Anniversari

Il ruolo decisivo delle donne nell’indipendenza e nella guerra del Vietnam

di Paola Sabatès (*); da: pagina12.com.ar; 3.9.2020

 

Anche se Hollywood non lo racconta, alla storia del Vietnam manca sempre una parte: quella che non sarebbero state possibili l’indipendenza e la sua vittoria nella guerra senza la partecipazione decisiva delle donne vietnamite.

A 75 anni da quel 2 settembre 1945 in cui il presidente Ho Chi Minh proclamò la liberazione dal giogo colonialista francese, è necessaria una riparazione storica che non solo riconosca le donne come le eroine delle trincee ma anche come strateghe militari e guerriere addestrate del campo di battaglia.

 

Molto, molto prima della vittoriosa Rivoluzione di Agosto, che diede vita all’allora Repubblica Democratica del Vietnam, le donne vietnamite avevano giocato un ruolo cruciale nella difesa della nazione dopo l’invasione cinese. A metà del secolo 1°, le sorelle Trung Trac e Trung Nhi avevano guidato la ribellione contro il dominio della dinastia Han. Duecento anni dopo la “Giovanna d’Arco” vietnamita, Trie Thi Trinh, a soli 23 anni, riuscì a resistere con successo per parecchio tempo alla dinastia cinese Wu. Più vicina nel tempo – con un salto che lascia indietro molte guerrigliere addestrate alle arti marziali e alla strategia militare – la comandante generale in capo Bui Thi Xuan contribuì, alla fine del secolo XVIII, alla vittoria contro circa 300 mila invasori cinesi.

 

Con la creazione del Partito Comunista del Vietnam, che dal 1930 guidò la battaglia per l’indipendenza dalla Francia delle presunte “Libertà, Uguaglianza, Fraternità”, le donne tornarono a giocare un ruolo fondamentale. Protessero le basi del Partito – che in uno dei suoi 10 punti centrali postulava l’uguaglianza di genere – ma organizzarono anche raggruppamenti propri, come la celebre Associazione delle Donne Anticolonialiste che si dedicò al lavoro di propaganda e partecipò attivamente alle rivolte operaie.

 

Verso il 1935 era tale lo spirito rivoluzionario tra le donne che una di esse, Nguyen Thi Minh Khai, affermò, davanti ai delegati comunisti durante un Congresso dell’Internazionale a Mosca, che “insieme agli operai e ai contadini del nostro paese lottiamo per ottenere un salario uguale a quello dell’uomo per un lavoro uguale e contro i colonialisti che ci opprimono, per l’indipendenza completa del nostro paese”.

 

Nel 1941 Ho Chi Minh creò il Vietmin, quell’ampia alleanza nazionalista con cui cercò di combattere l’occupazione giapponese, strascico degli avvenimenti della 2° Guerra Mondiale. Allora la forza femminile assunse il nome di Associazione delle Donne per la Liberazione Nazionale, in un processo nel corso del quale tale Associazione divenne un’organizzazione militare.

Migliaia di donne furono arrestate, incarcerate e assassinate per aver sfidato il nemico. La loro partecipazione nel movimento dell’insurrezione generale fu decisivo per ottenere la vittoria. Una decina di loro  ricevette il titolo di “Eroe”, tra cui Ho Thi Bi, Nguyen Thi Chien, Mac Thi Buoi e Vo Thi Sau.

I loro nomi oggi sono emblemi della resistenza popolare.

 

Ma la pace durò poco nella Repubblica Democratica del Vietnam, che presto vide rinascere la minaccia coloniale.  L’aggressione francese tornava e sarebbe rimasta nel paese indocinese per altri nove anni. Di nuovo le donne furono una forza decisiva nella strategia militare. Si creò l’Unione delle Donne Vietnamite che tornò a mobilitarle e a dar loro un ruolo centrale nella produzione e nell’approvvigionamento.

 

Secondo documenti del Museo delle Donne del Vietnam, dal 1950 al 1954 – nelle zone parzialmente liberate – le donne dedicarono un totale di 9.578.000 giorni lavorativi al trasporto di alimenti e armi, dei quali ben 2.381.000 solo per la battaglia di Dien Bien Phu, la cui grande vittoria mise fine all’occupazione francese.

 

Dopo la firma degli Accordi di Ginevra del 1954, il Vietnam si divise in due:  il Nord entrò in un periodo di transizione verso il socialismo mentre nel Sud, sottomesso ad una dittatura capitalista, diverse fazioni continuarono a resistere alle forze statunitensi e a lottare per la riunificazione nazionale.

Fino a quando questa avvenne, il ruolo delle donne vietnamite fu diverso in uno e nell’altro luogo, ma cruciale in entrambi i fronti. Se nel Sud esse guidarono la resistenza nelle zone rurali e urbane e combatterono battaglie politiche e militari, nel Nord ebbero un ruolo non meno rilevante: ricostruirono le zone bombardate, curarono i feriti, sotterrarono i morti e furono le responsabili della produzione di riso.

Il 70% della produzione di cibo nel Nord fu opera delle donne.

 

E’ da segnalare, in quegli anni, la forza armata delle donne che lottò per la liberazione del Vietnam del Sud. Conosciute con il nome di “Esercito coi capelli lunghi”, furono  definite dallo “Zio” Ho come un gruppo di combattenti “così astute e coraggiose da terrorizzare il nemico”. Il suo dirigente principale fu Madame Nguyen THi Dinh, ufficiale di alto rango del Fronte Nazionale di Liberazione del Vietnam (FNLV), o Vietcong.

Nel Sud le donne rappresentarono il 40% delle forze della guerriglia e delle milizie. Ci furono più di cinquanta squadroni femminili e molti plotoni di guerrigliere e combattenti di artiglieria nelle regioni rurali o montagnose.

Se nel Nord furono meno quelle che combatterono militarmente, le lavoratrici assunsero con coscienza politica il loro ruolo di produttrici. Molte si unirono al Movimento “Tre assunzioni di responsabilità” creato dall’Unione delle Donne per trasformare in Nord in una solida base di appoggio al Sud.

Come raccontò la giornalista Ines Nunes in un articolo scritto dopo una visita in Vietnam, “uno degli slogans dell’Unione delle Donne fu ‘Let the women of the North shed more sweat so their sisters in the South could shed less blood”, ovvero “Che le donne del Nord spandano più sudore perché le loro sorelle del Sud spandano meno sangue”.

 

Le donne vietnamite giocarono un ruolo attivo fino al finale stesso della guerra. E continuarono a farlo in seguito: il loro ruolo fu centrale nella ricomposizione sociale di un paese in cui la maggioranza dei padri di famiglia era morta o era scomparsa, e continua ad esserlo ancora oggi con le sfide che il Vietnam attuale affronta.

Senza il loro coraggio e la loro tenacia sarebbe impossibile spiegare la vittoria di un popolo che affrontò centinaia di rivolte per l’indipendenza nazionale.

La loro storia, fino ad ora poco raccontata, è sinonimo di rivoluzione.

 

(*) Giornalista argentina

 

(traduzione di Daniela Trollio

Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”

 

Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)

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