Non farti ingannare dall’ “Accordo di Pace” di Trump tra Emirati Arabi Uniti e Israele
di Medea Benjamin e Ariel Gold (*); da: rebelion.org; 17.8.2020
“Una grande avanzata, oggi” ha proclamato Donald Trump nell’annunciare il nuovo accordo di pace tra Israele
e gli Emirati Arabi Uniti (EAU). L’accordo trasforma gli EAU nel primo Stato arabo del Golfo e terza nazione araba dopo Egitto e Giordania ad avere relazioni diplomatiche con Israele.
Ma la nuova associazione Israele/Emirati Arabi Uniti non dovrebbe ingannare nessuno. Anche se si presume che tale accordo eviterà l’annessione israeliana della Cisgiordania e svilupperà il
turismo ed il commercio tra i due paesi, in realtà non è altro che un piano per dare un suggello di approvazione arabo allo statu quo di Israele in materia di furto delle terre, demolizioni delle
case, arbitrarietà, esecuzioni extragiudiziali, legge di apartheid ed altri abusi verso i diritti palestinesi
L’accordo va visto nel contesto di più di tre anni di politiche dell’Amministrazione Trump che hanno
rafforzato il controllo di Israele sui palestinesi: traslocare l’ambasciata degli Stati Uniti da Tel Aviv a Gerusalemme; riconoscere le Alture del Golan come territorio israeliano e creare un
presunto piano di pace senza partecipazione o apporti dei palestinesi.
Anche se nessuna amministrazione statunitense ha negoziato con successo una soluzione all’occupazione da parte di Israele, che data da 53 anni, gli anni del mandato di Trump sono stati
particolarmente pregiudizievoli per la causa palestinese. La dirigente palestinese Hannah Ashrawi ha scritto su Twitter che con questo accordo “Israele è stata ricompensata per non aver
dichiarato apertamente quello che ha fatto in Palestina in modo illegale e persistente dall’inizio dell’occupazione”.
Di fatto, con Donald Trump e suo genero Jared Kushner come stratega principale, si sono eliminate anche le concessioni ai palestinesi. Per colmo, nonostante l’accordo sia stato formulato nei
termini di un impegno di Israele a sospendere l’annessione dei territori palestinesi, nella sua conferenza stampa di annuncio dell’accordo stesso Netanyahu ha detto che l’annessione era “ancora
sul tavolo” e che si tratta di qualcosa a cui il Primo Ministro si è “impegnato”.
Uno degli aspetti più brutali di questo periodo per i palestinesi è stato la perdita dell’appoggio alla loro causa degli Stati arabi vicini. Il partito politico arabo in Israele, Balad, ha fatto sapere che, nel firmare questo accordo, “gli Emirati Arabi Uniti si sono aggiunti ufficialmente a Israele contro la Palestina e si situano nel campo dei nemici del popolo palestinese”.
Precedentemente gli EAU esprimevano la seguente posizione, unitamente all’opinione pubblica dei paesi del
Golfo e del Medio Oriente: l’accettazione delle relazioni diplomatiche con Israele sarebbe stata legittima solo in cambio di una pace giusta e in accordo al diritto internazionale.
In giugno l’ambasciatore degli Emirati negli Stati Uniti, Yousef al-Otaiba scriveva in ebraico un articolo sul giornale Yediot Ahronot, l’equivalente israeliano di USA Today, chiedendo che
Israele non si annettesse la Cisgiordania.
Ma, nell’arrivare ad un accordo con Trump e Netanyahu per normalizzare le relazioni, il paese arabo si è trasformato in socio di Israele nel consolidare l’annessione de facto e l’apartheid in
corso.
Il cambiamento di posizione degli EAU – dall’appoggiare la dignità e la libertà dei palestinesi ad appoggiare l’interminabile occupazione di Israele – è una mossa calcolata del principe ereditario degli Emirati, Mohammed bin Zayed, un astuto dittatore mediorientale che utilizza le risorse militari e finanziarie del suo paese per frustrare i movimenti per la democrazia ed il rispetto dei diritti umani con la scusa della lotta al terrorismo islamico. Il suo appoggio a Israele consolida la sua relazione con l’Amministrazione Trump, che già si è impegnata a sostenere le vendite di armi per milioni e milioni di dollari agli Emirati, nonostante l’opposizione del Congresso dovuta alla grande quantità di vittime civili causate dall’uso di queste armi nello Yemen.
Anche il segretario di Stato Mike Pompeo ha protetto gli Emirati in occasione di rapporti credibili sul
fatto che le armi statunitensi vendute agli EAU sono state trasferite in Yemen a gruppi legati ad Al Qaeda, a milizie salaafite dalla linea dura e a separatisti yemeniti. Gli Emirati Arabi Uniti
sono stati anche accusati per la rivelazione dell’esistenza di prigioni segrete in Yemen,dove i prigionieri sono sottomessi ad orribili torture, compreso “il barbecue”, dove i prigionieri vengono
legati ad una griglia come se fossero un arrosto e girati lentamente sul fuoco.
Gli Emirati sono stati inoltre criticati per aver violato l’embargo, decretato dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU nel 2011, alla vendita di armi in Libia, fornendo materiale da combattimento
alle LAAF, un gruppo armato comandato dal generale Khalifa Haftar che ha una storia ben nota di abusi contro i diritti umani.
Così questo accordo con Israele fornisce agli Emirati Arabi Uniti una patente di rispettabilità molto opportuna.
Ma è impossibile comprendere la spinta a questo accordo senza porlo nel contesto delle ostilità in corso
tra i tre paesi e l’Iran. Negli ultimi anni, e secondo il vecchio adagio “il nemico del mio nemico è mio amico”, Israele ha instaurato negoziati con vari Stati del Golfo, compresi gli Emirati
Arabi Uniti, per minare la crescente influenza dell’Iran nella regione.
Come afferma il comunicato che annuncia l’accordo tra Israele e gli EAU, gli Stati Uniti, Israele e gli Emirati Arabi Uniti “condividono una prospettiva simile rispetto alle minacce nella
regione”. Questo accordo combacia con l’ossessione anti-Iran di Trump, che comprende la ritirata dall’accordo nucleare con l’Iran e la sua campagna di “massima pressione” progettata per obbligare
l’Iran a tornare al tavolo delle trattative per ottenere un “accordo migliore”.
Nell’annunciare il patto tra Emirati Arabi Uniti e Israele, Trump ha dichiarato con ridicola spavalderia che, se vincerà le elezioni, otterrà un nuovo accordo con l’Iran in 30 giorni. Chiunque ci
creda deve essere altrettanto delirante di Trump.
Il fatto che questo accordo tra due paesi del Medio Oriente sia stato annunciato, per la prima volta, a
migliaia di chilometri di distanza, a Washington, dimostra che si tratta più di sostenere la deludente campagna elettorale di Trump e migliorare l’immagine malconcia di Natanyahu che di portare
la pace in Medio Oriente.
Mostra anche che Netanyahu e bin Zayed hanno interesse che Trump vinca un secondo mandato alla Casa Bianca.
Invece di segnalare la vacuità del patto, la risposta di Joe Biden (il candidato democratico alle presidenziali USA, n.d.t.) è stata, purtroppo, fare i complimenti a Israele e agli EAU, cercando
di attribuirsi il merito dell’accordo. “Personalmente ho passato del tempo con i leaders di Israele e degli Emirati Arabi Uniti durante la nostra Amministrazione, costruendo la causa della
cooperazione e un impegno più ampio” ha detto Biden. “Sono soddisfatto dell’annuncio di oggi”.
La normalizzazione delle relazioni tra Emirati Arabi Uniti e Israele, agevolato dagli Stati Uniti, serve a
sostenere tre leaders repressori – Trump, Netanyahu e bin Zayed – e causerà altri danni ai palestinesi.
E’ sia una vergogna che una farsa.
(*) MB è una scrittrice e attivista politica statunitense, co-fondatrice dell’organizzazione pacifista femminista Code Pink e ha guidato le proteste contro il governo di G. Bush per la guerra in Iraq;
(traduzione di Daniela Trollio
Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”
Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)