I GOVERNI CAMBIANO, IL SISTEMA NO.
La crisi economica – finanziaria- politica e sociale aggravata da quella sanitaria, come già nel passato, richiede da parte del sistema di sfruttamento dell’uomo sull’uomo, della dittatura del capitale, l’uomo forte al comando con i pieni poteri.
L’incarico al banchiere Mario Draghi, dato dal Presidente della Repubblica Mattarella, ha messo in riga e richiamato tutti all’ordine in difesa del capitale, centrodestra e centrosinistra.
Questi partiti pur avendo differenti vedute su singoli aspetti, sono forze politiche che lavorano per lo stesso padrone: il capitale. In questi anni ognuno dei due schieramenti rappresentanti degli interessi delle varie frazioni della borghesia hanno messo in atto la loro ricetta per salvare e tutelare il capitalismo, spacciandola come la migliore. L’acuirsi della crisi economica ne ha dimostrato il fallimento.
Gli interessi delle varie frazioni della classe borghese dominante, dell’industria, della finanza, della rendita e del sistema sono gli stessi e oggi pensano di essere rappresentati da Draghi.
Per un borghese la difesa della libertà non è altro che la difesa del mercato, della concorrenza e della possibilità di comprare e sfruttare la forza lavoro a prezzi più bassi e concorrenziali. I capitalisti, essendo proprietari di industrie, fabbriche, banche, giornali, e dello Stato, controllano tutte le istituzioni e l’esercito: cioè hanno il potere reale e possono anche fingersi democratici, perché sanno che nelle elezioni ”democratiche”, nell’alternanza, il cambio di governo e delle istituzioni non inciderà sui loro interessi. La dittatura del capitale finanziario oggi si nasconde dietro la formula del “governo di salvezza nazionale”, di uno “stato democratico”.
La borghesia ha sempre usato parole quali ”nazione”, “patria”, “democrazia” per mascherare il suo sistema di sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Il primo compito degli operai coscienti, dei rivoluzionari, è smascherare le menzogne borghesi dimostrando quali interessi si nascondono dietro queste parole.
Si possono cambiare i Presidenti del Consiglio, unificare i partiti e gli schieramenti che fino a ieri si combattevano con diverse ricette nel difendere il sistema capitalista, con governi politici o tecnici, ma questi rimangono sempre dei comitati d’affari della borghesia e i parlamenti degli inutili contenitori di “democrazia delegata rappresentativa” di varie classi che chiacchierano molto, ma non decidono nulla, se non avallare con il voto di fiducia le decisioni prese dalla frazione - dominante al momento - del capitale imperialista e dal suo governo.
Non ci sono vie d’uscita indolori dalla crisi. Dalla crisi si esce solo con una rivoluzione o con un aumento dello sfruttamento per i proletari, e i rivoluzionari e i comunisti devono cominciare seriamente a porsi il problema del potere operaio. Le crisi, gli scioperi generali, possono far cadere un governo a vantaggio di un altro, ma se gli operai non prendono nelle loro mani il potere, espropriando i padroni della proprietà privata dei mezzi di produzione, i governi - anche se formati da partiti di cosiddetta “sinistra”, come abbiamo già sperimentato, saranno sempre al servizio dei padroni e del loro sistema.
Per i proletari, l’unica salvezza per uscire dalla crisi è di strappare il potere alla borghesia, ed è pura illusione pensare che per gli operai sia possibile pacificamente, tramite il voto, imporre un governo dei lavoratori quando tutto l’apparato economico, politico, militare rimane in mano ai borghesi.
Crisi, guerre e repressione delle lotte che ostacolano la pacifica accumulazione del profitto vanno di pari passo. Nei prossimi mesi con la liberalizzazione dei licenziamenti i conflitti fra proletari e borghesi esploderanno in modo sempre più violento.
Il riconoscersi prioritariamente come operai, lavoratori, proletari appartenenti alla stessa classe è necessario per superare le divisioni e la frammentazione, per ricomporre la classe sindacalmente e politicamente. Oggi è una necessità ed è il compito delle avanguardie coscienti del proletariato e di chi vuole farla finita con il sistema di sfruttamento capitalista.
In tutto il mondo, le contraddizioni si acuiscono, e nella guerra di classe fra capitale e lavoro non si può essere neutrali: o si sta da una parte o dall’altra.
Gli indifferenti, coloro che non si schierano, diventano – loro malgrado – difensori dell’ordine borghese costituito che legittima lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
La democrazia interclassista è spacciata come un principio che sta al di sopra della lotta di classe per ingannare gli operai ed educarli alla collaborazione di classe. Per i borghesi, libertà, democrazia, coesione e pace sociale significano semplicemente libertà di sfruttare in pace.
Gli operai di tutti i paesi hanno gli stessi interessi: abolizione dello sfruttamento, della proprietà privata del capitale e, attraverso la presa del potere, la costruzione di una società socialista.
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