I CAPITALISTI UNICI “RESPONSABILI” DELLA NOSTRA MISERIA

I CAPITALISTI UNICI “RESPONSABILI” DELLA NOSTRA MISERIA

I nostri nemici sono in casa nostra e sono quelli di sempre: i padroni e i loro governi di centro destra e centrosinistra, politici e sindacalisti sul loro libro paga.

In una società divisa in classi antagoniste, con interessi diversi la crisi non colpisce tutti allo stesso modo. Anche nelle crisi e nelle pandemie ci sono capitalisti che realizzano lauti profitti, mentre le condizioni di vita e di lavoro dei proletari peggiorano costantemente.

I borghesi e i loro rappresentanti politici dicono che siamo tutti sulla stessa barca. Una colossale bugia, ma anche se lo fossimo noi proletari continuiamo a remare incatenati come gli schiavi e i padroni a godersi il sole in plancia serviti e riveriti.

La crisi porta ad acuire le contraddizioni anche fra i vari blocchi imperialisti, le contraddizioni interimperialiste portano alcuni paesi a scontrarsi con altri.

La crisi che scuote dalle fondamenta il sistema capitalista ha unificato, in funzione antioperaia, le varie frazioni della borghesia imperialista che, pur lottando fra loro con guerre commerciali e militari, trovano nell’unità di classe contro il proletariato, gli operai, i lavoratori, i disoccupati, i pensionati, il loro comune interesse quando il sistema del lavoro salariato e il loro potere sono messi in discussione dai proletari in lotta che rivendicano il potere operaio o da governi di paesi che si oppongono alla penetrazione imperialista e nazionalizzano le risorse delle multinazionali.

Nell’epoca dell’imperialismo o degli imperialismi che si combattono per la supremazia nel mercato mondiale, crisi, guerre e repressione degli oppositori sono inevitabili nel sistema dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo.

Secondo un rapporto pubblicato il 27 aprile dall’Istituto internazionale di ricerca sulla pace di Stoccolma (Sipri) nel 2019 sono stati destinati alle spese militari nel mondo più di 1.900 miliardi di dollari, la cifra più alta, al netto dell’inflazione, degli ultimi tre decenni.

Anche in Italia, per difendere i loro interessi in “patria” e all’estero i capitalisti italiani spendono oltre 26 miliardi di euro per spese militari, cifra che aumenta ogni anno mentre diminuiscono la spesa per la sanità pubblica, negli ultimi 10 anni oltre 37 miliardi di euro.

Con il costo di un F35 si potrebbero attrezzare centocinquantamila terapie intensive, una portaerei cinquantamila respiratori polmonari, anche solo risparmiando sulle esercitazioni dei blindati ed elicotteri si risparmierebbero soldi per attrezzare trecentotrentamila posti letto oppure dieci miliardi di mascherine.

Le misure anticovid decise dal governo e dalle regioni aumentano ancor più le diseguaglianze sociali, in un paese che ha già milioni di poveri.

 

Le varie frazioni della classe dominante, tramite i loro partiti di riferimento (sia di centro destra sia di centrosinistra), fanno finta di litigare, ma sono sempre pronti a unirsi quando il loro sistema di potere e di dominio scricchiola e vacilla sotto i colpi della crisi. 

Ecco che allora viene fuori l’interesse comune della classe borghese.

Non è un caso che le spese militari decise dal governo sono votate da tutti i partiti di maggioranza e opposizione.

I provvedimenti governativi e regionali, hanno colpito duramente solo gli strati proletari (alcuni stanno ancora aspettando la cassa integrazione da maggio) e la piccola borghesia, ma non hanno toccato quelli delle multinazionali, della finanza, delle grandi banche e hanno conservato tutti i privilegi della casta politica borghese, concedendo nuove agevolazioni alla Confindustria.

La manovra del governo con il lockdown ha avuto conseguenze disastrose sulle condizioni di vita e di lavoro dei proletari ed è di una violenza inaudita. Si toglie ai poveri per dare ai ricchi.

Anche in piena crisi di Covid19 aumentano le spese militari con nuovi impegni in Sahel e nel Golfo di Guinea mandando soldati italiani a occupare territori sovrani in altri paesi per difendere gli interessi dell’imperialismo italiano e delle multinazionali e rapinare petrolio, gas e altre risorse.

A oggi sono quarantuno gli impegni all’estero del governo italiano con 8.600 militari, schierati dal Golfo di Guinea all’Afghanistan per la difesa degli “interessi nazionali e il contributo alla pace e stabilità internazionale”, con l’obiettivo di una spesa per la difesa pari al 2 per cento del Pil entro il 2024.

Rafforzato anche l’impegno in Libia con EuNavForMed-Irini, la missione al comando dell’ammiraglio Fabio Agostini che punta a garantire l’embargo sancito dall’Onu. L’Italia vi parteciperà con un contributo di 500 militari, un’unità navale e tre mezzi aerei, da aggiungere agli assetti (ancora pochi), messi a disposizione degli altri Paesi.

La spesa militare italiana, nel 2020 è aumentata di oltre il 6% rispetto al 2019, ha superato i 26 miliardi di euro su base annua, equivalenti a una media di 72 milioni di euro il giorno. In base all’impegno preso nella Nato, essa dovrà continuare a crescere fino a raggiungere una media di circa 100 milioni di euro al giorno.

Anche in tempi di pandemia c’è chi si arricchisce e chi muore di fame. Il peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro, l’aumento dei prezzi dei generi alimentari e delle tariffe dei servizi significa una riduzione del potere d’acquisto dei salari e delle pensioni, alla sanità, il peggioramento alla scuola e ai servizi sociali che colpisce milioni di persone che già faticavano a mettere insieme il pranzo con la cena, agevolano solo gli sfruttatori.

La ricchezza dei borghesi è frutto della nostra miseria, non è possibile nessuna unità fra sfruttati e sfruttatori.

La verità e che i nostri nemici sono in casa nostra e sono quelli di sempre: i padroni e i loro governi di centro destra e centrosinistra, giallo verde o giallo rossi insieme ai loro servi, politici e sindacalisti sul loro libro paga.

 

Michele Michelino

 

Dalla rivista “nuova unità” di novembre N.6/2020

 

 

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