Ma gli operai e i proletari non sono stati rovinati solo dai grandi capitalisti.
Dopo che il padrone li ha sfruttati in fabbrica o nei luoghi di lavoro, terminato lo sfruttamento dell'operaio da parte del padrone di fabbrica e pagato il suo salario, questo viene “spolpato” da
altri settori della borghesia, il padrone di casa, il commerciante bottegaio, l’Ipermercato e così via.
Nella crisi che si è accelerata con il covid, gli artigiani, i piccoli industriali, le piccole imprese agricole, i piccoli commercianti e coloro che vivevano di piccole rendite, tutte queste
classi precipitano a condizioni assimilabili al proletariato, in parte per il fatto che il loro piccolo capitale non è sufficiente per l'esercizio della grande industria e soccombe nella
concorrenza con i capitalisti più forti, in parte per il fatto che la loro abilità viene svalutata da nuovi sistemi di produzione. Così il proletariato si recluta in tutte le classi della
popolazione.”
Alcuni intellettuali ex PCI ex Rifondazione, o sedicenti “rivoluzionari” che si considerano “portatori della coscienza di classe dall’esterno” sono talmente presuntuosi di incolpare delle
sconfitte sempre gli sfruttati quelli che faticano e mettere insieme il pranzo con la cena.
Invece di cercare di capire perché la frattura fa movimento operaio e movimento comunista si è dilatata e le ragioni della sconfitta analizzandone gli errori, incolpano la classe operaia
ritenendo che, senza di loro, questa non è in grado di sviluppare una propria, autonoma, visione del mondo, nascondendo a se stessi il fatto che sono stati proprio loro a propagandare nel
proletariato le idee del nemico, l’ideologia “democratico-borghese” a sostegno degli interessi della classe dominante.
Il sistema capitalista, l’imperialismo, con l’aiuto dei suoi agenti nel movimento operaio (i sindacalisti sul loro libro paga), cerca di cancellare la memoria storica comunista, il concetto di
classe, di capitale e di sfruttamento, di conflitto, di lotta di classe che sono alla base della società su cui si fondano le sue istituzioni.
Gli ex comunisti, convertiti al mercato capitalista, sono diventati nel recente passato ministri nei governi borghesi.
Anche molti ex rivoluzionari sfruttando il loro passato “sovversivo "hanno ottenuto posti di comando nei vari gangli della società borghese, nelle università. nei partiti e nei sindacati. Hanno
deriso e criminalizzato il potere operaio, la dittatura del proletariato, il socialismo, cioè il sistema sociale che considera la proprietà privata dei mezzi di produzione e lo sfruttamento
dell’uomo sull’uomo un crimine contro l’umanità.
Infine – dopo esserne diventati sostenitori del sistema e aver inneggiato alla democrazia borghese e al capitalismo come al “migliore dei mondi possibili” sono diventati i suoi principali
difensori.
Il soggetto rivoluzionario – la classe operaia, gli operai coscienti – non possono fare passi avanti sulla teoria e la pratica dell’organizzazione indipendente, sulla costruzione o sulla
rifondazione di un loro partito se non si liberano della zavorra rappresentata dai dirigenti compromessi o sostenitori del sistema del lavoro salariato.
Liberarci dei lacci e laccioli che tengono imbrigliata la classe operaia e proletaria e la legano ai loro sfruttatori è oggi indispensabile. La divisione del lavoro, la concorrenza fra proletari
genera ogni giorno sempre più divisione nella classe e nelle sue avanguardie.
Oggi a differenza del passato, gli operai comunisti, i rivoluzionari, non hanno più bisogno di delegare la costruzione del loro partito agli intellettuali, anche se questi possono servire alla
causa se diretti dalla classe operaia.
Scriveva già Gramsci nel lontano 1926, criticando le tesi di Bordiga sul partito e sul ruolo preminente degli intellettuali:
“La nostra posizione deriva da ciò che noi riteniamo si debba porre nel massimo rilievo, il fatto che il partito è unito alla classe non solo da legami ideologici ma anche da legami di carattere
fisico …”
La teoria e la pratica della lotta di classe hanno evidenziato che le avanguardie operaie, gli operai entrano nel partito non solo semplicemente come operai ribelli, ma come operai comunisti,
come “uomini politici”, come teorici del socialismo.
Confrontarci fra lavoratori combattivi, anticapitalisti, riconoscerci come appartenenti alla stessa classe sociale sfruttata, lottare e lavorare uniti nello scontro di classe contro il capitale
per la ricomposizione della nostra avanguardia costruendo ambiti e momenti d’incontro teorici – politici, è oggi il compito che possono compiere principalmente solo gli operai coscienti,
costretti a diventare – nel fuoco della lotta di classe – anche teorici del socialismo.