E’ legge: l’Argentina ha approvato la legalizzazione dell’aborto dopo 15 anni di lotta (estratto)
di Stephanie Demirdjian (*); da: sur&sur.net; 30.12.2020
Il Senato argentino ha approvata nella tarda notte di mercoledì (30 dicembre 2020, n.d.t.) il progetto di legge sull’interruzione volontaria di gravidanza (IVE), dopo 12 ore di dibattito. L’aborto legale è stato approvato con 38 voti a favore, 29 contro, una astensione e quattro assenti dall’aula. In seguito è stato approvato all’unanimità il cosiddetto “Piano dei Mille Giorni), un’iniziativa di attenzione e accompagnamento alla maternità per i primi tre anni di vita di bambine e bambini.
“Si trasforma in legge e si gira all’Esecutivo” ha detto la vice-presidente argentina e presidentessa del Senato, Cristina Fernàndez, dopo le 4 di mattina. Fuori, migliaia di donne celebravano la decisione tra lacrime e applausi, con fazzoletti verdi al collo, pugni chiusi e zainetti. Alcuni degli emblematici pezzi di stoffa facevano da top, da fascia per capelli e, questa volta, anche da mascherine.
Si potrebbe dire che la “marea verde” aspettava la votazione dalle 14, quando migliaia di donne hanno cominciato ad inondare le strade attorno al Congresso argentino. In realtà, per coloro che hanno condotto la Campagna Nazionale per il Diritto all’Aborto Legale, Sicuro e Gratuito dagli inizi, l’attesa è durata 15 anni.
Il testo approvato legalizza l’aborto nelle prime 14 settimane di gestazione. Al di fuori di questo periodo si potrà abortire solo in caso di violenza o se la vita o la salute integrale della gestante è in pericolo.
La legge stabilisce che “le donne e le persone con la capacità di avere una gravidanza” hanno diritto ad accedere all’interruzione della loro gravidanza nei sistemi sanitari pubblici, nel tempo massimo di 10 giorni da quando ne fanno richiesta.
Le donne maggiori di 16 anni “hanno piena capacità per dare il proprio consenso” e sollecitare l’aborto, dice il progetto. Le adolescenti tra i 13 e i 16 anni dovranno avere un “accompagnatore” o “referente affettivo”, mentre le minori di 13 anni dovranno avere il consenso informato e l’assistenza di almeno uno dei genitori o di un rappresentante legale.
Il procedimento verrà inserito nel Programma Medico Obbligatorio in base al quale nessun prestatore di servizi sanitari può negarsi a realizzarlo o a coprire il suo costo. Tuttavia i sanitari hanno diritto all’obiezione di coscienza. In questo caso il sanitario dovrà indirizzare la gestante perché venga seguita in un altro luogo, con tutte le garanzie di tempo e forma. In ogni modo nessun sanitario potrà negare l’aborto nel caso in cui la vita o la salute della gestante sia in pericolo.
Una questione di giustizia sociale e di libertà
In linea generale gli argomenti esposti in Senato da coloro che hanno votato per l’aborto legale sono stati sulla stessa linea. Tutti hanno parlato della IVE come di una questione di giustizia sociale e salute pubblica, di autonomia. Hanno difeso il diritto delle donne a decidere sui loro corpi e, soprattutto, hanno insistito sulla necessità di una legge che eviti le morti provocate dall’aborto clandestino.
“Ogni volta che noi donne interrompiamo una gravidanza non voluta facciamo cadere il controllo dello Stato sui nostri corpi e quello della Chiesa sulla nostra sessualità. Siamo venute a dire Basta! Al comportamento inquisitorio”, ha detto la senatrice Silvia Sapag del Fronte per Tutti. “Dire che la maternità sarà desiderata è la libertà di scelta, è avere la sovranità sui nostri stessi corpi, è avere l’autonomia come diritto e condizione della dignità umana, è sapere che chi interrompe la gravidanza non morirà nell’anonimato” ha proseguito la sua compagna Ana Claudia Almiròn.
“Voto questo progetto per non tornare mai più al prezzemolo, ai ganci appendiabiti, alle morti clandestine” ha aggiunto Nancy Gonzàlez.
Da sottolineare l’intervento di Gladys Gonzàlez, senatrice di Insieme per il Cambio, che ha raccontato la sua esperienza di donna cattolica a favore dell’aborto: “Non possiamo voler imporre la nostra morale cattolica a tutto il popolo argentino, soprattutto quando abbiamo mancato, arrivando tardi a capire la necessità dell’educazione sessuale o dell’uso dei contraccettivi, perché non abbiamo salvato alcuna vita”. La senatrice ha detto che, dopo aver votato nel 2018 a favore della IVE, è stata minaccia e messa sotto pressione dai suoi “fratelli” di religione. “L’aborto clandestino è un affare, e a questo affare poco importa salvare una vita. La clandestinità uccide, non salva alcuna vita, è dimostrato” ha concluso Gonzàlez “non sono disposta a chiudere la porta del sistema sanitario ad alcuna donna”.
Il senatore Matias Rodrìguez, del Fronte di Tutti, si è rivolto in particolare ai suoi pari uomini: “Noi uomini siamo nella condizione di accompagnare. Sono le donne che soffrono, vengono perseguite, vengono torturate. A noi non succede e non succederà”.
Senatrici e senatori favorevoli alla legge hanno ringraziato il movimento femminista argentino, le ragazze e le pioniere della lotta per aver portato nelle strade e nelle piazze il tema dell’aborto, averlo fatto entrare nelle case, averlo strappato al silenzio e alla vergogna, e aver continuato a lottare.
(*) Giornalista del quotidiano uruguayano La Diaria.
(traduzione di Daniela Trollio
Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”
Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)