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Caro mondo confinato: e la Palestina?

di José Steinleger (*); da: jornada.unam.mx; 13.5.2020

 

 

Batù Khan, nipote di Gengis Khan e capo dell’Orda d’Oro fu il primo militare ad usare armi biologiche.Ovviamente il tartaro non aveva scienziati né laboratori. E neppure conosceva il metodo usato dal cartaginese Annibale, che gettava anfore piene di serpenti velenosi contro le navi nemiche (184 a.C.).

 

Batù Khan fu più ingegnoso. Nel 1346 ordinò di gettare i suoi stessi soldati morti di peste dentro le mura di Caffa (città della Crimea, n.d.t.). Tattica che causò lo scoppio di un’epidemia disastrosa nell’antica città greca allora colonia della Repubblica Serenissima di Genova. Da lì si sparse la peste bubbonica che decimò la popolazione d’Europa (1347-53).

 

Importante centro commerciale per gli schiavi e strategico porto della Crimea nel Mar nero, Caffa cambiò nome nel 1802, recuperando quello originale: Teodosia o Feodosia (in russo). Teodosia vuol dire “data da Dio”.

  

Così cominciò la moderna guerra biologica. Ma, 677 anni dopo, la tattica militare di cui abbiamo parlato è stata attualizzata nei territori occupati della Palestina, visto che per la potenze militare e neocoloniale chiamata Israele dal 1948 anche questi territori sarebbero stati “dati da Dio”.

 

Questo è quanto, per non andare troppo lontano, abbiamo potuto verificare dopo l’annessione delle alture del Golan (Palestina) da parte del regime di Benjamin Netanyahu nel marzo 2019. Annessione che il devoto cristiano rinato e segretario di Stato Mike Pompeo ha giustificato, dicendo che Trump avrebbe potuto essere stato inviato da Dio per salvare il popolo ebreo.

 

 

 

Ma oggi la pandemia globale di Covid-19 ci obbliga a dare un’occhiata (un’occhiatina appena) alle tattiche che i soldati di Netanyahu utilizzano contro i palestinesi contagiati dal virus.

 

Maren Mantovani, coordinatrice delle relazioni internazionali della campagna Stop the Wall (Fermate il Muro), ha trovato un meme – lettere bianche su fondo nero – che circola sulle reti sociali: “Caro mondo, come va il confinamento? Gaza

 

In un particolare articolo intitolato “Tre lezioni dalla Palestina per vincere la pandemia”, Maren segnala che “l’esperienza attraverso la quale sta passando la maggioranza delle persone del Nord globale confinate nelle loro case ha poco in comune con i 13 anni di inumano assedio militare imposto da Israele alla occupata Striscia di Gaza, e neppure con la popolazione palestinese rinchiusa in ghetti sotto il costante attacco dell’apartheid israeliano”. Maren segnala anche la tattica del regime terrorista, che chiede alla maggioranza dei lavoratori israeliani di rimanere a casa, mentre chiede ai lavoratori palestinesi di restare fuori dalle loro case per settimane, vivendo in condizioni disumane e senza protezioni, per mantenere a galla l’economia israeliana.

  

Torniamo all’eroe della assediata città di Caffa.

 

Cosa fanno le autorità di Tel Aviv quando i lavoratori palestinesi si ammalano? Bene ... proprio come i tartari del mio generale Batù Khan, li gettano dall’altra parte del muro che asfissia la Cisgiordania. Naturalmente non con una catapulta .... che orrore. Semplicemente, che tornino ai loro precari villaggi e, intanto, contribuiscano alla loro stessa pulizia etnica disseminando il coronavirus dappertutto.

  

Non parliamo poi degli abitanti di Gaza (il campo di concentramento a cielo aperto più grande del mondo).

 

Sul portale Al-Monitor, il giornalista palestinese Ahmad Abu Amer si chiede se la gravissima situazione obbligherà Tel Aviv a togliere il suo blocco, dopo che le Nazioni Unite  hanno affermato nel luglio 2917 che “Gaza non è un luogo dove si possa vivere ancora”.

 

Con ottimismo, Ahmad scrive: “Gli ultimi sforzi dei paesi arabi, della comunità internazionale e di Israele (sic!) sono preludio della fine graduale dell’assedio”. Non suona male.. anche se si contraddice con il taglio che Donald Trump ha applicato all’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati Palestinesi fino al gennaio 2018 (50 per cento di 125 milioni di dollari).

  

A febbraio Tel Aviv ha avvisato che avrebbe tagliato ogni relazione con l’Alta Commissaria per i Diritti Umani dell’ONU Michelle Bachelet, dopo la pubblicazione di una lista di 112 società che fanno affari in Cisgiordania. Netanyahu le ha risposto: “Istituzione distorta e senza influenza

 

E a inizio di maggio il Tribunale Penale Internazionale (CPI) ha confermato di avere giurisdizione sulla Cisgiordania (comprese Gerusalemme Est e Gaza) annunciando un’indagine completa sui crimini di guerra nei territori palestinesi.

 

Il ministro dell’Energia Yuval Steinitz  ha definito il TPI come antiisraeliano, e ha accusato il procuratore di ignorare il diritto internazionale e di inventare (!!!) uno Stato palestinese.

  

Bene: viva il 75° anniversario della vittoria sul nazifascismo!... quando nessuno era così stupido da chiedersi se i nazisti dovevano appartenere (o no) ad uno Stato per essere giudicati.

 

 (*) Giornalista e scrittore argentino, vive inMessico. Membro fondatore della   Federazione Latinoamericana dei Giornalisti  (FELAP, 1976)

(traduzione di Daniela Trollio

 Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”

 Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)

 

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