Editoriale “nuova unità” n.3
Sempre più imperante sviluppare la lotta e l'organizzazione della classe
Lega: nove milioni di voti e il dominio delle regioni del nord sono sufficienti per imporre il proprio programma antipopolare e devastante
Sarà
finita la campagna elettorale? Questo periodo elettorale ha superato ogni limite e ha messo in luce tutta la demagogia
sociale e la propaganda razzista per raccogliere consensi, voti, ma anche per distrarre la popolazione dai reali problemi che avvelenano la vita e che non vengono risolti.
Abbiamo
tenuto in sospeso "nuova unità" aspettando i risultati per dare un'immediata e veloce lettura per quanto riguarda l’Italia, anche se per le nostre convinzioni gli esiti elettorali non sono
fondamentali.
Mentre tutti erano concentrati su come raccogliere un voto in più hanno chiuso altre fabbriche producendo nuovi disoccupati (quell’esercito di riserva così utile alla grande industria!), sono
morti operai sul luogo di lavoro, è continuato lo sfruttamento, decine di immigrati hanno lasciato la vita nel Mediterraneo, ed è avanzato l’impoverimento generale. Sono andate avanti misure
sempre più repressive che hanno colpito coloro che manifestavano il proprio dissenso ai demagogici comizi di Salvini e non solo.
Le elezioni europee e in parte amministrative si sono svolte all'interno di una crisi capitalista che non ha accennato a diminuire perché ciò che domina è il capitalismo e la sua sete di
predominio dei mercati che riversa i suoi effetti sul proletariato.
Che cosa emerge da queste elezioni? Intanto che in tutta Europa è andato a votare il 50,5%, cioè la metà
degli aventi diritto non ha partecipato e che là dove l'affluenza è stata relativamente alta, le destre hanno ottenuto i migliori risultati. In Italia si è recato alle urne il 56% - ben 2% punti
in meno rispetto alle precedenti del 2014 (e quando il numero degli elettori era inferiore), cioè oltre 20 milioni degli aventi diritto.
Astensionismo alto nel sud ed in particolare a Taranto, in Sardegna, Sicilia, Abruzzo - abbandonato dopo il terribile terremoto - con un calo di affluenza di ben 12 punti percentuali. Che
dimostra come un grande numero di elettori non abbiano creduto alle illusioni e alle promesse dei candidati anche se questo non corrisponde
alla una presa di coscienza della necessità della lotta di classe organizzata e di massa.
La Lega è cresciuta e non ha stravinto (9milioni di voti), ma diventerà più aggressiva perché ha convinto la sua guerra tra poveri - sulla quale ha fortemente martellato tra l’arrivo degli
immigrati (nascondendo l’attacco al diritto di sciopero) e il tema della sicurezza - nonostante tutti i guai giudiziari che la contraddistinguono e ha raccolto voti anche da Forza Italia in
caduta libera. Fratelli d'Italia è avanzato (decisiva, forse, la performance della Meloni che il giorno prima del voto si è messa a raccogliere la plastica?) ma anche per il voto ”utile” dei
fascisti dei vari gruppetti a discapito delle proprie liste.
Voti a svantaggio del M5Stelle perché non più credibile dopo la prova di governo e l’abbandono dello "stile" dei vaffa.
Il PD, in disgrazia
per le sue scellerate politiche, pur avendo rincorso l’elettorato di destra schierandosi con le grandi (e distruttive) opere ha recuperato qualche punto dai delusi del M5S e con la “novità”
Zingaretti. Ciononostante ha perso anche una importante regione come il Piemonte. Ciò comporta il dominio assoluto della Lega sul nord Italia che si trasformerà in un’accelerazione della
famigerata autonomia differenziata - scelta che porterà allo sfacelo del Paese soprattutto per quanto riguarda il lavoro con la prevedibile introduzione delle gabbie salariali, la sanità e la
scuola – e della flat tax a favore dei ricchi.
Possiamo affermare che la maggioranza del
popolo formato da lavoratori, disoccupati, pensionati, in una parola i meno abbienti che pagano sulla loro pelle la crisi del sistema capitalista, non si fanno attrarre dalle sirene del
capitalismo né dai suoi maggiori strumenti di sostegno: i mass-media. Servi del potere
che, in barba alla par condicio, hanno
riservato uno spazio spropositato ai candidati
"di punta": Salvini, Di Maio, Berlusconi, Meloni, Zingaretti.
La compagine del futuro
Parlamento europeo rimane nella sostanza invariata, in mano alle espressioni politiche rappresentanti del grande capitale e delle banche pronti a spartirsi i posti di potere. Sono avanzati i
partiti conservatori, sciovinisti e fascisti – da Le Pen a Farange, da Orban a Kazcynsky, a Salvini -, ma è un assalto antieuropeo limitato e utile solo come pungolo per una politica di maggiore
sfruttamento e repressione, dei divieti, dei richiami alla cristianità cioè all’oscurantismo, dell’attacco ai diritti sociali e civili con gravi ripercussioni sulla condizione femminile, come ha
già dimostrato il raduno dei ministri europei a Verona. Sarà confermata la cooperazione più stretta tra alcuni membri
della UE, in materia di sicurezza e difesa - introdotta dal trattato di Lisbona – per investire in progetti comuni e accrescere la prontezza e il contributo a livello operativo delle rispettive
forze armate (Pesco). Aumenterà l’attacco all’ideologia comunista.
L'Unione europea è per sua natura espressione del capitale monopolistico, lo confermano i 115 milioni di persone che vivono sotto la soglia ufficiale di
povertà, ed è diretta dal grande capitale che ha bisogno di delocalizzare la produzione
con forza lavoro a costo minore per realizzare massimi profitti e dai centri di potere della finanza. È un’alleanza imperialista che porta avanti interventi imperialistici in cooperazione con la
NATO sotto la direzione dell’imperialismo Usa.
Ma non potrebbe essere riformabile neppure da parte delle forze di sinistra che hanno partecipato convinte che l’Europa si possa trasformare in una “casa comune” democratica e basata sui diritti
sociali, civili, di libertà e di tutte le espressioni di democrazia diretta dei cittadini basata su un “capitalismo sano” che nella pratica fa cadere la necessità della lotta per l’abbattimento
dei rapporti sociali capitalistici. Si può pensare che obiettivo della BCE (!) diventi “la piena e buona occupazione”, contro i “parametri ” del Fiscal compact?
Ancora una volta lo
scontro elettorale si è dimostrato uno scontro tra le varie fazioni e strati della borghesia che vogliono mantenere il proprio potere con posizioni di destra fascista, xenofoba e sempre più
anticomunista – e su questo ben poco potrà fare quella minima rappresentanza dei Partiti comunisti -, fino a quelle riformiste più o meno di sinistra, ma in pratica, sostenitrici del sistema
capitalista.
Su questo devono incentrare la
loro attenzione i comunisti che vogliono cambiare realmente i rapporti di forza tra le classi. Utilizzare bene le nostre energie, la nostra intelligenza, il nostro odio di classe, per difendere
l’ideale del socialismo e per acuire e allargare la spaccatura nella società tra i poteri e chi il potere non l'ha e lo subisce; per sviluppare la lotta e l'organizzazione. La forza del movimento operaio – come quella dei comunisti - non si
può giudicare dai risultati elettorali o dal numero di iscritti al partito o ai sindacati, ma dal tipo di organizzazione comunista e dalla coscienza che porta alla comprensione di lottare per
battere l’offensiva della borghesia e il fascismo, ma con una prospettiva più ampia, verso il cambiamento del sistema capitalista in socialista.