Lo scorpione e la rana
di Jorge Elbaum;(23.3.2021: da: elcohetealaluna.com
Mercoledì scorso il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha definito il suo pari russo, Vladimir Putin, “un assassino” e il leader cines Xi Jinping “un delinquente”, azioni plateali al duplice scopo di alleggerire la divisione con i repubblicani trumpisti e, allo stesso tempo, recuperare la leadership globale che ogni volta di più viene sfidata dal multilateralismo crescente. La bravata che inasprisce le relazioni internazionali mostra che l’annunciato ritorno alla diplomazia pubblicizzato dagli apparati di propaganda mediatici e globali è stata solo uno spettro: il bombardamento sulla Siria a fine febbraio e la sequela di rimostranze contro due dei leaders mondiali più importanti del mondo hanno una logica strutturale.
Una settimana prima, il 3 marzo, il presidente Biden ha presentato, con la vice-presidente Kamala Harris e il segretario di Stato Anthony Blinken, la nuova Guida Strategica Provvisoria di Sicurezza Nazionale.
Durante la conferenza alla Casa Bianca è stato comunicato che il documento vuole allineare tutte le agenzie governative ad una politica estera unificata.
Il contenuto della Guida è coerente con il discorso militarista utilizzato dalle amministrazioni precedenti, tutte contrarie alla cooperazione e al rispetto della sovranità di paesi terzi. L’unica differenza con la gestione precedente è che il trumpismo metteva l’inserimento globale come secondario, mentre Biden vuole recuperare la leadership per garantire la supremazia egemonica. Entrambi i modelli pensano alle loro relazioni con il resto del mondo in termini di subordinazione e sottomissione.
Il documento si pone un duplice obiettivo. Da un lato segnare una differenza con il modello trumpista nella gestione globale. Dall’altro dare certezze alla rete corporativa monopolista globalizzata – di stampo neoliberista e finanziario – sulla difesa a tutto campo delle sue prerogative internazionali tanto sul piano della presenza come su quello dell’accesso alle materie prime.
Il documento fa un unico riferimento esplicito ad America Latina e Caraibi per specificare l’aumento della povertà, la corruzione, la violenza criminale, la recessione e la crisi del debito, elementi che sono stati aggravati dalla pandemia.
Non si nominano né Cuba né il Venezuela, ma il documento segnala come allarmante la presenza di Cina e Russia nell’emisfero occidentale, dando per scontato che tale spazio continentale sia di competenza esclusiva USA.
Nelle 24 pagine della Guida, si allude alla Cina 15 volte e la si definisce come “potenza assertiva”. Da parte sua la Russia è definita “potenza destabilizzatrice” e se ne parla in 5 occasioni.
Per il Dipartimento di Stato Pechino sfida la visione del mondo che Washington esige perché non riproduce il sistema istituzionale statunitense: la concezione che sta sotto dimostra che l’unica forma di gestione sociale statale legittima, secondo Washington, deve imitare il modello imposto dal Dipartimento di Stato, altrimenti si corre il rischio di essere considerato reprobi e illegittimi. Salvo nei casi, come quello dell’Arabia Saudita, in cui gli interessi strategici consigliano di omettere queste inezie.
Il documento si impegna a far sì che “Paesi come la Cina facciano i conti” con una coalizione democratica formata dai suoi soci e alleati, articolati attraverso un’offensiva diplomatica da formalizzare nei prossimi anni. Con questo compito principale, la Guida avvisa che cercherà di frammentare l’Associazione Economica Regionale Integrale (RCEP in inglese) della quale fanno parte Pechino e altri 14 paesi del sud-est asiatico.
La RCEP fu fondata nel novembre 2020 e riunisce un mercato di 2.200 milioni di persone, equivalente ad un terzo della produzione economica mondiale.
Per questo fatto diversi media di Washington annunciano una prossima, virtuale, riunione del Dialogo di Sicurezza Quadrilaterale, noto come QUAD, formato da USA, Giappone, Australia e India, i cui ultimi tre paesi fanno anche parte del RCEP.
Da Pechino a Mosca
Secondo la Guida, la Cina è l’unico concorrente capace di articolare una potenzialità economica, diplomatica, militare e tecnologica per costituire una sfida all’attuale equilibrio globale.
Per legittimare lo scontro con Pechino, Washington ha avuto bisogno - come nel periodo precedente – di creare uno stereotipo per il nuovo nemico: in una recente inchiesta del Pew Reserch Center, il 67% degli statunitensi ha un’opinione negativa o molto negativa riguardo ai cinesi. La stessa inchiesta sull’opinione pubblica fatta nel 2017 mostrava il 46% di opinioni simili. Nell’ultimo rapporto del 2021, l’80% considera Pechino un concorrente o un nemico. L’84% ritiene pericoloso il suo crescente potere tecnologico e la metà degli intervistati considera necessario e/o imprescindibile limitare il potere e l’influenza cinese nel mondo.
La “costruzione del nemico” in cui gli USA sono impegnati da un decennio – da quando si resero conto che lo sviluppo economico e tecnologico cinese implicava una sfida alla loro egemonia – ha portato ad una crescente stigmatizzazione di coloro che hanno tratti fenotipici orientali. Martedì 16 marzo un suprematista ha assassinato 8 persone ad Atlanta, sei delle quali asiatico-statunitensi, in un attentato che le autorità hanno definito razzista contro questa minoranza. Nel 2020 le persone aventi questa ‘identità’ sono state vittime di ben 3.800 “incidenti di odio”.
Sia Pechino che Mosca hanno avuto successo nei loro sforzi destinati a limitare gli storici vantaggi degli Stati uniti. Entrambi hanno approfittato dell’ultimo decennio per estendere i propri spazi di interazione: la Cina in America Latina, Africa e Sud-Est asiatico, la Russia nel Caucaso e in Medio Oriente.
Anche se la Guida non nomina il vaccino Sputnik, il testo lascia intendere che l’innovazione del laboratorio Gamaleya ha colpito la presunta superiorità scientifico-tecnologica dell’Occidente, soprattutto dopo i dubbi sollevati sulla britannica AstraZeneca.
Una delle imputazioni contro Mosca è la sua crescente presenza in Medio Oriente, soprattutto in Siria, e la cooperazione regionale sviluppata tra Vladimir Putin, il premier turco Recep Erdoğan e il capo del governo iraniano Hassan Rohani. Questo triangolo, costruito negli ultimi 4 anni, ha sloggiato Washington dalla regione e ha riconfigurato la scacchiera geopolitica senza toccare uno dei problemi più urgenti, l’apartheid israeliano verso il popolo palestinese.
Come asse regionale del male – un secondo scalino dopo Cina e Russia – la Guida presenta l’Iran e la Corea del Nord. Per quanto riguarda la nuclearizzazione persiana, Biden teorizza il ritorno alla politica della dissuasione diplomatica (un patto tipo quello dei 5+1), mantenendo un distanziamento relativo con i suoi concorrenti regionali, le monarchie arabiche patrocinate negli ultimi 4 anni dal trumpismo.
La Guida prevede come cuore del conflitto strategico – dove la Cina viene segnalata come antagonista principale – la dimensione scientifico-tecnologica: l’intelligenza artificiale, il computo quantistico, la biotecnologia e l’infrastruttura del 5G (l’autostrada centrale per dove passeranno i dati aggregati).
Questo richiede, secondo la Casa Bianca, una supremazia esplicita per dare continuità alla logica multinazionale di stampo neoliberista. I ‘think-tanks’ (laboratori di idee, n.d.t.) più vicini all’attuale amministrazione negli ultimi 5 anni hanno avvertito che l’equilibrio strategico futuro dipende sempre più da queste nuove tecnologie, che sono alla base del controllo degli algoritmi di vigilanza, di manipolazione informativa e della monetizzazione economico-finanziaria.
(*) Giornalista, sociologo e professore argentino.
(traduzione di Daniela Trollio
Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”
Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)