Perchè la mia religione è più legittima della tua”

Sarebbe la prima volta nella storia che i sacerdoti di una religione antica e potente (come fu il Mithraismo, che si estese per mezzo mondo arrivando persino in Spagna) vanno ad abbracciarne una nuova che avrebbe distrutto le sue istituzioni e il suo potere!

E’ questo, in realtà, l’obiettivo del racconto inventato: annunciare ai mithraisti europei che il fondamento ed i riti del loro credo indo-iraniano sarebbero stati mantenuti. Dichiararono Yalda (“Nascita” in persiano) – che è il solstizio d’inverno e il giorno della nascita di Mithra – Natività di Gesù;  presero a prestito la sottana porpora, l’anello dei Mog e chiamarono “mitra” il berretto che adornava le loro teste.

Incorporarono anche nel cristianesimo – come nel giudaismo e nell’islam – il suo dualismo creatore, la lotta tra i poli incompatibili e complementari: il Bene e il Male, il Dio e l’anti-Dio (il demonio), il Paradiso e l’Inferno, la Luce e le Tenebre. Integrarono nella loro dottrina l’immortalità dell’anima, la fine del mondo, la risurrezione, il giudizio finale, l’angelologia e la demonologia e persino la figura del Salvatore iraniano Sushiyans (che sarà generato nel ventre di una vergine di quindici anni) per, in futuro, riscattare il mondo.

Gli ebrei esiliati in Persia lo chiamarono Yehoshuah (o Joshua) e gli sciiti di un islam iranizzato gli misero il nome di Mahdi, che “apparirà” un giorno con Gesù.

Non cambiarono neppure il concetto di “paradiso” (“pardis”, giardino murato in persiano) che, sebbene fosse sinonimo di “coscienza tranquilla” nello zoroastrismo, con il tempo prenderà la forma di un’oasi di sogno: libera dalla fame, dalle malattie e dalle sofferenze, un luogo di ritiro con pensione completa.

Il suo opposto, l’inferno, la “coscienza tormentata” che faceva riferimento ad un luogo oscuro, puzzolente e pieno di rettili (riflesso del peggior luogo sulla “Terra” che i persiani potessero immaginare) apparirà nei testi ebraici come un mare di fuochi. La Gehenna, l’inferno biblico (riflesso anch’esso della loro memoria del peggior luogo del “loro” mondo) che esistì veramente: si trattava di una discarica di rifiuti a sud di Gerusalemme, dove gli adepti del dio Baal offrivano sacrifici animali e umani per poi bruciare le vittime, evitando le malattie; fu questo l’atto che i greci chiamarono “olocausto”.

Joseph Ratzinger insistì nell’esistenza reale del terribile inferno, dando ragione a coloro che arrivarono a vendere parti del Cielo ai terrorizzati credenti.

Gli stessi che lo scienziato persiano Omar Kayyam Omar, nove secoli prima, cercò di tranquillizzare avvertendoli dell’inganno:

“Quanto si canterà l’arrivo di nuovi fiori

Digli, oh amor mio, che distribuiscano abbastanza vino.

Liberati di urì, inferno e paradiso

Perchè questi te li danno, vita mia, ad ogni istante

E’ interessante, dall’altro lato, la coincidenza del nome del “primo uomo” dello zoroastrismo - Mashya – con il Messia.

 

I Sumeri

Anche “Quelli dai capelli neri” trasmisero il loro immaginario della nascita dell’uomo a partire dal fango alle credenze semite, anche se in modo radicalmente opposto.

Sarà il corpo dell’uomo che “darà alla luce” la donna, perché “egli non resti solo!”, giustificando l’assoggettamento dell’esistenza della donna alla felicità dell’uomo.

Il mito originario racconta come la dea Ki crei un paradiso per il riposo degli esseri umani, proibendone l’entrata agli dei. Ma il dio Enki trasgredisce l’ordine, entra nel recinto e morde i frutti proibiti. La maledizione divina cadrà su di lui, lasciandolo ferito nel suo letto finchè la compassionevole dea ha pietà di lui e gli assegna una infermiera per ogni membro danneggiato.

Una di queste sarà per la sua spalla: Ninti “la Dama della costola” in sumero, si trasformerà in Eva, “donatrice della vita”.

 

Separate la spiritualità dalla religione, e date alla seconda uno sguardo critico perché il mondo sia un posto migliore per i credenti e anche per gli atei: i primi non si uccideranno tra loro, e coloro che non credono non verranno perseguitati dagli uomini e dalle donne degli dei!.

 

(*) Giornalista iraniano-spagnola; da: publico.es; 7.1.2019

 

 

(traduzione di Daniela Trollio

Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”

 

Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)

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