Cosa devono aspettarsi i palestinesi dal presidente Biden? Niente!
di Nazanin Armanian (*); da: blogspublico.es; 12.11.2020
Ci strappano un centinaio di diritti conquistati per poi restituircene uno, con una non molto sofisticata manipolazione, e ci iniettano la falsa sensazione che …..lo abbiamo ottenuto! “Yes, we can!” senza torcere un capello dello sterile sistema: l’illusione come tattica e strategia.
Mentre i palestinesi celebrano il trionfo del Partito Democratico, a Tel Aviv sono più tranquilli: con Donald Trump le stelle, sempre allineate per Israele, hanno brillato di una luce più forte, forse troppa per gli occhi del mondo. Loro sanno che nessuno come Joe Biden difenderà Israele come se fosse la sua madrepatria. Non sono gli USA, del resto, gli inventori del gioco del “poliziotto buono e poliziotto cattivo”?
“Il mio nome è Joe Biden e tutti sanno che amo Israele” ha detto il veterano politico (l’unico amico di questo paese che sta nei centri del potere dal 1973), come quel mistico che ama il suo immaginario dio che è giusto e buono.
Da decenni tutti i presidenti degli USA, democratici e repubblicani, si sono presentati come giusti mediatori nella guerra di Israele contro i palestinesi. Hanno continuato a disegnare un “piano di pace” il cui obiettivo non è stato altro che rafforzare la posizione di Israele – che trattano come lo Stato n. 51 – mentre hanno portato i palestinesi in una strada senza uscita e hanno stretto il cappio attorno al loro collo allungandone l’agonia. Il “non Accordo del secolo” di Donald Trump, l’imprudente Imperatore Nudo, ha solo evidenziato questo scenario.
L’asse della politica di Joseph Biden sarà quello dei “due Stati”, forzando entrambe le parti a cedere per conseguirlo. Per questo i palestinesi devono riconoscere il diritto di Israele ad esistere e “garantire le frontiere”. Ma … quali frontiere? IL suo obiettivo centrale è che il conflitto non minacci gli interessi degli USA nella strategica regione. Anche Trump era a favore di uno Stato palestinese, ma senza territorio.
Cosa farà Biden
. Ristabilire il pagamento di circa 60 milioni di dollari per i servizi di sicurezza palestinesi (destinati a proteggere Israele) e anche dei 200 milioni di dollari in aiuti diretti al governo palestinese, congelati dalla legge Taylor Force;
. riaprire la delegazione palestinese a Washington;
. ristabilire il pagamento dei fondi all’organizzazione dell’ONU per i rifugiati palestinesi (UNRWA), circa 300 milioni di dollari, e riprendere le attività dell’USAID (l’agenzia “umanitaria” della CIA) a Gaza e in Cisgiordania: fa parte della strategia di Biden creare partiti affini nelle terre palestinesi con un fondo di circa 20-30 milioni di dollari, in collaborazione con gli stati arabi.
Le 7 cose che Biden non farà
“Non devi essere ebreo per essere sionista, e io sono sionista” ricorda il presidente n.46 degli USA, sul cui sentimento esagerato non hanno influito né sua nuora né il cognato ebreo.
Nonostante la possibilità dell’uscita di Benjamin Netanyahu dal potere, accusato di corruzione e altro, renderebbe più facile a Biden sanare gli oltraggi di Trump contro questo popolo, visto che nessuno si aspetta che ceda sui diritti palestinesi (la cui causa è stata rovinata da una serie di fattori), EGLI NON FARA’ queste cose:.
Quando nel 2010 Obama inviò Biden in Israele per sbloccare l’accordo di pace con i palestinesi, Netaniahu sabotò il tentativo con l’annuncio di 1.600 nuove case a Gerusalemme est. Come reagì Biden? Arrivò alla cena dei suoi anfitrioni con un’ora di ritardo per mostrare la sua “arrabbiatura”, non la cancellò nemmeno né, ancor meno, impose sanzioni al regime. Alla fine del suo mandato nel 2016 il governo Obama-Biden fece l’ultima burla ai palestinesi: non votò a favore della risoluzione del Consiglio di Sicurezza che condannava la “violazione flagrante del diritto internazionale” da parte di Israele nell’installare migliaia di coloni in Cisgiordania: che non la vietasse (lo faceva sempre) venne considerato un gesto inaudito e positivo da parte USA da quei palestinesi che hanno assimilato la loro stessa sconfitta! Allora un settore degli israeliani arrivò a definire ‘antisemita’ e ‘musulmano’ camuffato il presidente Obama: lo stesso fanno i regimi totalitari dei paesi musulmani accusando di ‘islamofobia’ e di essere ‘filo-israeliani’ gli oppositori alle loro atrocità. Il 5 novembre, nel mezzo delle elezioni statunitensi, Israele ha eseguito la più pesante demolizione, da anni, del villaggio di Khirbet Humsa in Cisgiordania, lasciando alle intemperie 74 persone, la maggioranza bambini: un messaggio per Biden … “Qui comando io”.
Ciò che invece può danneggiare questo amore di Biden verso Israele è il debito elettorale che egli ha con il settore “Bernista” del partito. Intanto tornerà alla politica tradizionale degli USA: pagare Israele per vigilare sui suoi interessi, dando una caramella e cento pallottole ai palestinesi, la cui situazione peggiorerà senza dubbio. E’ possibile che, come cattolico praticante, Joe si senta in colpa per l’antisemitismo cristiano e così voglia lavare il suo peccato sacrificando i palestinesi.
Nonostante che circa 30 milioni di statunitensi abbiano perso il loro lavoro con la scusa del coronavirus, e che l’economia sia devastata, la lobby filo-israeliana lavora per garantire che i contribuenti statunitensi continuino a dar loro più di 10 milioni di dollari al giorno, denuncia la ricercatrice statunitense Alison Weir.
Nei due mesi che mancano alla sua uscita dalla Casa Bianca, Trump potrà essere ‘pericolosamente imprudente’: continua ad aver bisogno dell’appoggio della lobby filo-israeliana per la sua rielezione nel 2024. Per questo ha inviato il Rappresentante Speciale per l’Iran, Elliot Abrams (il vecchio criminale di numerose guerre) in Israele, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti per fare “consultazioni sull’Iran”.
La Palestina ha bisogno di un’altra strategia, di una offensiva diplomatica e di organizzare un ampio fronte internazionale di solidarietà.
A proposito, cosa aspetta per dichiarare l’instaurazione dello Stato palestinese? Si ricordano cosa successe in Russia nel 1917?
(*) Giornalista iraniano-spagnola
(traduzione di Daniela Trollio
Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”
Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)