Il Covid e i vaccini transgenici
di Silvia Ribeiro (*); da: alainet.org; 14.9.2020
La persistenza della pandemia di Covid 19 ha scatenato una enorme corsa per ottenere un vaccino. Le epidemie sono sempre un momento di rialzo per la vorace industria farmaceutica, iper-concentrata in 20 grandi multinazionali che controllano la maggior parte del mercato mondiale e che non hanno interesse per la salute bensì per i loro profitti.
Queste industrie approfittano dell’opportunità che i governi, nella fretta di trovare una formula rapida per uscire dallo stato di crisi pandemica e per rassicurare la popolazione, sono disposti a fornire enormi risorse pubbliche - denaro, conoscenze e installazioni pubbliche – e a semplificare i regolamenti e le valutazioni di pericolosità dei vaccini.
Così si sviluppano a ritmi accelerati vaccini altamente sperimentali, la maggior parte transgenici, con meccanismi di azione nel nostro organismo su cui esistono grandi incertezza e molti rischi.
Per le multinazionali è una miniera d’oro inusitata poter effettuare la sperimentazione a livello di massa, con copertura e denaro pubblico, con tecnologie simili alle terapie geniche negli esseri umani, la cui ricerca è stata ristretta dopo aver provocato, agli inizi, seri danni e anche casi di morte.
Secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale per la Salute, n.d.t.) al 9 settembre circolavano 35 vaccini per il Covid-19 in studi pre-clinici.
Dei primi 35 in prova, 17 vaccini si basano su tecniche di ingegneria genetica non testate precedentemente su esseri umani. Questi vaccini transgenici hanno in massima parte tre impostazioni.
Una che usa un plasmide (piccola molecola circolare di DNA) come vettore per introdurre DNA nelle nostre cellule; una seconda che introduce RNA direttamente nelle cellule ed una terza che introduce DNA attraverso un virus che, a sua volta, è manipolato geneticamente perché non possa replicarsi.
I vaccini tradizionali sono basati sull’inoculazione di un virus morto o attenuato (che presumibilmente non infetta) che causa una reazione del sistema immunitario, che impara così a riconoscere quel tipo di virus e previene future infezioni.
I vaccini transgenici, invece, introducono DNA o RNA estranei nel nostro organismo, dove si codificano per creare una proteina simile a quelle del SARS-CoV2, utilizzando le nostre stesse risorse cellulari. Ad esempio per creare una proteina S o “spiga” (le ‘spine’ che formano una corona nel virus). Se funziona, questa sarà riconosciuta come estranea dal nostro sistema immunitario, che produrrà anticorpi per prevenire le prossime infezioni.
Il modo di agire di questi vaccini di fatto ci trasforma in esseri transgenici, almeno temporaneamente, perché non si tratta di una proteina estranea davanti alla quale il nostro sistema reagisce (come i vaccini precedenti), ma manipola il nostri organismo per creare il presunto nemico da attaccare.
Nel terzo gruppo di vaccini transgenici (vettori virali non replicanti) si trovano, tra quelle di altre società, i vaccini della società Johnson & Johnson (Stati Uniti), CanSino Biologics della Cina, Sputnik V della Russia con cui il Messico si è impegnato a fornire volontari per la sperimentazione negli umani nella fase 3:
Si basa su questa tecnica anche il vaccino in sviluppo di AstraZeneca, alla cui produzione massiva parteciperanno Argentina e Messico, finanziata in parte dalla Fondazione Carlos Slim (Carlos Slim è un imprenditore messicano. Opera in molteplici settori, dalle telecomunicazioni, all'attività bancaria e assicurativa, al monopolio del tabacco e del petrolio nel suo Paese. È stato l'uomo più ricco del mondo dal 2010 al 2013; nel 2016 ha occupato secondo Forbes era nella classifica degli uomini più ricchi al mondo con 50 miliardi di dollari, nel 2018 è al settimo posto con 58 miliardi. Dal 2016 è il maggiore azionista della The New York Times Company, n.d.t.). Il governo del Messico ha anche preso accordi per partecipare alle prove della fase 3 con Walvax, Cina, che sviluppa un vaccino transgenico basato sull’RNA, e con la società Sanofi-Pasteur che sviluppa un altro tipo di vaccino, basato nell’introduzione di piccoli pezzetti (sub-unità) di proteine.
Come segnalano esperi in vaccini e biologi molecolari, ci sono seri rischi con questi vaccini transgenici. Ad esempio, una volta introdotto il DNA e l’RNA nelle nostre cellule per creare la proteina S, non è chiaro come si fermerà la produzione di questo antigene, né che effetto avrà la presenza continuata del DNA/RNA sintetico nelle cellule, che oltretutto, nel caso del DNA, arriva con un promotore genetico molto attivo.
Non è chiaro neppure quali cellula saranno colpite, al di là dell’obiettivo, se le proteine o il DNA introdotto entrano nel sistema circolatorio e arrivano ad altri organi. I recettori ACE2, che sono quelli che abilitano le proteine S ad entrare nelle cellule, esistono nei reni, nei polmoni e nei testicoli, il che potrebbe produrre risposte infiammatorie gravi , reazioni autoimmuni o altri effetti sconosciuti.
Negli esperimenti con animali questo tipo di vaccino transgenico ha prodotto processi infiammatori severi e quello che chiamano “risposta paradossale”: l’organismo attacca altri virus presenti nel nostro corpo (tutti noi esseri viventi conviviamo naturalmente con virus e batteri), producendo infiammazione e altri sintomi dannosi.
I tempi di valutazione dei vaccini che si stanno creando non contemplano di valutare altro che rischi a corto periodo; ma le reazioni avverse possono sorgere successivamente. Per questo i processi di approvazione dei vaccini durano alcuni anni, che ora non sono contemplati.
Nello stesso momento non si prendono le decisioni necessarie per cambiare le cause delle pandemie – dal sistema alimentare agroindustriale alla distruzione della biodiversità – anche se esistono parecchie avvertenze che ci sono altre pandemie che incombono.
Questo sembra essere il più grande esperimento transgenico di massa sugli esseri umani, e coloro che ci guadagneranno sono le multinazionali farmaceutiche, che lucrano con le cause e con la continuazione delle pandemie.
(*) Ricercatrice del Gruppo ETC, che monitora da 25 l’impatto delle tecnologie emergenti e le strategie delle multinazionali sulla biodiversità, l’agricoltura e i diritti umani. Ha sedi in Canada, USA e Messico.
(traduzione di Daniela Trollio
Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”
Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)