A 16 anni dall’invasione dell’Iraq: la grande bugia
di David Brooks (*); da: lahaine.org; 27.3.2019
Come ogni guerra, quella dell’Iraq fu il prodotto di una grande bugia, una menzogna propagata da quasi tutti i principali mezzi di comunicazione (con alcune eccezioni) e da una classe di intellettuali ‘professionisti’ legata al potere, e tutti questi – a oggi – non hanno mai pagato le conseguenze e, meno ancora, hanno dovuto rendere conto della loro complicità.
E’ stata una guerra per cui fu fabbricata una giustificazione: venne dichiarato che l’Iraq aveva armi di distruzione di massa, che era in parte responsabile degli attentati dell’11 settembre, che era uno Stato che dava rifugio ai “terroristi”.
Tutto falso. E lo si sapeva anche allora: milioni di persone, in alcune delle manifestazioni contro la guerra più grandi della storia, lo sapevano, non si erano fatte ingannare.
La scorsa settimana è caduto il 16° anniversario della guerra degli USA all’Iraq, cosa che quasi nessuno – nelle strade, nelle università, nei bar, nei parchi e davanti a edifici governativi – ha ricordato e meno ancora commentato. Neanche il comandante in capo. Quella e le altre guerre sono già diventate parte del rumore di fondo di questo paese (gli USA, n.d.t.). Una guerra in più, una bugia in più.
Questa menzogna è costata più di 190 mila morti civili per violenza diretta della guerra; quasi 5 mila militari statunitensi sono morti; centinaia di migliaia di militari e civili feriti, e un costo di 2 bilioni di dollari fino ad oggi (e non si tratta della guerra, che è ancora in atto, più lunga della storia del paese, che ha 17 anni e sta in Afganistan), secondo il rapporto ‘Costi di guerra’ dell’Università Brown..
La grande menzogna fece sì che migliaia di giovani statunitensi – in gran maggioranza poveri e appartenenti alla classe lavoratrice – fossero inviati in Iraq o Afganistan ad uccidere e ferire altri giovani come loro.
Quelli che tornarono, se non in una bara o in una barella ma con ferite psicologiche a lungo termine, furono ricevuti da una popolazione che in verità – se si ricorda di loro – preferisce non farci molta attenzione al di là del rendere omaggio ai ‘nostri veterani’ durante una partita di baseball o di calcio.
Sicuramente questo è l’unico paese nella storia dove uno può camminare per le strade di tutte le città e dei grandi paesi senza accorgersi o ricordarsi che siamo nel mezzo - non di una - ma di varie guerre.
L’obiettivo della guerra nulla aveva a che fare con la democrazia, la libertà, l’assistenza umanitaria né nulla di tutto ciò. Aveva come obiettivo un cambio di regime e, non c’è neanche da dirlo, il petrolio.
Tra i promotori più feroci della menzogna nel governo di George W. Bush c’erano Elliott Abrams e John Bolton, insieme ad una lunga lista degli stessi proprietari dei media e degli intellettuali dei ‘think tanks’, sia conservatori che liberali, che oggi invitano tutti a credere ad altre bugie, soprattutto nel caso del Venezuela.
Come segnala il giornalista Matt Taibbi in Rolling Stone, il danno che questa storia (la guerra all’Iraq) ha causato alla nostra reputazione collettiva è ancor poco compreso (in realtà è ignorato coscientemente) negli affari (dei media), e ricorda che questa macchia non si potrà lavare finchè non affronteremo il male che ha rappresentato e che è molto peggio di quanto ammettiamo, anche ora.
Quante altre guerre fatte e giustificate con menzogne continuano oggi?
Ce n’è una contro i migranti alla frontiera (con dispiegamento di militari), un’altra permanente contro il “narcotraffico”, senza contare le azioni belliche attive di Washington in varie parti del mondo, compresi almeno sette paesi che quasi nessuno statunitense potrebbe nominare.
Secondo il rapporto ‘Costi della guerra’, gli USA oggi conducono (presunte) attività anti-terroristiche in 80 paesi (il 40% dei paesi del pianeta); hanno speso più di 5,9 bilioni di dollari nelle guerre successive all’11 settembre 2001; hanno ucciso un totale di 480 mila persone in Iraq, Afganistan e Pakistan, compresi 244 mila civili (secondo altre stime più attendibili, la cifra dei morti passa il milione) per la violenza diretta; quasi tutto questo sulla base di giustificazioni menzognere.
Le menzogne ufficiali costano molto caro, quasi mai per i mentitori ma per tutti gli altri. E questa è la verità.
(*) Giornalista canadese-statunitense, corrispondente in Usa del giornale argentino La Jornada
(traduzione di Daniela Trollio
Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”
Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)