Bielorussia

Nuova edizione delle “rivoluzioni colorate” in Bielorussia

Fronte Antimperialista Internazionalista (*); da: lahaine.org; 19.8.2020

 

Il sistema imperialista del capitalismo globale è in crisi strutturale, crisi che si sta approfondendo in modo continuato dalla crisi finanziaria del 2007. Il sistema è arrivato ai limiti della sua espansione, affrontando la scarsità delle risorse naturali e la mancanza di nuovi mercati che possano alimentare la sua insaziabile necessità di accumulazione del capitale. L’unico modo di ritardare il suo collasso è distruggere tutte le barriere all’integrazione nel sistema di quei paesi che ancora resistono alla logica neo-liberista di accumulazione infinita in un sistema finito.

 

La Bielorussia ha intense relazioni di carattere politico, economico e militare con la Russia, relazioni mantenute in base al suo passato comune sovietico. E, come l’Ucraina prima del colpo di Stato del 2014, promosso dai governi dell’Unione Europea e degli Stati Uniti, la Bielorussia occupa una posizione geo-strategica molto importante nella regione. Con frontiere comuni con la Polonia, la Lettonia, la Lituania – paesi che concentrano truppe e armi con cui la NATO minaccia la Russia – e con l’Ucraina al sud, la sua caduta in mano alla NATO permetterebbe di far avanzare le linee di minaccia dell’organizzazione politico-militare atlantica sulla Russia. E per la Bielorussia passa l’accesso via terra all’enclave russa di Kaliningrad sul Baltico.

 

Nel mondo occidentale ci sono senza dubbio potenti interessi per destabilizzare la Bielorussia e  sottometterla al vassallaggio euro-nordamericano, come già si è fatto con i paesi vicini.

 

La regione bielorussa, fin dalle sue origini nel secolo VI, faceva parte del Rus di Kiev, origine storica della Russia. La Bielorussia di oggi ha due lingue ufficiali: il bielorusso, parlato dal 19% della popolazione ed il russo, utilizzato dal 72%.

 

Secondo dati dell’ONU la Bielorussia ha un sistema sanitario molto efficiente ed un tasso di mortalità infantile molto basso, sostanzialmente migliore di quello del Regno Unito. Il suo tasso di alfabetizzazione è del 99% ed il suo indice di Gini (indicatore di disuguaglianza) è uno dei più bassi d’Europa, ponendo quindi il paese tra i più egualitari del mondo.

 

L’economia del paese è controllata dallo Stato e il 51,2% dei bielorussi lavorano per compagnie totalmente statali; solo l’1,4% è impiegato presso società totalmente straniere. Il tasso di disoccupazione è inferiore all’1%. La Bielorussia dispone di un settore agricolo e di uno di meccanica pesante (agricola e militare) forte, da cui proviene la maggior parte delle sue esportazioni verso la Russia ma anche verso Germania, Ucraina, Polonia e Lituania.

 

La Bielorussia è membro della Comunità Economica Euroasiatica e dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva che raggruppa la Russia e vari paesi ex sovietici. Questo non è di ostacolo al suo mantenimento di relazioni politiche ed economiche con l’Unione Europea e a divergenze in alcuni ambiti con la Russia, dove una parte della sua oligarchia spinge per impadronirsi del settore industriale statale.

 

Con il suo modello ‘keynesiano’ di sviluppo, che si appoggia al ruolo dello Stato nella regolazione dei mercati e dell’economia, la Bielorussia rappresenta una sfida alla logica neoliberista: rifiuta di abbassare le difese che causerebbero un’inondazione di capitali e merci straniere, che porterebbero alla de-industrializzazione, alla povertà e alla perdita della sovranità ed eliminerebbero qualsiasi possibilità di sviluppo indipendente nell’interesse della sua popolazione.

 

 Certo sarebbe ingenuo pensare che la Bielorussia sia il paese ideale. E’ un paese che non vive nel vuoto ma come parte del sistema del capitalismo globale, che a sua volta influisce sulla dinamica interna. Questo si riflette nella crisi che sta deteriorando il livello di vita dei lavoratori, in particolare nell’ambito della salute, dell’educazione, del pensionamento e della disoccupazione.

 

Anche se le potenze occidentali non possono generare da se stesse le proteste, possono appropriarsene nel momento opportuno se appare un vuoto di comando.

La storia delle rivolte chiamate “rivoluzioni colorate” ci fornisce uno schema chiaro, sia nell’attuazione che nelle conseguenze. Lo schema comprende l’approfittarsi dello scontento popolare legittimo per provocare un cambio di regime, che porta con sé una profonda trasformazione economica, legislativa e sociale. Per questo si conta su processi prefabbricati di catalisi, introdotti da movimenti di protesta creati attraverso l’ingerenza di organizzazioni assistenziali e OnG, finanziate e organizzate dalle agenzie governative  dei paesi della NATO e da gruppi di potere del capitalismo globale, come possiamo vedere ad Hong Kong, in Bolivia o in Ucraina.

L’inserimento di mercenari agisce nei momenti più caldi della destabilizzazione. L’artiglieria della macchina propagandistica capitalista è un fattore di amplificazione e di legittimazione primordiale in questi processi.

 

La conseguenza di queste “rivoluzioni colorate” è sempre stata la subordinazione politica del paese dovuta all’estorsione economica e all’eliminazione degli ostacoli alla spoliazione, creando miseria, eliminando diritti democratici ed utilizzando la repressione per compensare la mancanza di legittimità. Ne possiamo vedere esempi dolorosi in Georgia, in Libia, in Ucraina e in Bolivia.

 

C’è un segmento sociale in Bielorussia che controlla una parte del sistema economico e ha fretta di ampliare il suo potere e non ha scrupoli nell’aprire il paese alle potenze straniere per ottenerlo.

Come i nazisti ucraini dell’Euromaidan  gli insorti bielorussi portano vergognosamente i colori e le bandiere del battaglione Vlasov, il traditore che, insieme all’ucraino Stepan Bandera, superò i nazisti nelle mattanze indiscriminate dei sovietici ai tempi della Grande Guerra Patriottica (così i russi definiscono la 2° Guerra Mondiale, n.d.t.).

 

Cos’altro ci vuole per rendersi conto che, battendoci a fianco delle forze della globalizzazione, lottiamo contro i nostri stessi interessi, che indeboliamo la nostra stessa posizione, che stiamo commettendo un suicidio politico?

Quanti altri esempi ci vogliono perché ci rendiamo conto che, se non abbiamo conseguito un ruolo guida sul movimento dei lavoratori fino ad ora, il chiudere gli occhi è permettere al nostro nemico di ingannarci?

 

L’interesse dei lavoratori bielorussi è preservare il posto di lavoro, preservare l’industria, la terra, lo stato sociale ed andare al di là di Lukashenko, costruendo il potere dei lavoratori. Tutto questo è quello che l’opposizione dice apertamente di voler smantellare ed è proprio quello che  le forze che appoggiano l’opposizione aspettano da 40 anni.

 

Noi del Fronte Antimperialista Internazionalista denunciamo l’intervento, in particolare degli USA, delle istituzioni dell’Unione Europea e dei paesi suoi membri, in Bielorussia e chiediamo l’immediata cessazione dell’ingerenza negli affari interni del paese.

 

Condanniamo i processi di assoggettamento e la perdita di sovranità che sacrificherebbero gli interessi del popolo bielorusso a favore dei profitti dell’oligarchia imperialista.

Denunciamo in particolare l’azione dell’Alto Rappresentante dell’Unione Europea per gli Affari Esteri, Josep Borrell, e chiediamo che rispetti gli affari interni della Bielorussia.

Approfittiamo di questa occasione per chiedere la condanna delle flagranti violazioni dei diritti umani che hanno luogo negli USA e denunciamo la repressione militare con cui il loro governo cerca di far tacere la grande contestazione sociale con cui il popolo nordamericano affronta la brutalità poliziesca impune e le mattanze dei suprematisti.

 

Chiamiamo le forze antimperialiste e  progressiste a difendere la sovranità bielorussa e ad appoggiare la difesa del popolo bielorusso contro gli attacchi neoliberisti.

Per una Bielorussia libera da ingerenze e estorsioni! Non passeranno!

 

 

(*) Organizzazione spagnola nata nel dicembre 2017, si batte contro le guerre imperialiste e la NATO.

 

(traduzione di Daniela Trollio

Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”

Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)

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