CORONAVIRUS

Coronavirus: tra la pandemia e l’irrazionalità del sistema capitalista

 

di Eduardo Castilla (*); da: laizquierdiadiario.com; 12.3.2020

 

 

 

Questo mercoledì, a tarda notte, Donald Trump si è arreso davanti all’evidenza dei fatti. La drastica misura di sospensione dei viaggi tra Europa e USA cerca di evitare uno scenario come quello dell’Italia. Sfidando le richieste di cooperazione che invadono l’etere mondiale, l’abitante della Casa Bianca umilia la scacchiera internazionale. Le incerte conseguenze le capiremo nelle ore a venire.

 

In quel paese, fino a sabato scorso, solo 1.700 persone avevano fatto l’esame per stabilire se erano portatori del virus. Le ragioni di fondo stanno in un sistema sanitario che lascia alla deriva milioni di lavoratori e lavoratrici. La nazione presentata storicamente come “terra delle opportunità” non concede neppure il diritto di avere la febbre.

  

Lo scenario italiano appare drammatico. Alla chiusura di questa edizione (del giornale Izquierda Diario, n.d.t.) si contabilizzano 827 morti e più di 12.000 infettati. L’intero paese è in quarantena. Sessanta milioni di anime sono freddamente confinate in una prigione a cielo aperto.

 

Si esplorano ragioni, ipotesi, spiegazioni. Le risposte vanno dall’età delle persone alla crisi del sistema sanitario. Un fatto è evidente: negli ultimi decenni i governi del paese hanno ridotto il bilancio della sanità di 37 mila milioni di euro. La cifra è astronomica. Equivale a meno letti, meno medici, meno infermieri, meno tutto.

  

Benjamin Cowling, professore de Epidemiología dell’Università di Hong Kong, ha detto alla BBC che in Italia “gli ospedali sono piuttosto pieni e non ci sono medici e infermieri sufficienti. Sarà un problema che colpirà molti paesi, che non hanno équipes, medicine e medici sufficienti”. I dati sembrano dargli ragione: nello Stato spagnolo il settore sanitario ha subito tagli tra i 15.000 e i 21.000 milioni di euro nell’ultimo decennio.

  

L’austerità fiscale non nasce dal nulla. E’ stata la “eredità ricevuta” dopo che gli Stati capitalisti hanno salvato tutti insieme le banche. Quelle che nel 2007-2008 hanno portato il mondo sul bordo del precipizio.

  

Un figlio legittimo dell’anarchia capitalista

 La rabbia di Bruno Canard (direttore della ricerca del CNRS e specialista di coronavirus, n.d.t.) è evidente. Traspare da ogni riga della lettera che ha pubblicato una settimana fa. Il ricercatore francese lavora da anni sul ceppo dei coronavirus, compreso dopo lo scoppio della SARS (Sindrome Respiratoria Acuta Severa) nel 2002. La mancanza di risorse e di appoggi l’ha lasciato solo: “Con la mia équipe continuiamo a lavorare, ma con scarsi fondi”.

 

Peter Hotez (co-direttore del Centro di Sviluppo dei Vaccini dell’Ospedale Infantile del Texas e decano della Scuola di medicina Tropicale dell’Università Baylor di Houston, n.d.t) ha subito la stessa delusione. Nel 2016, insieme alla sua équipe del Collegio di Medicina di Houston, fu sul punto di ottenere un vaccino contro il coronavirus. Gli vennero tagliati i fondi quando si doveva passare dalle prove sugli animali a quelle sugli esseri umani.

 

 

 

Due esperienze, due fallimenti. Migliaia di chilometri di distanza.

 

El coronavirus non era imprevedibile. Dall’inizio del secolo, con la SARS in mezzo, si potevano gettare le basi per creare vaccini preventivi. Molte vite avrebbero potuto essere salvate. Il “tempo perso” di cui oggi si lamentano gli scienziati non è stato una contingenza, ma il risultato delle opzioni politiche dello Stato borghese.

 

  

L’irrazionalità del mondo capitalista – nata dalla ricerca incessante del profitto – causa altre aberrazioni.

 Mentre ci sono vaccini che non si sviluppano perchè non portano guadagno immediato, ci sono pandemia che vengono “promosse” dai grandi laboratori.

 

Così è successo con l’estensione del virus H1N1, volgarmente conosciuto come Influenza A (o suina). Arrivato nel 2009, divenne rapidamente un affare eccezionale per le grandi società farmaceutiche. Nel giugno di quell’anno Roche si inorgogliva di averci guadagnato 937 milioni di dollari solo nel primo trimestre. Da parte sua la britannica Glaxo prevedeva profitti per 1.600 milioni di dollari nei seguenti 6 mesi. Intanto l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità, n.d.t.) evitava accuratamente di dire che tre dei suoi principali esperti avevano legami finanziari con entrambe le società farmaceutiche.

  

Dietro il freddo conteggio di contagiati e di morti ci sono gli interessi dei padroni del mondo, le loro operazioni e le loro manovre.Dietro la messa in scena, i tentativi di volgere i fatti a favore dei loro affari.

  

Alternative

 

Poche settimane fa il filosofo Giorgio Agamben scriveva: “sembra che, avendo esaurito il terrorismo come causa delle misure eccezionali, l’invenzione di una epidemia possa offrire il pretesto ideale per estenderle –al di là di tutti i limiti”.

 

La pandemia esistente realmente si allarga come un’ombra. Incalza qui e là. Si moltiplica nelle voci e nelle parole.

 

Le grandi corporazioni mediatiche si muovono attivamente: fabbricano e distribuiscono il discorso del terrore e la paranoia.

 

Populisti e liberali reclamano un Leviatano che imponga ordine e controllo sull’insieme del territorio.

 

La società viene trasformata in un gigantesco panoptico dove, in nome del “bene comune”, tutti possono essere sottomessi ad una ferrea e costante osservazione. Razzismo e xenofobia camminano mano nella mano, solo un passo indietro.

  

Ma lo Stato gendarme che vigila la porta di ogni casa è il grande assente nell’ora della prevenzione e delle cure.

 

Di conseguenza non può essere garante della salute delle grandi maggioranze. Le misure di emergenza che eventualmente prende hanno un limite predefinito: la soglia dela grande proprietà privata capitalista.

  

Ma davanti a grandi catastrofi sono necessarie misure radicali, capaci di alterare realmente l’ordine esistente.

 

Per  garantire che questa nuova crisi non ricada sulle grandi maggioranze bisogna toccare i guadagni delle minoranze privilegiate. Quelle che lucrano sulla salute e sulle malattie, come succede con le grandi società farmaceutiche, le cliniche private o le banche, tra tanti altri.

  

(*) Giornalista argentino, direttore di La Izquierda Diario

 

(traduzione di Daniela Trollio

 Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”

 Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)

 

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