Le battaglie di Giròn
di Graziella Pogolotti (*); da: cubadebate.cu; 11.4.2021
Il bombardamento fu udito in tutta la città. Veniva dall’est della capitale. Di corsa i miliziani uscivano dalle loro case e cercavano di arrivare al luogo dove sembrava concentrarsi il pericolo più grande.
Dalla rottura delle relazioni diplomatiche degli Stati Uniti con Cuba era evidente che la minaccia di un’invasione incombeva sul paese.
All’Avana erano state attivate le misure di vigilanza. Vi erano pezzi di artiglieria installati in luoghi strategici. I miliziani montavano la guardia sugli edifici più alti. Il bombardamento sugli aeroporti indicava che l’attacco era cominciato.
Radunati nello stadio universitario e guidati da José Elìas Entralgo – decano della Facoltà di Scienze Umanistiche, avvolto nel suo vestito grigio, camicia bianca e cravatta nera – gli studenti universitari si apprestavano a partecipare alla lotta.
Tutti sanno che la rapida mobilitazione, l’efficace strategia militare e l’eroismo dispiegato determinarono la sconfitta degli invasori in meno di 72 ore. (16-19 aprile 1961, n.d.t.)
Ma nei giorni di Giròn vennero combattute simultaneamente diverse battaglie decisive. Una delle più fertili fu nel campo delle idee. Davanti alla minaccia di invasione si forgiò l’unità di tutto un popolo, compresa la partecipazione di alcuni che, fino ad allora, osservavano il processo rivoluzionario da una distanza critica.
Sul piano concettuale i fatti stabilirono con chiarezza i limiti. La nozione di indipendenza nazionale acquisiva un significato emancipatore e de-colonizzatore, orientato verso un processo di giustizia sociale come risultato delle misure adottate dal trionfo della Rivoluzione, soprattutto a partire dall’applicazione della Legge di Riforma Agraria.
Era la concretizzazione di un’ideologia formatasi durante la Repubblica neo-coloniale, aspirazione frustrata dall’intervento nordamericano nella guerra contro la Spagna, e dall’ingerenza imperiale nel processo che seguì il rovesciamento della tirannia di Machado.
Nel suo piano integrale, l’attacco perpetrato a Giròn portava con sé una campagna propagandistica internazionale diretta a mascherare l’invasione sotto il manto di una operazione di appoggio a presunte manifestazioni di insurrezione interna. Gli aerei che parteciparono all’azione, fin dal bombardamento degli aeroporti, portavano false insegne cubane.
Lo scontro armato ebbe il suo complemento in una brillante battaglia diplomatica combattuta a New York, in seno all’Organizzazione delle Nazioni Unite.
Di solida formazione intellettuale, dotato di ampia cultura, profondo conoscitore della storia dell’America Latina e delle scienze sociali, Raùl Roa (nel 1961 ministro degli Esteri, n.d.t.) era stato uno degli attori del movimento rivoluzionario degli anni ’30, quando vide cadere Rafael Trejo, soffrì il carcere e il confino, e patì l’amara delusione dell’esito finale. Alle sue conoscenze ‘libresche’ si aggiungeva una ricca esperienza di vita. Possessore di una notevole capacità verbale, era un polemista di ferro. Davanti ad Adlai Stevenson, noto politico democratico nordamericano, egli potè dimostrare la verità dei fatti in modo irrefutabile, La vittoria diplomatica fu raggiunta dopo giornate di estrema tensione.
Una settimana prima, vittima di un infarto, era caduto nei corridoi delle Nazioni Unite Manuel Bisbé, il nostro rappresentante in quella sede. Era stato il mio professore di greco. Evocando i classici lochiamavamo “il biondo Menelao”.
In quel momento era il rappresentante alla Camera del Partito del Popolo Cubano (Ortodosso). Nonostante la sua intensa attività politica, esercitava con rigore le sue responsabilità di docente. Sempre puntuale, a volte sudato, dispiegava tutta la sua passione nell’impegno di introdurci nella difficile traduzione dell’Anabasi, dove Senofonte raccontava che nella antica Persia Dario e Parisatide avevano avuto due figli. Senza fermarsi a pensare alla sua salute, già danneggiata, dava il suo ultimo respiro alla difesa della nazione.
Nella lotta a favore della patria socialista conversero varie generazioni. Lì erano i nati del secolo XX, testimoni e partecipanti della Rivoluzione del 1930, insieme a coloro che facevano parte della Generazione del Centenario e ai giovani ancora imberbi che, sul fronte di guerra, erano incaricati dei pezzi di artiglieria.
Fecero causa comune coloro che avevano affrontato la tirannia di Batista dalle file delle diverse organizzazioni che agirono nella Serra e nella Pianura, insieme a uomini e donne delle più diverse provenienze, che si unirono al processo di trasformazione in marcia.
Ce n’erano anche di più giovani. Erano gli studenti che, quale parte di uno stesso progetto emancipatore, proseguivano la Campagna di Alfabetizzazione.
(*) Saggista e intellettuale cubana. Premio Nazionale 2005 di Letteratura. Membro dell’Accademia Cubana della Lingua e Presidente della Fondazione ‘Alejo Carpentier’.
(traduzione di Daniela Trollio
Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”
Via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)