Gli USA si rendono di nuovo ridicoli con l’Iran
di Juan Luis Gonzàlez (*); da: kaosenlared.net; 18.6.2019
Le cose –al trio USA/Israele/Arabia Saudita – debbono andare molto male per aver scatenato questa nuova fase dell’aggressione contro l’Iran in modo così grossolano e poco convincente. Nonostante godano di tutta la potenza di fuoco dell’artiglieria mediatica internazionale, gli incidenti con le petroliere nel Mar di Oman hanno sollevato solo un piccolo polverone diplomatico che si sta dissolvendo più velocemente di una zolletta di zucchero nelle acque del Golfo.
Il fatto è che sarebbe da scemi credere ad accuse così assurde come quelle che ogni tanto escono dalla cucina propagandistica del Pentagono, ogni volta più abborracciate e prive di immaginazione. Sono della stessa natura di quelle denunce di uso di armi chimiche in Siria contro la popolazione civile, senza che ci fosse alcuna ragione di utilità né militare né politica, sapendo oltretutto che ciò avrebbe significato l’attraversamento della ‘linea rossa’ stabilita dagli USA e che, immediatamente, avrebbe portato ad attacchi aerei molto pesanti da parte dei paesi della NATO.
Chi potrebbe pensare che, proprio quando un primo ministro giapponese si trova - fisicamente - in Iran per la prima volta nella storia recente, l’esercito iraniano attacchi delle petroliere che trasportano petrolio destinato al Giappone? Oltretutto se si sta chiedendo proprio al Giappone di mediare con gli USA perché attenuino la pressione economica e militare. Perché contrariarlo allora?
In ogni caso, dopo le dichiarazioni di Shinzo Abe a favore del mantenimento dell’accordo nucleare firmato dal G5+1 e la sua richiesta agli USA di riconsiderare la loro posizione, si potrebbe pensare, con una certa logica, che si tratti di una rappresaglia nordamericana contro l’intenzione del Giappone di continuare a comprare idrocarburi dall’Iran nonostante le sanzioni illegali imposte dall’impero.
Ma la logica della ragione è un concetto del tutto estraneo ai nostri media, e tutti si sono affrettati a
ripetere, come pappagalli, le assurde teorie cospirative/paranoiche nordamericane.
Ma, con rabbia degli statunitensi, né l’ONU né la UE, né la Russia .... né gli equipaggi delle petroliere né i portavoce delle compagnie armatrici delle navi hanno sostenuto le accuse di Pompeo e
di Trump.
Anzi, dopo che questi avevano proclamato ai quattro venti che si era trattato di attacchi di torpedini o di mine (da quando le mine scoppiano ai lati e non sulla prua?), testimoni presenti ai
fatti parlano di droni che sorvolavano la zona, pochi secondi prima delle esplosioni.
Così quelle immagini – deliberatamente sfocate – presentate dagli USA come prova degli attacchi, dove “si vedono” membri dei Guardiani della Rivoluzione che asportano mine non esplose dagli scafi delle navi colpite, sono tanto false quanto le armi di distruzione di massa dell’Iraq o i neonati strappati dalle incubatrici kuweitiane.
In realtà sono proprio gli USA che sarebbero più favoriti da un attacco iraniano al traffico petrolifero dello Stretto di Ormuz. Sarebbe l’unico modo di cooptare l’Unione Europea nella loro strategia militarista contro la Repubblica Islamica visto che, finora, nessun paese tra i firmatari del PAIC (l’accordo sul nucleare iraniano, n.d.t.) ha seguito il gioco di Trump e il commercio europeo, attraverso lo strumento de-dollarizzato dell’INSTEX (strumento a sostegno degli scambi commerciali con l’Iran NON in dollari istituito nel gennaio 2019 da Francia, Germania e Regno Unito n.d.t.), sarà una delle ancore di salvataggio del futuro economico dell’Iran. Questo sì che si capisce. Ecco.
(*) Analista internazionale e giornalista di Canaria Semanal.
(traduzione di Daniela Trollio
Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”
Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)