Intervista a un gilet giallo: SAMUEL BEAUVOIS, operaio MCA RENAULT MAUBERGE, delegato di fabbrica per il sindacato SUD Industrie/Solidaires, attivo gilet giallo nella lotta fin dall’inizio. (Intervista rilasciata la mattina del 16 marzo 2019).
Il 7 novembre 2018 Samuel ha contestato pubblicamente il Presidente francese Macron in visita alla sua fabbrica
Michele Michelino (*)
D. Il movimento dei gilet gialli è composto da frazioni di varie classi sociali; qual è il punto di vista di un operaio, di quel settore della classe operaia industriale che partecipa a questo movimento?
R. E’ una buona cosa che strati sociali diversi si trovino a lottare insieme, dagli operai ai professionisti, ai padroncini, ai dirigenti, perché questo significa che il popolo francese dice basta a un governo repressivo che praticamente reprime i francesi. E’ un governo che fa parte di un’elite ben precisa. Macron sostiene tutte le multinazionali penalizzando le piccole e medie imprese, facendole fallire.
D. Esiste un’organizzazione nazionale dei gilet gialli? Qual è il ruolo degli operai e delle loro organizzazioni in questo movimento? Come siete organizzati.
R. Non esiste un’organizzazione nazionale centralizzata, è un movimento in un certo senso anarchico che si organizza sui territori. Per quanto riguarda gli operai che partecipano a questo movimento, riporto l’esempio della fabbrica in cui lavoro, la Renault: su 2.400 lavoratori gli aderenti ai gilet gialli sono circa 800. Inoltre esiste un coordinamento nazionale dei sindacati dell’industria, a cui non partecipano i riformisti favorevoli al governo Macron.
D. Questa lotta si è radicalizzata sempre più, le manifestazioni continuano e ci sono stati molti arresti; cosa fa questo movimento per i compagni e i manifestanti arrestati?
R. Chi viene arrestato non è mai una sola persona, è sempre un gruppetto. Dopo gli arresti i gilet gialli si precipitano al commissariato locale assediandolo e dopo il presidio di mezz’ora o un’ora la maggior parte viene liberata. Io stesso sono stato arrestato e poi liberato.
D. Questa lotta che è partita per motivi economici, contro l’aumento del prezzo del carburante, si è trasformata in una lotta politica contro il governo Macron e le multinazionali; cosa pensi della decisione di una parte dei gilet gialli di presentarsi alle elezioni istituzionalizzando la lotta?
R. Quelli che vogliono costituirsi in partito e presentarsi alle elezioni sono degli infiltrati. In questo momento il movimento si sta radicalizzando e quindi ci sono delle azioni di distruzione dei radar sulle strade, delle pompe di benzina, dei bancomat e oggi anche il sindacato Solidaires si presenterà in piazza a Parigi e sarà una giornata molto calda.
D. Il movimento dei gilet gialli ha dimostrato a tutta l’Europa che con la lotta radicale è possibile ottenere, anche se finora solo in parte, dei risultati. Il vostro obiettivo si limita a cambiare il governo Macron, a ottenere un salario dignitoso e la patrimoniale che Macron ha abolito o vi ponete l’obiettivo di cambiare la società?
R. L’obiettivo principale che ci poniamo è quello di far cadere il governo francese, il nemico di classe. Certo che sarebbe un’ottima cosa se il movimento dei gilet gialli si estendesse in Europa e contro le istituzioni europee che hanno l’obiettivo di abbassare i salari facendoli precipitare, portando i nostri salari tipo quelli che ci sono in Romania, in Polonia ecc. In Belgio il movimento dei gilet gialli è abbastanza cresciuto, ci sono già delle frange anche in Inghilterra e quindi l’auspicio sarebbe quello di dilagare in tutta Europa.
D. Perché avete deciso di caratterizzare questo movimento con i gilet gialli?
R. In Francia è tradizione del movimento operaio, ad esempio fra i vari sindacati, ma anche di altri settori di massa, di caratterizzarsi con casacche di diverso colore. Dato il carattere del movimento che vede scendere in lotta insieme frazioni di classi diverse è stato scelto il giallo perché è un colore neutro.
D. Grazie dell’intervista a nuova unità. La vostra lotta contro le multinazionali e il governo è anche la nostra lotta, la lotta degli operai italiani e di tutto il mondo, perché abbiamo un obiettivo comune che è quello di cambiare questo sistema basato sullo sfruttamento capitalista dell’uomo sull'uomo.
Anteprima della rivista “nuova unità”
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