DOPO L'8 MARZO

 

Dopo l’8 marzo

 

Estratti dal libro “Femminismo per il 99%. Un manifesto” di Cinzia Arruzza, Tithi Bhattacharya e Nancy Fraser (edizione spagnola; editore italiano Tempinuovi)

 

Abbiamo bisogno di un femminismo anticapitalista, un femminismo per il 99%

 

Da: lahaine.org; 8.3.2019

 

 

 

Il femminismo che abbiamo in mente riconosce di dover rispondere ad una crisi di proporzioni epocali: il crollo dei livelli di vita e il minaccioso disastro ecologico; le guerre devastatrici e le espropriazioni intensificate; le migrazioni di massa accolte con il filo spinato; il razzismo e la xenofobia ringalluzziti e l’abolizione di diritti guadagnati con grandi sforzi, sia sociali che politici.

 

 

 

Aspiriamo ad affrontare tutte queste sfide. Evitando i mezzi toni, il femminismo che vediamo punta ad affrontare le radici capitaliste della barbarie metastatizzata. Rifiutando di sacrificare il benessere della maggioranza per proteggere la libertà di poche, difende le necessità ed i diritti di molte: delle donne povere e della classe lavoratrice, di quelle che patiscono il razzismo e delle migranti, delle donne queer, delle trans, delle disabili, quelle spinte a vedersi come “classe media” anche quando il capitale non cessa di sfruttarle. Ma non è tutto, questo femminismo non si limita a “questioni femminili”, come vengono tradizionalmente definite.

 

Rappresentando tutte le sfruttate, le dominate o oppresse, vuole trasformarsi in una fonte di speranza per l’intera umanità. Per questo lo chiamiamo femminismo per il 99%.

 

 

 

Ispirandosi alla nuova ondata di scioperi delle donne il femminismo per il 99% emerge dal crogiolo dell’esperienza pratica e della riflessione teorica. Dato che il neoliberismo rimodella l’oppressione di genere sotto i nostri stessi occhi, vediamo che l’unico modo in cui le donnne e le persone di genere non conforme rendano reali i diritti che hanno in merito, o che potrebbero ancora conquistare, consiste nel perseguire la trasformazione del sistema  sociale sottostante che svuota dei contenuti questi diritti.

 

Di per se stesso, l’aborto legale significa poco per le donne povere e della classe lavoratrice, che non hanno né i mezzi per pagarlo né l’accesso alle cliniche dove lo si effettua. La giustizia riproduttiva esige, invece, assistenza sanitaria libera, universale e gratuita, così come la fine delle pratiche razziste ed eugenetiche nella professione medica.

 

 

 

Allo stesso modo, per le donne povere e della classe lavoratrice, la parità salariale può significare semplicemente uguaglianza nella miseria, a meno che questa uguaglianza presupponga posti di lavoro che paghino un salario vitale generoso, con diritti del lavoro sostantivi e applicabili ed una nuova organizzazione del lavoro domestico e dell’assistenza.

 

 

 

E anche le leggi che criminalizzano la violenza di genere sono un inganno crudele se fanno finta di non vedere il sessismo strutturale ed il razzismo dei sistemi della giustizia penale, lasciando nei fatti intatta la violenza poliziesca e l’incarcerazione di massa, le minacce di deportazione, gli interventi militari e le molestie e gli abusi sul posto di lavoro.

 

Da ultimo, l’emancipazione legale non è altro che un guscio vuoto se non comprende servizi pubblici, case popolari e finanziamenti per garantire che le donne possano sfuggire alla violenza domestica e del lavoro.

 

 

 

Per questi ed altri motivi, il femminismo per il 99% ricerca una trasformazione sociale profonda e di ampio respiro. Questa è, riassumendo, la ragione per cui non può essere un movimento separatista. Proponiamo, invece, di unirci a tutti i movimenti che lottano per il 99%, sia combattendo per la giustizia ambientale o l’educazione gratuita di alta qualità, per servizi pubblici generosi o per politiche per il diritto alla casa, per i diritti del lavoro, per l’assistenza sanitaria universale e gratuita, o per un mondo senza razzismo né guerre.

 

Solo alleandoci a questi movimenti potremo raggiungere il potere e la prospettiva di cui abbiamo bisogno per smantellare le relazioni sociali e le istituzioni che ci opprimono.

 

 

 

Il femminismo per il 99% abbraccia la lotta di classe e si batte contro il razzismo istituzionale. Si incentra sulle preoccupazioni delle donne lavoratrici di ogni tipo: quelle che subiscono il razzismo, migranti o bianche, cis, trans o di genere non conforme; casalinghe o lavoratrici sessuali; pagate ad ore, a settimana, a mese o non pagate; disoccupate o  precarie; giovani o anziane.

 

Internazionalista senza condizioni, si oppone fermamente all’imperialismo e alla guerra.

 

Il femminismo per il 99% non è solo anti neoliberista, ma anche anticapitalista.

 

 

 

(traduzione di Daniela Trollio

 

Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”

 

Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)

 

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