USA

Oggi a me, domani a te

di Daniela Trollio (*)

 

Trump, per il momento se n’è andato, dopo aver montato il siparietto di Capitol Hill, che ha permesso a tutta la stampa egemonica del mondo di ricordare, visto che l’immagine si è un po’ stinta sotto le bombe e gli interventi armati, l’importanza e la centralità della “democrazia” nordamericana offesa.

 

Kennedy, Nixon, Carter, Ford, Clinton, Reagan , Bush, Obama hanno dimostrato ampiamente qual è questa presunta democrazia nordamericana, mettendosi sotto i piedi il non intervento negli affari di altri paesi, il diritto di autodeterminazione dei popoli, il rispetto dei diritti umani. E hanno, in modo bipartisan, utilizzato meccanismi non molto ‘democratici’ come il ricorso alla tortura, la creazione di false notizie, l’utilizzo di mercenari nelle loro guerre, la rapina delle ricchezze di interi paesi, senza parlare del diritto all’informazione calpestato come Julian Assange sa bene. 

Ma tant’è, e così criminali di guerra come Henry Kissinger, uno degli architetti delle dittature sudamericane, possono fare conferenze in tutto il mondo e ricevere premi Nobel per la Pace, come Barak Obama  a cui va riconosciuta la paternità di ben 7 interventi armati (Afganistan, Libia, Iraq, Siria e Ucraina, Yemen, Pakistan e Somalia). 

Ah, dimenticavamo: durante il suo mandato presidenziale, dal 2009 al 2017, Barak Obama ha potuto contare sull’appoggio, un po’ silenzioso visto che ha sottoscritto tutti i suoi atti senza mai dire una parola, del suo vice-presidente … Joe Biden.

 

E infatti, appena arrivato, Joe Biden ha chiarito, nel suo primo discorso da 46° presidente USA, il suo programma: “Possiamo fare degli Stati Uniti una forza che dirige il bene in tutto il mondo”. C’è qualche differenza con l’America First di Trump?.

 

Tante volte abbiamo detto che dietro ai presidente nordamericani (e non solo), fossero democratici o repubblicani, ci sono in realtà frazioni diverse del capitale. E allora vediamo da questo punto di vista la differenza tra Trump e Biden, solo a mo’ di esempio.

 

La principale sostenitrice di Trump – ma anche, guarda un po’, di Clinton e di Obama – è stata la banca Goldman-Sachs (dove ha lavorato anche il nostro nuovo “salvatore” Mario Draghi), che ha piazzato tre dei suoi uomini nell’amministrazione Trump: Steve Mnuchin (segretario al Tesoro), Gary Cohn (consigliere economico) e Steve Bannon (principale stratega).

Ora Goldman Sachs, che ha mollato Trump, deve retrocedere davanti all’arrivo della gigantesca BlackRock, che fornisce all’Amministrazione Biden tre suoi funzionari: Mike Pyle (responsabile delle strategie di investimento globali, colui che disegnò le politiche neoliberiste di Obama sfociate nella crisi del 2008, che diventa il consigliere economico principale della vice-presidente Kamala Harris), Brian Deese (ex responsabile degli investimenti sostenibili, consigliere economico di Biden) e Wally Adeyemo (ex responsabile dello staff di BR e ora vice-segretario al Tesoro). .

Due parole su BlackRock:  si tratta della più grande società di investimenti del mondo. Opera su scala globale ed ha quote in tutte le multinazionali e le società più importanti, come ha scritto anni fa il giornale inglese The Economist.  Ha un patrimonio complessivo di circa 8.000 miliardi di dollari (circa 5/6 volte il PIL italiano). Ora è il principale sostegno del nuovo Presidente, ma le cose le sono andate bene anche prima. Gestiva i Buoni del Tesoro sotto l’amministrazione Trump ed è stata una delle società più beneficiate durante la pandemia di Covid negli USA. Anche Larry Fink, fondatore e AD di BlackRock, era il candidato alla Segreteria del Tesoro per Hillary Clinton.  Una sintesi del suo pensiero: «La democrazia, così come l’abbiamo intesa finora, si è dimostrata un disastro, non è in grado di gestire il mondo, ci ha portato alla distruzione del pianeta, ha portato guerre, ha portato incapacità decisionale e incapacità di visione da parte dei governi. Ha portato al sovrappopolamento del Pianeta. Ha portato alla creazione di una enorme massa di poveri ignoranti, che non fanno altro che perpetuare questo sistema democratico fino a distruggere tutto. Il mondo, l’economia, la politica, dovrebbero essere gestiti da chi è capace, da chi è visionario, da chi sa. Se un Paese non è in grado di gestire la propria economia arriviamo noi. Ci pensiamo noi a creare ricchezza, a creare futuro».

Come possiamo vedere, al capitale non importa se i suoi servi si definiscono “democratici” o “repubblicani”.

 

Il democratico Biden, sostenuto dal bilancio della Difesa (4.800 miliardi di dollari) approvato dal Congresso agli inizi di dicembre 2020, ha già caratterizzato comunque la sua politica estera: Venezuela, Cuba, Iran, Cina e Russia restano i nemici da combattere.

 

Ricordiamo altri due piccoli fatti. La National Rifle Association  e le lobby farmaceutiche, assicurative, tecnologiche, agroalimentari godono da sempre di appoggio bipartisan e i gruppi nazisti, suprematisti ecc. non sono nati con Trump. E’ stato invece il premio Nobel per la Pace Obama ad accelerare la costruzione del muro di frontiera con il Messico, e durante la sua presidenza le deportazioni hanno raggiunto la cifra di quasi 3 milioni di persone.

 

Alla fin fine definire “democratico” il sistema bipartitico vigente negli Stati Uniti (e non solo) è una sciocchezza, oltre che una palese menzogna. Chi paga comanda, dice il proverbio.

La menzogna serve solo a difendere l’imperialismo, in questo caso quello statunitense, e a affidargli il ruolo di guardiano dei ‘valori’ occidentali, che di democratico non hanno proprio niente ma portano inesorabilmente verso la guerra e la distruzione del pianeta, oltre che della razza umana.

Sappiamo, e ogni giorno lo sperimentiamo sulla nostra pelle: capitalismo e democrazia sono incompatibili.

 

(*) Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”

      Via Magenta88, Sesto S.Giovanni)

 

Articolo di “nuova unità”, rivista comunista di politica e cultura

 

febbraio 2021

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