Palestina

Dio li fa e il diavolo li accoppia

di Sergio Rodrìguez Gelfenstein (*); da: alainet.org; 24.9.2020

 

Otto anni fa, nel marzo 2012, scrissi un articolo intitolato “Il conflitto arabo-israeliano”. Un inganno imperiale”. In questo testo esponeva alcuni punti di vista che causarono molte polemiche e anche un rifiuto da parte di alcuni lettori. In quell’occasione spiegavo che:

E’ comune sentir parlare di un presunto ‘conflitto arabo-israeliano. Tale conflitto non esiste, per lo meno per quanto si riferisce alla maggior parte dei governi. Quello che succede nella realtà è il confronto tra gli alleati degli Stati Uniti e dell’Europa ed i popoli arabi, doppiamente oppressi dall’intervento imperiale nei loro territori in connivenza con i loro governi e il carattere repressivo, autoritario e antidemocratico della maggioranza dei governi della regione. E per questo che Israele ha eccellenti relazioni con vari governi arabi con i quali, presumibilmente, sarebbe in conflitto.”.

……Israele, le monarchie autocratiche ed i governi arabi hanno stabilito una virtuale alleanza prima sotto l’egida della Gran Bretagna e poi con gli Stati Uniti, in cui la volontà della Palestina di costruire la propria nazionale, la lotta per la sovranità del Sahara Occidentale e lo spirito liberatore e democratico dei popoli arabi più recentemente  sono stati, nel corso della storia, la moneta di scambio per perpetuare il dominio degli uni e degli altri, in una logica imperiale che dà a questa regione un’importanza geopolitica enorme poichè è il maggiore acquirente di armi e il maggior produttore di energia del pianeta.

….. L’inganno di questo presunto conflitto alimentato dall’Occidente non fa altro che sostenere un mercato vitale per il mantenimento di un modello di società decadente. Allo stesso modo le satrapie autocratiche arabe e lo Stato sionista di Israele si sono prestati ad essere la comparsa necessaria per la presenza e l’intervento imperiale ogni volta che i loro interessi sono minacciati.” Queste righe sono parte di quell’articolo del 2012.

 

Alcuni fatti recenti mi danno ragione; le nuove relazioni diplomatiche dello Stato sionista con gli Emirati Arabi Uniti e con il Bahrein con il patrocinio statunitense, hanno rafforzato quanto è noto: gli Stati Uniti stanno facendo sforzi enormi per costruire un grande blocco arabo-sionista reazionario che serva da strumento “ampio” di applicazione delle loro politiche nella regione, per alleviare la pressione sullo Stato sionista in modo che questo possa giocare meglio il suo ruolo di portaerei degli USA; per distruggere l’asse della resistenza guidata dall’Iran; per evitare che i palestinesi possano costruire  uno Stato che – per diritto e per storia  - spetta loro; salvare i loro alleati sauditi e degli Emirati dalla débacle dei loro eserciti e dal disastro della loro politica nello Yemen e, alla fine, proteggere dalla concorrenza il più grande mercato importatore di armi del mondo, che si sostiene  grazie al “conflitto” esistente ogni volta che gli Stati Uniti vendono ad entrambi i contendenti.  

E’ ben noto che, senza questa industria, l’economia statunitense non potrebbe sostenersi.

 

Dhani Khalfan, il vice comandante della Polizia di Dubai, la più grande città degli Emirati Arabi Uniti, ha esemplificato con una frase il sentire della plutocrazia del suo paese rispetto alle relazioni con Israele. In uno scritto pubblicato sulle reti social , ha detto: “9 milioni di ebrei sono meglio di 40 milioni di arabi in termini di capacità scientifica, finanziaria e politica … la colpa è in noi e non negli ebrei, … perché incolpiamo sempre gli altri?

 

Sappiamo che gli interessi di classe sono molto più potenti  di qualsiasi altro tipo, compresi quelli familiari o nazionali. In questo senso, gli interessi dell’ultradestra sionista che ha il potere in Israele sono pienamente coincidenti con quelli delle putrefatte monarchie sunnite arabe, nonostante queste siano profondamente anti ebraiche, a differenza della corrente sciita dell’islam che non professa sentimenti ad essi contrari.

L’appropriazione (il sequestro) dell’ebraismo da parte del sionismo fu il primo anello utilizzato dalle potenze imperiali – europee prima e statunitense poi – per stabilire il controllo moderno dell’Asia Occidentale, regione che, come si è detto, possiede le maggiori riserve di petrolio e di gas del pianeta.

 

Vale la pena di dire che la tanto pubblicizzata contraddizione politica tra le correnti sciite e sunnite dell’slam è anch’essa un artificio occidentale per promuovere la divisione tra arabi e musulmani. E’ noto che, ad esempio, in Siria  il presidente Assad è alauita, un ramo sciita minoritario nel paese, mentre la maggior parte del’esercito e tutto il suo stato maggiore è sunnita, il che non preclude affatto l’unità nazionale contro il terrorismo e l’imperialismo.

Allo stesso modo (ma visto in senso contrario) sono note le profonde contraddizioni tra i governi sunniti promotori del terrorismo wahabita dell’Arabia Saudita e degli Emirati Arabi Uniti opposti agli altrettanto sunniti governi di Turchia e Qatar. Ancora:  nonostante  la maggior parte del popolo palestinese sia  sunnita, esso ha i più importanti alleati nell’Iran, nella Siria e in Hezbollah libanese, che sono tutti sciiti.

 

Così è evidente che la gestione di conflitti apparenti e contraddizioni nell’Asia Occidentale non è altro che una serie di sotterfugi mediatici occidentali per seminare odio e frammentazione mentre si costruiscono alleanze tra nemici apparenti che, in realtà, costituiscono la colonna vertebrale dell’intervento imperiale nella regione.

 

La parole di Khalfan sono espressione dell’ignoranza  e di un pensiero razzista e classista basato sulla presunta superiorità di alcuni arabi rispetto ad altri. IL poliziotto degli Emirati ha alimentato la sua diatriba assicurando che “.. Non siamo Palestina. La Palestina essenzialmente non è uno Stato sovrano. Non ha moneta, né esercito o polizia, presidenti o ministri ...”. Le sue ripugnanti opinioni  svergognano tutta l’umanità decente, compreso una buona parte degli ebrei, soprattutto quelli non sionisti.

La sua ignoranza non permette a Khalfan di vedere che è capo della polizia di un paese senza storia, visto che fu inventato dai colonialisti britannici quando si ritirarono dalla regione per lasciarvi delle monarchie (inventate anch’esse) le quali, in cambio della soggezione a Londra, Parigi e Washington, furono installate su un mare di petrolio  che fornì loro ricchezza e potere.

Ma quello che i poteri imperiali non poterono trasferire a questi ignoranti allevatori di capre del deserto diventati milionari statisti, a coloro che regalarono loro questi paesi disegnati dal colonialismo, fu l’intelligenza, la cultura e la sapienza delle grandi civiltà persiana, mesopotamica ed egiziana, culle di alcune delle più importanti scoperte scientifiche della storia antica.

Khalfan e tutte queste satrapie che oggi venerano Trump e Natanyahu non sono neppure capaci di provare amore per la loro religione, per il profeta e i califfi suoi successori, facendo un cattivo uso del culto solo per nutrire e fomentare il  terrorismo, in primo luogo contro gli stessi loro fratelli musulmano e poi contro tutta l’umanità.

 

Arabi ed ebrei sono fratelli, hanno una comune origine, sono semiti; secondo le scritture religiose entrambi i popoli discendono da Sem, uno dei figli di Noè.

Per questo devono vivere in pace: per riuscirci dovranno continuare a lottare fino a sconfiggere sia lo Stato sionista che le retrograde monarchie arabe, che oggi si riuniscono sotto il tetto del Satana che vive alla Casa Bianca di Washington.

 

 

(*) Analista internazionale, ex direttore delle Relazioni Internazionali della Presidenza della Repubblica Bolivariana del Venezuela

 

(traduzione di Daniela Trollio

Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”

 

Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)

News