8 MARZO: GIORNATA DI FESTA O DI LOTTA?
l’8 marzo è diventata una giornata di lotta del proletariato femminile, delle donne oppresse e sfruttate del mondo. Le donne proletarie, le
lavoratrici, sono quelle che hanno subito e pagato
più di tutti, le conseguenze della pandemia di coronavirus, della crisi economica, sociale e sanitaria. Le prime a subire i licenziamenti, l’aggravio del domestico lavoro a casa, Dad, assenza di
servizi, violenza in famiglia e nella società, aumento dei femminicidi, solitudine e isolamento. Un peggioramento ‘pesante della condizione fisica e mentale, con aumento di suicidi e
depressione.
Altro che festa!
Oggi le donne borghesi, rappresentanti della classe degli sfruttatori, sono – nonostante siano, appunto, donne - sempre più ai posti di comando. Molte sono ai vertici delle industrie, dei governi, delle istituzioni finanziarie che reggono il mondo, ad esempio, Christine Lagarde, presidente della Banca Centrale Europea oppure Ursula von der Leyen presidente della commissione europea.
Certo, queste donne sono anche loro contro la mercificazione del corpo femminile, per la dignità, per il rispetto contro il maschilismo dominante: ma solo per quelle della loro classe, non certo per le operaie e le lavoratrici, costrette a lavorare e vivere in condizioni sempre peggiori, oltre ad andare in pensione più tardi e a doversi far carico di tutte quelle funzioni sociali che sono state via via tagliate (i bambini, perché gli asili sono pochi e costano tanto; gli anziani, perché i servizi non ci sono più), e questo sempre grazie ad una donna, l’ex ministra Elsa Fornero.
Per le operaie, le lavoratrici, le disoccupate non c’è posto nel loro mondo.
Le lotte delle donne, delle proletarie in tutto il mondo, sono parte della lotta internazionalista della classe lavoratrice contro lo sfruttamento capitalista.
Le donne operaie e proletarie, così come gli uomini appartenenti alla classe proletaria, non hanno niente da spartire con i loro padroni (maschi o femmine che siano).
Non basta lottare contro le discriminazioni, bisogna lottare contro il capitalismo responsabile della schiavitù salariata e della doppia oppressione delle donne, in particolare le proletarie.
Solo nella lotta per l’abolizione del lavoro salariato e, con esso, del capitale – nel socialismo - è possibile un reale processo di emancipazione. Solo con il potere operaio e proletario in cui l’oppressione e lo sfruttamento delle donne e degli uomini è considerato un crimine contro l’umanità, in una società in cui la borghesia è stata sconfitta, potremo festeggiare! Fino ad allora possiamo solo lottare.
Contro chi vuol trasformare l’8 marzo in una festa della “femminilità”, nonostante passi ogni giorno come un rullo sul corpo e sulla vita delle donne.
Viva l’8 marzo giornata di lotta per l’emancipazione del proletariato femminile!
Proletarie e proletari di tutto il mondo di tutto uniamoci nella lotta di classe contro il capitale e l’imperialismo. Per il socialismo.
Centro di Iniziativa Proletaria “G. Tagarelli”
Via Magenta 88 – 20099 Sesto S. Giovanni fax 02.26224099
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Sesto San Giovanni, 8 marzo 2021