Lesbo sotto il virus nazista
di David Torres (*); da: publico.es; 9.3. 2020
Il nazismo è tornato di diritto, è un fatto. Mentre il mondo intero trattiene il fiato e il sistema finanziario si scompagina a fronte dell’avanzata di una nuova varietà di influenza, non ci si rizza neanche un capello di fronte alle immagini della dozzina di migliaia di migranti abbandonati alla loro sorte nei campi di rifugiati greci.
Mentre la minaccia di propagazione del coronavirus, con un indice di mortalità appena superiore a quello di un semplice raffreddore, provoca misure drastiche (e ridicole) per cercare di isolare 16 milioni di persone nel nord dell’Italia, le ostinate idee dell’odio e del razzismo fioriscono in pugni e incendi, evocando i momenti più oscuri della storia d’Europa.
Ma l’Europa non solo è da anni cieca e sorda ad una catastrofe umanitaria che non fa che crescere ai margini delle sue frontiere, popolando il Mediteraneo di cadaveri, ma non ha neppure mosso un dito quando il governo greco ha sospeso il diritto di asilo con una decisione senza precedenti che contraddice tutte le leggi e le norme elementari.
Abbiamo visto bambini tremare di freddo tra montagne di spazzatura. Abbiamo visto cariche della polizia contro donne e anziani indifesi, che hanno riempito di orgoglio alcuni malnati. Abbiamo visto le installazioni dell’ACNUR di Skala Sikamineas in fiamme. Abbiamo visto accampamenti smantellati a bastonate tra nuvole di gas tossico. Abbiamo visto orde di bestie che bastonavano rifugiati, cooperanti, giornalisti indifesi.
Abbiamo visto bruciare il centro sociale di rifugiati Onne Happy Family a Lesbo, che aveva un asilo, una cafeteria, un’infermeria e una scuola della ONG Ajedrez sin Fronteras.
Da dieci anni abbiamo visto tornare a levarsi in alto le braccia e sentito gridare le parole d’ordine del razzismo, e l’abbiamo preso come uno scherzo.
Lo scherzo è durato già troppo tempo e ora assistiamo ad un’ondata di turismo nazista che arriva a Lesbo dalla Germania, dall’Austria, dalla Francia e dalla Gran Bretagna per prendersela con i più deboli e i meno protetti, in quell’umanità centrifugata dalle guerre e dalle carestie dell’Africa e del Medio Oriente.
Da tempo immemorabile la storia europea si è mossa tra questi due poli, la civilizzazione e la barbarie: da quando la cultura micenea fu distrutta dai Popoli del Mare, da quando la Grecia cadde davanti ai persiani, da quando Roma andò in pezzi sotto la spinta dei barbari e mille anni dopo Bisanzio fu presa dai turchi, l’Europa ha sembre avuto paura delle fiamme e della distruzione venute da fuori, dall’Oriente, dal Nord, da di là dal mare, senza capire che le fiamme e la distruzione erano anche all’interno delle sue frontiere, implicite nel dominio imposto a ferro e fuoco su gente ed etnie di cui non resta neppure memoria, gli imperi forgiati a forza di terrore, pianti e catene.
E’ questo il mostro che affrontiamo ora, quello della nostra ancestrale avarizia, il sogno sovrano di Carlomagno reincarnato nel progetto megalomane di Napoleone, in quello di Hitler, nel catechismo della croce di Cristo, via via fino alla fede nella svastica.
I barbari stanno dove sono sempre stati e a Lesbo, l’isola dell’amore, si intona per l’ennesima volta il canto funebre dell’Europa.
(*) Giornalista spagnolo
(traduzione di Daniela Trollio
Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”
Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)