Il nemico è sempre lo stesso. Fermiamo i progetti della borghesia.
(Editoriale della rivista “nuova unità” luglio 2020).
Se il movimento operaio - sotto continuo attacco - non si organizza per rovesciare e cambiare il sistema nell'interesse della maggioranza della popolazione, rimarrà schiavo, più o meno moderno,
ma sempre schiavo.
Farida, un'infermiera francese di 50 anni (asmatica e post Covid19), tra gli eroi in corsia, viene massacrata dalla polizia - scaraventata a terra e trascinata per i capelli - e arrestata perché
protesta, a Parigi, durante una manifestazione del personale ospedaliero.
Migliaia di infermieri, operatori della sanità e impiegati sono scesi in piazza il 17 giugno per la valorizzazione del loro stipendio e per il riconoscimento del lavoro. Scene che rimandano alla morte dell'afroamericano George Floyd per mano della polizia a Minneapolis. Anche lei, sanguinante per i lacrimogeni ha chiesto il Ventolin perché asmatica e come risposta le hanno tirato i capelli e spinta in una macchina delle forze di polizia in assetto antisommossa che dimostrano non l'abuso della forza, ma la loro fedeltà agli interessi del potere borghese.
Giuste proteste e richieste - quelle degli ospedalieri in lotta con scioperi e rivendicazioni contro i tagli nella sanità pubblica - applauditi da finestre e balconi che per tre mesi hanno
lavorato dalle 12 alle 14 ore al giorno. Eroi in corsia che ora rischiano di essere dimenticati, e umiliati. Una lotta nel momento giusto - che i sanitari in Italia non sanno cogliere - che pone
al centro dell'attenzione la validità del settore sanitario, la difesa di una sanità pubblica ed efficiente, la rivalutazione del salario e il riconoscimento del lavoro degli operatori che non
siano solo lodi. In una Francia infiammata da tempo, dopo 8 anni di indagine, arriva il processo a Ikea per aver costituito un sistema di spionaggio illegale: avrebbe organizzato un sistema di
spionaggio generalizzato di sindacalisti, salariati, aspiranti impiegati, clienti lamentosi e, sottoposti a particolare sorveglianza (inutile dirlo) erano chi scioperava per ottenere condizioni
di salario e di lavoro migliori. Nella maggior parte dei casi le informazioni erano fornite da poliziotti pagati sotto banco, spesso in cambio di mobili o buoni spesa.
Le violenze contro i lavoratori non sono solo prerogativa di Francia, Stati Uniti ecc. Basta guardare in casa nostra. Nella notte del 10 giugno cariche violente hanno colpito gli operai in
presidio ai cancelli della TNT-FEDEX di Peschiera Borromeo per protestare contro il licenziamento di 66 compagni di lavoro. E dove non arrivano i manganelli arrivano i licenziamenti per infedeltà
all'azienda e gli accordi.
RSU e vertici sindacali (Fiom, Fim, Uilm) hanno sottoscritto l’ennesimo accordo con Confindustria e la multinazionale Marcegaglia di Ravenna per prolungare la cassintegrazione Covid19 i cui 180
dipendenti sono già in Cig dal 26 di marzo.
Nessun riferimento alle varie cooperative in appalto: su 500 solo 50 sono in cig e i loro capi li fanno lavorare a rotazione privi di controllo e sicurezza anche di fronte all'epidemia.
Violenza è anche la vicenda Thyssen. Non solo sono morti 7 operai in una fabbrica priva di misure di sicurezza per la voracità dei padroni, ma ai manager condannati per il rogo del 2007 che non
sono mai entrati in carcere è stata concessa la semilibertà, cioè il rientro serale ma i week end in famiglia. Ci piacerebbe vedere in quale cella passano la notte! Lo temevano i familiari già
nel mese di dicembre quando hanno partecipato all'assemblea organizzata dal CLA (coordinamento lavoratori autonomi per l'unità della classe) a Torino ed ora, giustamente sono sempre più
agguerriti, soprattutto le mamme che hanno perso figli in giovane età a causa dello sfruttamento sul lavoro.
La strage silenziosa dei morti da e di lavoro continua ma non fa particolarmente notizia, soprattutto se si tratta di stranieri. Una malattia che miete più vittime del coronavirus. Ultimi in
ordine di data, il 17 giugno, un operaio romeno di 64 anni, ha perso la vita in un incidente avvenuto in un cantiere stradale per il rifacimento dell'asfalto a San Felice sul Panaro (MO). Alle 2
di notte del 18 giugno, a Verona, un operaio Rfi di 60 anni che stava lavorando sui cavi della linea ferroviaria che attraversa la zona, muore schiacciato sotto ad una motrice ferroviaria
treno.
Solo a gennaio ben 52 persone hanno perso la vita in incidenti sul lavoro, dal 5 maggio al 15 maggio i morti passano da 2,21 al giorno a ben 3,82 al giorno con un aumento del 42 per cento. Un
dato molto probabilmente influenzato dalle riaperture decise non in sicurezza proprio dopo il 4 maggio.
L’offensiva padronale, con la compiacenza dei vertici sindacali concertativi, darà il colpo di grazia agli ultimi rimasti. Dopo la cig si conteranno licenziamenti a catena, lo ha già
preannunciato Confindustria, però avanza l'idea della cancellazione delle ferie come se i lavoratori fossero la causa Covid 19, come se la segregazione obbligatoria (spesso in alloggi piccoli e
insalubri) fosse la stessa cosa che stare in vacanza, come se non ci avessero rimesso economicamente.
"È un obbligo morale non fermare la produzione", sostiene Enrico Carraro della Confindustria veneta, ipotesi che sta prendendo piede tra le imprese nel Nord, il peggio è che la cancellazione
delle ferie per il recupero della produttività - proposta lanciata dal presidente di Confindustria Carlo Bonomi - non sia respinta dal segretario generale Cgil, Maurizio Landini.
In realtà al Nord la produzione non si è mai fermata, proprio per le enormi pressioni di Confindustria, nonostante già a febbraio fosse chiaro il pericolo di contagio di massa, e - se pure tutti
i soloni della scienza non lo dicano - le zone a maggior contagio sono state quelle dove la produzione industriale ha continuato.
Molti si chiedono cosa succederà in autunno quando cadrà il divieto di licenziamento, anche se nel frattempo è stato più che violato. Quando i fondi UE non arriveranno o saranno spesi male e,
dopo la buffonata degli "Stati generali", rimpinguando le casse delle industrie, come FCA che per battere cassa ridiventa italiana.
I disoccupati si aggiungeranno agli attuali e a quelli del settore turismo-ristorazione, le masse popolari dovranno fare i conti con il crescente carovita, un terreno favorevole per il
rafforzamento delle forze reazionarie. Che non sono la soluzione, anzi aggraveranno la condizione della vita sociale. Già la segregazione forzata di Covid 19 ha dimostrato la "prova tecnica" di
subordinazione e condizionamento sociale nel caso in cui - in seguito alla guerra per l'egemonia mondiale - le varie potenze in campo decidessero di usare armi batteriologiche, anziché quelle
tradizionali.
Una stangata, inoltre, si riverserà sulle pensioni. Ad essere penalizzate, già dal prossimo anno, saranno quelle considerate dai governanti (ogni parlamentare costa oltre 15mila euro al mese e
ogni ministro oltre 20mila, ma non si toccano!) medie-alte, cioè dai 1500 ai 1700 euro al mese che nel triennio perderanno 467 euro e dal 2022 ben 267 euro al mese che aumenteranno con recessione
e inflazione.
È il modo della borghesia per risolvere la crisi economica che investe tutto il mondo capitalista e non è solo causa Covid19: aumentare lo sfruttamento (anche con vecchie forme di lavoro, in
veste moderna) e usare i manganelli dove c'è ribellione pur di salvaguardare i propri profitti, appoggiata dalle priorità dei vari governi. Su tutto incombe il pericolo di guerra. Non si ferma e
non si converte l'industria delle armi, anzi si rafforza e aumentano le spese militari non per la difesa, ma da attacco. Nostalgia colonialista? L’Esercito italiano, infatti, nell’ambito del
programma di ammodernamento e approvvigionamento di nuovi sistemi d’arma “tecnologicamente avanzati”, sta facendo incetta di missili in Israele.
Molti non sono a conoscenza che sul territorio italiano stazionano 70 testate nucleari (Aviano e Ghedi Torre) che sono in via di sostituzione con modelli più efficaci e che non sono a beneficio
della salute, ma il governo non firma, né ratifica il Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari (TPAN) approvato alle Nazioni Unite il 7 luglio 2017.
Il nemico è sempre lo stesso, è il sistema capitalista. Lo abbiamo verificato con l'emergenza sanitaria aggravata dai tagli e dal mancato investimento nella prevenzione e nella ricerca. Lo stesso
vale per l'ambiente. Le riconversioni "ecologiche" come gli interventi in seguito ai disastri, sempre più frequenti, sono speculative e improntate ad aumentare sempre più i guadagni, non certo
per gli interessi dei lavoratori e delle masse popolari.
Per questo l'ambiente non si difende con sterili quanto inutili obiettivi sostenuti da monopoli, nobili e vari intellettuali con la coscienza sporca, ma deve essere difeso con una lotta di
carattere decisamente anticapitalista.
Non basteranno gli scioperi se non saranno generali e nell'unità della classe, e se non produrranno alcun danneggiamento. Fermo restando che, se non si costruisce la risposta allo strapotere
della borghesia e dei politici, se il movimento operaio - sotto continuo attacco - non si organizza per rovesciare e cambiare il sistema nell'interesse della maggioranza della popolazione,
rimarrà schiavo, più o meno moderno, ma sempre schiavo. Parallelamente i comunisti devono rafforzare l'unità ideologica, politica e d'azione affinché la classe operaia e il proletariato si
organizzino con lo strumento essenziale per la propria liberazione dalle catene oppressive e repressive.