In vista del 25 aprile, consigliamo la lettura di quanto segue (ne abbiamo fatto un estratto, chi vuole leggere il testo completo
lo troverà su https://www.wumingfoundation.com/…/…/01/partigiani-migranti/).
Pubblicato il 15.1.2019 da Wu Ming 2
Partigiani migranti. La resistenza internazionalista contro il fascismo italiano.
Qualche settimana fa, poco prima di Natale, l’account twitter dell’ANPI Brescia ha segnalato l’ennesimo tentativo di ridurre la
Resistenza italiana a un movimento patriottico, bianco e nazionalista.
Ancora una volta, ci è toccato leggere frasi di questo genere: «A coloro che accostano i #migranti ai #partigiani e che cantano #bellaciao faccio notare che i VERI partigiani (non i #sinistri che s’atteggiano dell’#anpi) combattevano per difendere la propria patria!!! E combattevano contro “l’invasor” ovvero lo straniero! E non
scappavano!!!»
Giustamente l’ANPI Brescia ha risposto: «I partigiani combattevano contro i fascisti, italiani e stranieri, per la liberazione dell’Italia dalla dittatura, e i migranti di allora, cioè le persone
costrette a lasciare il loro Paese (ad esempio dalla guerra), li accoglievano nelle loro file. E non scappavano.»
Per aiutare a smontare la mistificazione, abbiamo iniziato ad elencare alcuni esempi di quanto la Resistenza sia stata invece multietnica, creola, internazionalista e migrante. Il thread ha avuto
una rapida diffusione e molte persone hanno aggiunto notizie e testimonianze familiari sulla partecipazione di «partigiani stranieri» alle «nostre» brigate.
Per questo, abbiamo pensato che potesse essere utile radunare in un post i principali riferimenti reperibili on-line alle oltre 50 nazionalità rappresentate nella Resistenza italiana, e agli italiani che affiancarono i partigiani di altre nazioni. Così, la prossima volta che qualcuno tirerà fuori la solita “bufala sovranista”, sarà sufficiente citare questo post per stroncarla sul nascere.
Il caso più numeroso, più noto e studiato è quello dei partigiani sovietici: nel primo libro scritto sull’argomento, Mauro Galleni ricavò dai ruolini militari la cifra di 4.981 combattenti e 425 caduti, che oggi è ritenuta sottostimata. Quattro di loro sono insigniti di medaglia d’oro al valor militare: Danijl Avdeev, Pore Musolishvili (che in realtà si chiamava Mosulishvili – grazie ad Anna Roberti per la segnalazione, nei commenti qui sotto), Nicolaj Bujanov e Fëdor Poletaev.
(……)
Di un’altra nazione che non è più nazione – la Jugoslavia – è ben noto il contributo alla resistenza italiana, ma il primo studio davvero completo è stato il libro di Andrea Martocchia,I
partigiani jugoslavi nella Resistenza italiana(Odradek, 2011). Il volume è completato da un sito con moltissime informazioni aggiuntive. Martocchia calcola che i caduti jugoslavi in Italia – in
battaglia o per via del loro antifascismo – furono 175. Tra le tante formazioni nelle quali combatterono questi partigiani, una menzione particolare merita l’ISLAFRAN, brigata composta da
Italiani, SLAvi e FRANcesi, che operò nelle Langhe e la cui storia è stata ricostruita grazie al lavoro di Ezio Zubbini.
Anche per la ex-Jugoslavia abbiamo trovato esempi di partigiani provenienti dalle diverse nazionalità che un tempo costituivano la repubblica federale: croati come Vinka Kitarovič, nativa di
Sibenik; sloveni come Rado Bordon, bosniaci come Etel Josef, serbi come Mihailo Bjelakevic, montenegrini come Milan Tomović. Ci manca un macedone, ma contiamo di trovarlo presto.
Va ricordato, inoltre, che il primo gruppo partigiano italiano – il «distaccamento Garibaldi», sulle Prealpi Giulie – naque nel marzo 1943 in sostegno ai reparti sloveni della resistenza armata
jugoslava, che fu in qualche modo la “matrice”, l’esempio al quale si ispirarono i ribelli italiani.
Sempre restando alle nazioni che non esistono più sulla mappa, anche ai partigiani della Cecoslovacchia che combatterono in Italia sono stati dedicati diversi studi e in particolare un libro. I
loro nomi – ma a volte nemmeno quelli – compaiono tra le vittime delle stragi nazifasciste di Cercina (FI), Susa (TO), Anzola d’Ossola (VB). Ad Argenta (FE) c’è una via intitolata a Juraj Bašnár,
slovacco, morto in uno scontro con l’esercito tedesco nelle Valli di Comacchio, mentre in provincia di Imperia, partecipò alla resistenza il ceco Vladislav Hana.
Numerosa e documentata è anche la presenza in Italia di partigiani polacchi: Hermann Wygoda, ingegnere ebreo, reclutato a forza nella TODT, diventò il “comandante Enrico” della 4ª Brigata e poi
delle divisione “Gin Bevilacqua”, in provincia di Savona; Mieczyslaw Bogarki diresse la squadra Mietek, nel reggiano; Borian Frejdrik venne fucilato a La Storta, subito fuori Roma, dai nazisti in
fuga dalla capitale. (…)