Settembre ha il volto di Salvador Allende
(Prendiamo a prestito il titolo di un articolo di Gustavo Espinoza M., giornalista e professore peruviano, per ricordare la morte di Salvador Allende, avvenuta l’11 settembre 1973, attraverso alcuni estratti e frammenti di un lungo discorso di Fidel Castro. Chi volesse leggere il discorso completo – in spagnolo - può farlo su http://www.cuba.cu/gobierno/discursos/1973/esp/f280973e.html)
Discorso pronunciato da Fidel Castro Ruz, presidente della Repubblica di Cuba, in solidarietà all’eroico popolo del Cile e in omaggio postumo al dott. Salvador Allende – 28 settembre 1973
Sig.ra Hortensia Bussi, Signora Beatriz Allende, compagni dirigenti del Partito e del Governo, compagni e compagne,
Questo anniversario dei Comitati di Difesa della Rivoluzione è dedicato al ricordo del presidente Allende e alla solidarietà con il popolo del Cile. Solo dieci mesi fa, il 13 dicembre 1972, in questa stessa Piazza il nostro popolo ha avuto l’ultimo incontro con il presidente Allende. Centinaia di migliaia di cubani si sono riuniti con lui in questa piazza per ascoltare le sue magnifiche parole e per esprimere la nostra fiducia, le nostre simpatie e il nostro appoggio al presidente Allende e al processo rivoluzionario del Cile; per esprimere la nostra decisione di appoggiarlo nella misura delle nostre forze, dimostrata in quella occasione con un gesto che noi sappiamo colpì profondamente il cuore del presidente Allende: la decisione fu quella di privarci di un po’ dei nostri alimenti per inviarli al popolo cileno.
Uomo profondamente umano, egli trovò il tempo per visitare tutti quei luoghi dove era stato nelle sue numerose visite nel nostro paese quando ancora non era il Presidente del Cile. E ricevette tutti i compagni che si erano occupati di lui, li ringraziò ed espresse loro la sua riconoscenza.
Questa è l’immagine che noi ricordiamo di quell’uomo umano, di quell’uomo onorato, di quell’uomo fermo, di quell’amico leale che è stato il presidente Salvador Allende.
E in questa stessa Piazza ci convincemmo che egli avrebbe saputo comportarsi in modo rivoluzionario nelle ore critiche, e in questa stessa Piazza ci disse che alla violenza controrivoluzionaria il popolo cileno avrebbe risposto con la violenza rivoluzionaria.
La figura del presidente Allende ed i processo rivoluzionario cileno risvegliarono profonde simpatie e interesse in tutto il mondno.
In Cile si sviluppava per la prima volta nella storia un’esperienza nuova: il tentativo di fare una rivoluzione per vie pacifiche, per strade legali. E questo sforzo incontrò la comprensione e l’appoggio di tutto il mondo, non solo del movimento comunista internazionale ma di molto diverse tendenze politiche. Diciamo che ebbe il riconoscimento anche di coloro che non erano marxisti-leninisti.
E il nostro Partito, il nostro popolo – nonostante noi avessimo fatto la rivoluzione per strade diverse – e tutti i popoli rivoluzionari del mondo lo appoggiarono; noi non abbiamo esitato un solo istante, perché capivamo che in Cile c’era la possibilità di ottenere un trionfo elettorale nonostante tutte le risorse dell’imperialismo e delle classi dominanti, nonostante tutte le circostanze avverse. E non vacillammo nell’anno 1970 nel manifestare la nostra comprensione e il nostro appoggio allo sforzo che la sinistra cilena faceva per trionfare nelle elezioni di quell’anno. E si, fu effettivamente una vittoria elettorale. La sinistra, Unidad Popular, con il suo programma sociale e politico, ottenne il trionfo nelle urne.
Certo, questo non significava il trionfo di una rivoluzione; significava l’accesso a importantissime posizioni di potere per le vie legali e pacifiche.
Ma non era un compito facile quello che il presidente Allende aveva davanti. Dal primo istante cominciarono le cospirazioni. Si trattava di evitare la sua ascesa alla presidenza dopo le elezioni. L’imperialismo e le sue agenzie – la CIA e le compagne multinazionali – cospirarono per evitare che Salvador Allende diventasse Presidente della Repubblica. Assassinarono anche il Capo dell’Esercito del Cile per impedirlo.
Tuttavia, nonostante tutte queste cospirazioni, nonostante gli sforzi dell’imperialismo, Salvador Allende, in nome di Unidad Popular, prese possesso della Presidenza della Repubblica.
Ma quali problemi doveva affrontare? In primo luogo dovette affrontare il fatto che l’apparato statale borghese era intatto; si trovò ad affrontare le forze armate che si dicevano apolitiche, istituzionali, cioè apparentemente neutrali nel processo rivoluzionario; dovette affrontare quel Parlamento borghese dove la maggioranza dei suoi membri rispondeva alle classi dominanti; si trovò con un sistema giudiziario che rispondeva interamente ai rezionari. E all’interno di quelle circostanze si vedeva obbligato a svolgere i suoi compiti di governo. Ma dovette affrontare anche il fatto che l’economia del paese era totamente in fallimento, col fatto che lo Stato cileno aveva un debito di 4.000 milioni di dollari.
Questi enormi debiti erano conseguenza della politica imperialista, erano conseguenza delle manovre degli Stati Uniti per cercare di fare del governo della Democrazia Cristiana una ‘vetrina’ per affrontare e frenare l’avanzamento del movimento sociale. Al Cile furono concessi enormi crediti mentre Frei era presidente. Non crediti per sviluppare il paese, ma crediti per spese di lusso: per comprare automobili, frigoriferi e ogni tipo di articoli di lusso che dessero un’immagine di progresso e benessere durante il governo della Democrazia Cristiana.
Il presidente Allende trovò un paese terribilmente indebitato; un paese dove l’imperialismo aveva introdotto i suoi costumi, le sue abitudini consumistiche, un paese dove i mezzi di divulgazione di massa – la stampa, la televisione e la radio – erano in mano all’oligarchia e alla reazione. E, oltretutto, proprio nel momento stesso in cui il prezzo del rame si abbassava da 75 centesimi a 48 centesimi la libbra.
Ma, poiché c’erano necessità popolari urgentissime di cui occuparsi, visto che esisteva un’altissima disoccupazione ed era necessario trovare una soluzione alle necessità più urgenti del popolo, alle domande più pressanti della popolazione, il Governo di Unidad Popular trovò enormi ostacoli sul suo cammino.
Qundo cominciarono ad applicare la rifoma agraria, i latifondisti e i borghesi agrari immediatamente si diedero al sabotaggio della produzione agricola. I borghesi, proprietari dei centri di distribuzione, proprietari dei magazzini e proprietari dei negozi cominciarono ad accaparrarsi le merci e a sabotare il Governo di Unidad Popular.
L’imperialismo, non appena venne approvata la nazionalizzazione dele società del rame – società che erano di proprietà yankee, imprese che avevano estratto migliaia e migliaia di milioni dal lavoro e dal sudore del popolo cileno – immediatamente congelò tutti i crediti di tutti gli organismi internazionali al Governo cileno e si accinse ad asfissiare l’economia del Cile.
Queste furono le enormi difficoltà che il presidente Allende trovò all’arrivo al potere.
Quei tre anni di Governo di Unidad Popular furono davvero tre anni di lotta, di difficoltà, di agonia per poter portare avanti il suo programma. Furono tre anni di congiura dopo congiura, di cospirazione dopo cospirazione. Le classi dominanti reagirono come c’era da aspettarsi, esse e i loro partiti. Le associazioni dei proprietari, dei commercianti, e persino associazioni di tecnici di quel tipo che qui abbiamo conosciuto, in maggioranza al servizio delle classi dominanti, sabotarono i compiti del governo: indicevano fermate e scioperi a carattere indefinito e più di una volta paralizzarono il paese. E non solo questo, ma rivolgevano costanti inviti alle Forze Armate a rovesciare il Governo di Unidad Popular.
E tra queste enormi difficoltà avveniva la gestione del presidente Allende. E in mezzo a queste enormi difficoltà egli cercò di fare e fece molte cose per il popolo cileno. E in questi tre anni il popolo cileno, specialmente i suoi operai e i suoi contadini, compresero che là, alla Presidenza della Repubblica, non c’era un rappresentante degli oligarchi, dei proprietari terrieri, ma un rappresentante degli umili, dei lavoratori: un vero rappresentante del popoplo, che lottava per esso nonostante le enormi difficoltà che aveva davanti.
Il presidente Allende comprendeva le difficoltà e intravedeva i pericoli, vedeva nascere il fascismo, vedeva succedersi le cospirazioni una dopo l’altra. E a fronte di quell’insieme di forze create e incoraggiate dall’imperialismo gli restava solo quella disposizione dell’animo, quella decisione di difendere il processo al prezzo della propria vita. E Salvador Allende tenne fede alla sua parola in modo drammatico e impressionante! Salvador Allende dimostrò più dignità, più onore, più coraggio ed eroismo che tutti i militari fascisti insieme. Il suo gesto incomparabile ha affondato per sempre nell’ignominia Pinochet e i suoi complici.
I fascisti hanno cercato di nascondere al popolo del Cile e al mondo il comportamento straordinariamente eroico del presidente Allende. Per questo hanno cercato di sottolineare la versione del suicidio. Ma anche se Allende, ferito gravemente, per non cadere prigioniero del nemico avesse sparato contro se stesso, questo non sarebbe un demerito ma costituirebbe un gesto di straordinario valore!
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Abbiamo avuto molta ragione e molta premonizione nel regalare quel fucile al Presidente! Mai un fucile fu impugnato da mani tanto eroiche di quelle di un Presidente costituzionale e legittimo del suo popolo.
Mai un fucile difese meglio la causa degli umili, la causa dei lavoratori e dei contadini cileni. Se ogni operaio e ogni contadino avvesse impugnato un fucile come quello, non ci arebbe stato il golpe fascista.
Questa è la grande lezione che deriva dagli eventi cileni per i rivoluzionari.
Tra il popolo cileno, cioè tra il meglio del popolo cileno – i suoi operai, i suoi contadini, l sua gioventù combattiva – e le Forze Armate cilene si apre oggi un profondo e incolmabile abisso. Questo abisso è il mare di sangue di operai, di contadini, di studenti e di rivoluzionari fucilati, massacrati e assassinati dalle orde fasciste. Tra le Forze Armate fasciste e il popolo cileno sta il sangue di Salvador Allende e degli uomini che morirono insieme a lui quel giorno. E va detto senza timore e paura. Perché il popolo dovrà affrontare il fascismo, e lo affronterà!
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L’imperialismo cerca di negare la sua complicità e la sua responsabilità nel golpe fascista. L’imperialismo è un sistema economico, sociale, politico e culturale destinato all’oppressione dei popoli, e l’imperialismo ha cercato di creare in America Latina tutte le condizioni per impedire il movimento popolare, e in Cile cospirò da prima del trionfo di Unidad Popular, mosse milioni di dollari dandoli ai partiti borghesi, per cercare di schiacciare Unidad Popular. E più di una elezione la vinse con la corruzione, con l’impiego di grandi somme di denaro, con menzogne, con campagne di terrore e di calunnie.
L’imperialismo cercò di corrompere il popolo cileno. I monopoli cercarono di corrompere gli operai delle miniere valendosi degli alti prezzi del rame e dei loro enormi profitti, pagando salari incomparabilmente superiori al resto degli altri operai cileni. L’imperialismo non smise un attimo di cospirare contro il Governo di Unidad Popular. Ed è ben chiaro che, mentre bloccava al Cile tutti i crediti economici, il Pentagono manteneva magnifiche relazioni con le Forze Armate cilene. Una gran parte di quegli ufficiali delle Forze Armate cilene sono stati educati in accademie imperialiste. E mentre si negava al Cile qualsiasi credito, alcune settimane prima del golpe di Stato il signor Nixon concesse un credito di 10 milioni di dollari alle Forze Armate cilene per l’acquisto di armi.
L’imperialismo ha creato strumenti come la OEA, la Giunta Interamericana di Difesa, le Manovre Militari Congiunte… E il giorno del golpe, proprio l’11 settembre, le navi da guerra nordamericane stazionavano di fronte a Valparaìso. Quel giorno comincivano le manovre tra la squadra cilena e la squadra yankee. E le navi della squadra cilena presero apparentemente il mare e in poche ore tornarono a Valparaìso per guidare la rivolta.
Dai fatti accaduti, noi rivoluzionari dobbiamo trarre le nostre conclusioni. E’ chiaro che l’imperialismo si muove, che porta avanti un’offensiva strategica in America Latina con la complicità del Brasile. Prima c’è stato in colpo di Stato in Bolivia, poi quello in Uruguay e ora il colpo di Stato in Cile.
A noi, in questo momento, non importano le differenze di ideologia o di sfumature tra i movimenti in Argentina, o in Perù, e la Rivoluzione Cubana. La nostra Rivoluzione è la più solida del continente. Il nostro popolo è il popolo più unito di questo continente perché, dopo la sparizione dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo, in questo paese si è creata davvero l’unità del popolo, un’unità solida e indistruttibile. Questo paese non ha i problemi che hanno altri paesi fratelli dell’America latina perché gli sfruttatori sono spariti dalla faccia della terra … e per sempre! Qui la reazione e il fascismo non hanno posto in assoluto.
Le nostre Forze Armate sono il nostro popolo armato. Le nostre masse sono organizzate e hanno la direzione di un partito marxista-leninista.
Ci sono alcuni che si spaventano al sentire la parola ‘marxismo’ ….Ora nessuno qui si spaventa di sentir parlare di comunismo. E marxismo-leninismo, socialismo, vuol dire definizione politica, definizione politica ben chiara e precisa. E’ avere una scienza politica a disposizione del popolo, è avere una guida, è avere un nord, è avere una bussola, è sapere che passi fare sul sentiero rivoluzionario.
E’ proprio questa caratteristica, senza pannicelli tiepidi, queste definizioni complete che rendono forte la Rivoluzione Cubana. E’ questo che le ha permesso di resistere all’imperialismo yankee.
E ora non si discute più se la Rivoluzione Cubana sopravviverà o no. Si discute se sopravviverà o no la rivoluzione latinoamericana. Di questo si discute.
E c’è una lezione da trarre da questo esempio cileno; con un popolo solo non si fa la rivoluzione: ci vogliono anche le armi e solo con le armi non si può fare la rivoluzione: ci vuole anche il popolo!
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Il presidente Allende ha dato al suo popolo il più grande esempio di eroismo che si possa offrire. Ha sintetizzato il meglio del patriottismo, del coraggio, dell’onore e dello spirito combattivo del popolo cileno.
I fascisti dicono che che c’è la pace in Cile dopo l’11 settembre, ma se c’è stato un 11 settembre, come a Cuba ci fu un 10 marzo, in Cile ci sarà anche un 26 luglio e ci sarà anche un Primo Gennaio.
Noi abbiamo visto declinare l’imperialismo in questo continente, noi abbbiamo cominciato il declino dell’imperialismo in questo continente. E i nostri popoli vedranno la fine dell’imperialismo in questo continente.
E il nostro popolo sarà solidale con il popolo del Cile, e gli darà qualsiasi aiuto che è alla sua portata, su tutti i terreni. E se un giono siamo stati capaci di toglierci la nostra quota di zucchero per darla al popolo cileno, saremo disposti a strapparci anche il cuore pe aiutare la rivoluzione cilena.
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Gloria eterna a Salvador Allende insieme al Che, insieme a Martì, Bolivar, Sucre, San Martìn, O’Higgins, Morelos, Hidalgo, Juárez e a tutti i grandi uomini che consacrarono le loro vite alla libertà di questo continente!
Il popolo cileno schiaccerà il fascismo! Patria o morte! Vinceremo.
(traduzione di Daniela Trollio
Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”
Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)