La “Crociata dei fanciulli” di Greta, diretta alla privatizzazione della natura
di Nazanin Armanian (*); da: publico.es; 3.12.2019
Raccontano che, nell’Europa medioevale, un ragazzo di 10 anni chiamato Nicholas si presentò come inviato di Dio e reclutò decine di migliaia di bambini al fine di conquistare la Palestina, la Terra Santa. Nessuno vi arrivò, ovviamente: morirono di fame, di malattie o caddero nelle mani dei trafficanti. Anche gli “yihaidisti” reclutano ragazzi, non solo come carne da cannone o per ripulire i campi minati prima che gli adulti li attraversino, ma per far vergognare gli uomini che rifiutano di andare a uccidere altri uomini.
Oggi, nell’era della globalizzazione, una truppa universale di ragazzi guidati da Greta, l’adolescente con un viso angelico, un tono da predicatore e con la sicurezza di essere sostenuta da una forza soprannaturale che lascia muti gli adulti potenti che comandano il mondo, ci trasmette il sacro messaggio dell’ IPCC, l’alias della nuova divinità chiamata Gruppo Intergovernativo di esperti sul cambio Climatico. La Fine del Mondo ha già una data: avverrà entro 11 anni (e qualche mese) se l’umanità incredula non seguirà le sue istruzioni.
Nella missione della nuova supereroina, la cui ascesa meteoritica l’ha trasformata nella rivale dello stesso Trump per ricevere il Nobel per la Pace (un premio che è un investimento su qualcuno che possa giocare un ruolo nel futuro; Donald è già “passato”), emergono due questioni: 1) il fenomeno della “Generazione Z” e 2) gli interessi che lei, o Jamie Margolin, la sua collega statunitense, rappresentano.
La generazione Z
Essere giovane, ricco e bello è una qualità nella società capitalista. Nella mente di Greta, “i grandi”, che sono parte del riscaldamento globale, non possono offrire soluzioni. Ma come, dei ragazzi che non hanno neppure finito la scuola e non sono esperti di nulla, ritengono di dare lezioni al mondo adulto e sottovalutare la conoscenza e la saggezza (che si ottiene solo a forza di anni e anni) di milioni di esperti della lotta di classe, del femminismo, della sociologia della povertà o del complesso funzionamento del potere? Se lei avesse sentito qualcosa sulla prima scienziata che parlò dell’ “effetto serra” – la femminsta e anziana Eunice Foot (1819-1888, USA), ad esempio - avrebbe elaborato un discorso un po’ più umile, oltre che coerente e logico.
I “ragazzi digitali” o la “Generazione Z”, nome dato negli USA ai nati tra ilo 1995 e il decennio dei 2000 e la cui caratteristica è l’uso della tecnologia e di internet, si sono trasformati in attori sociali per: a) essere il 40% dei consumatori nelle potenze mondiali e il 10% nel resto del mondo, messi quindi al centro delle politiche di mercato delle aziende); b) essere una generazione programmata non per pensare ma per consumare e “seguire” qualcuno, e c) per l’influenza che hanno sulla spesa familiare, viste le loro conoscenze digitali, che dà loro anche una status di potere.
Greta si sbaglia nel dire che il cambiamento climatico è il principale problema dell’umanità: si tratta solo di una delle conseguenze di un sistema economico-politico chiamato capitalismo, che oggi e ora ha trasformato in un inferno la vita di metà degli abitanti della Terra, che soffrono la povertà, che muoiono nelle guerre di rapina e nelle miniere di diamanti e coltan!
Le inchieste negli USA mentono quando indicano che il cambiamento climatico è ormai la principale preoccupazione dei cittadini. Forse che un paese dove 45 milioni di persone vivono sulla soglia di povertà, soffrono di un profondo razzismo contro la popolazione non bianca e di una violenza sociale che è unica tra i paesi occidentali, dove mezzo milione delle sue donne sono vittime di aggressione sessuale e rapimento, perde il sonno per il disgelo dell’Artico? Sul serio?!
Condannare il consumismo senza situarlo in un luogo e in un tempo determinato è populismo: uno statunitense medio consuma quasi 2.000 volte più acqua di un residente del Senegal.
Thunberg rimprovera ai politici che l’inquinamento “le ha rubato l’infanzia”, non sappiamo come, ma il suo movimento di élite non parla delle centinaia di milioni di bambini e bambine a cui si ruba l’infanzia nello sfruttarli in fabbrichette oscure e umide, ricevendo in cambio solo un piatto di cibo al giorno; a quelli che sono vittime delle guerre di rapina e delle loro conseguenze più brutali; dall’essere sfruttati dalla megaindustria della pornografia in un capitalismo che trasforma tutto, compresi feti e bambini, in una merce.
Le “soluzioni” della piccola Greta
“Abbiamo già tutti i fatti e le soluzioni – afferma la giovane – e tutto quello che dobbiamo fare è svegliarci e cambiare”. I difensori di Greta possono smontare gli argomenti della destra negazionista, ma non sono in grado di rispondere alle domande dell’ecologismo progressista.
I ragazzi come lei non sanno che il capitalismo dipende dalla crescita, e questa si ottiene riducendo le spese, sfruttando più e più gli esseri umani e la natura e distruggendo entrambi, aumentando i profitti. Non sanno neppure che l’accumulazione di capitale è il nucleo del sistema che pretendono di riformare, e che le compagnie private per crescere, e anche per esistere, devono mettere da parte e/o divorare i loro competitori spendendo sempre più le risorse pubbliche.
Un sistema che ha “femminizzato” la povertà e che forza milioni di persone a fuggire dalle loro terre perché qualche società o qualche Stato vogliono rubare le loro risorse, genera gravi squilibri ambientali.
E’ impossibile salvare la Terra senza ridurre la povertà e lottare contro la disuguaglianza, senza la protezione dei diritti degli animali o senza impedire che il Sud Globale diventi la discarica elettronica dei ricchi capricciosi, quei giovani che cambiano telefono come la camicia senza chiedersi da dove viene la batteria e dove va l’apparecchio che non è ancora obsoleto.
Ovviamente, nessun movimento di questo genere chiamato “Nuovo Potere” è spontaneo, né c’è nulla di nuovo in questo ‘pericoloso’ movimento di massa.
A chi fa comodo?
. All’ “Imperialismo climatico”: la “Quarta rivoluzione industriale” del complesso industriale cerca un New Deal verde. E lo cerca attraverso l’Istituto di Governance delle Risorse Naturali (insieme di strumenti e approcci introdotti dalle strategie politiche e normative adottate negli ultimi anni, a livello internazionale, in tema di tutela e gestione dell’ambiente n.d.t.) che intende spremere 100.000 milioni di dollari dalle casse pubbliche di tutti i paesi del mondo per salvare il capitalismo tingendolo di verde. E ha molta fretta: da qui la “emergenza”.
Esso fa pressione per de-regolamentare il settore, ricevere l’autorizzazione a sfruttare ancor più le risorse naturali e rappresenta la finanziarizzazione-privatizzazione più grande della natura mai realizzata, in modo da poter attrarre gli investitori a fini speculativi. Così si stanno appropriando di sempre più terre alberate e dell’acqua di tutti i continenti producendo biomassa per l’energia, distruggendo le selve e la biodiversità di quegli spazi. Guadagnerebbero così con l’indebitamento dei paesi poveri, che si vedranno obbligati a comprare la biotecnologia verde (auto elettriche, turbine eoliche, ecc.)
. All’industria nucleare: Greta desidera “allineare la Svezia nell’Accordo di Parigi” quando questo accordo consegna all’energia nucleare il ruolo di “mitigare il cambiamento climatico” e così “ridurre il CO2 su grande scala”.
. All’Istituto Globale di Captazione e Stoccaggio del Carbonio (IGCAC), che spinge la biotecnologia per lanciare “emissioni negative”, operazione per la quale si consumerà un’ingente quantità di combustibile fossile. L’Istituto ha già pronti 3.800 progetti che permetteranno all’industria petrolifera, ad esempio, di continuare a spargere carbonio nell’atmosfera. L’energia fossile è così redditizia per i suoi padroni che, per ottenerla, hanno ammazzato milioni di persone, hanno distrutto la vita animale radendo al suolo boschi e contaminando l’acqua. Secondo l’ambientalista Ernest McKibben, “un barile di petrolio, attualmente sui 70 dollari, fornisce l’energia equivalente a circa 23.000 ore di lavoro umano”. La giustizia climatica è incompatibile con un capitalismo basato sul profitto ad ogni costo.
. Alle mega-fondazioni apparentemente filantropiche, corporations che controllano gli affari sull’energia, e ai politici ipocriti: il Primo Ministro del Canada, Justin Trudeau, un entusiasta della giovane svedese, il cui governo ha comprato con denaro pubblico l’oleodotto Trans Mountain per 45.000 milioni di dollari; i governi europei che continuano a vendere illegalmente armi ai paesi in guerra; Google che continua ad investire nelle società che negano il cambiamento climatico, o l’industria dei combustibili fossili che dedica solo l’1% dei suoi investimenti all’energia a basso tasso di carbonio, ma deposita 50.000 milioni di dollari in nuovi progetti di esplorazione di petrolio e gas. L’obiettivo di MacArthur Fundation (2010) è, ad esempio, “accelerare la transizione all’economia circolare”. Oltre a donare 10 milioni di dollari a Climate Nexus, essa è quella che ha diretto, con altre lobbies del capitalismo verde (Avaaz, 350.org, Extinction Rebellion, ecc.) la Marcia Popolare per il Clima del 21 settembre 2014. Altre società - come Ikea, la promotrice del “compra, butta e compra di nuovo” che ha trasformato i suoi negozi in luogo di passeggio delle famiglie, o Avaaz, la rete diretta a cambiare menti e cuori in tutto il mondo, o Johnson & Johnson, che ha dovuto pagare 1.000 milioni di dollari a ventidue donne per il cancro alle ovaie causato dai suoi prodotti – guadagnano così denaro e prestigio.
. Alla “Oennegizzazione” della militanza politica dei giovani, neutralizzando i movimenti ecologisti autentici e sostituendo la coscienza di classe con una “grigia questione di massa” lontana dalla causa comune dell’umanità.
. Al complesso militare-industriale grazie all’omissione di questo movimento che cancella il ‘fattore guerra’ dalle marce verdi, e non parla delle circa 18.000 bombe nucleari che minacciano la vita del pianeta, né del fatto che Donald Trump , dopo aver rotto due storici accordi nucleari con Iran e Russia, non solo ha suggerito al Pentagono di aumentare di dieci volte l’arsenale nucleare ma che ha suggerito l’uso di queste armi contro Iran e Afganistan.
Queste persone pretendono di cambiare tutto perché tutto rimanga uguale. Malala Yousafzai, la bambina pachistana, vinse il Noberl per la Pace nel 2014 dopo aver ricevuto varie pallottole dai Talebani (gruppo anticomunista armato dalla CIA) quando aveva 14 anni per aver difeso l’alfabetizzazione delle bambine nel suo paese, il Pakistan. Oggi il suo paese continua ad essere uno dei peggiori del mondo in questo campo.
Come si salva il pianeta davvero?
Quando Marx chiamò “rottura metabolica” la disconnessione tra l’umanità e il resto della natura generata dalla produzione capitalistica e la “rottura irreparabile nel processo interdipendente del metabolismo sociale”, stava segnalando che la distruzione della natura è intrinseca al capitalismo.
Solo un sistema di produzione diretto a soddisfare le necessità umane, sempre con un legame con i diritti del resto della natura, e non il profitto di pochi, può impedire l’apocalissi. E questo si ottiene con la proprietà pubblica della terra, dell’industria, delle grandi banche, delle corporations e dei servizi ed un controllo democratico sul potere che, invece di promuovere auto elettriche promuova invece il trasporto pubblico gratuito, l’uso dell’energia solare ed eolica, tra altre misure.
La giustizia climatica o è anticapitalista o non è.
(*) Giornalista iraniano-spagnola
(traduzione di Daniela Trollio
Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”
Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni