INTERESSE PRIVATO E COLLETTIVO

INTERESSE PRIVATO E COLLETTIVO

Miseria e ricchezza nel mondo e in Italia. I ricchi sempre più ricchi, nonostante (o con) la pandemia. 

Nel 2020, nonostante la crisi economica e la pandemia, i super ricchi sono aumentati del 6,3 per cento e il loro patrimonio del 7,6 per cento a circa 80mila miliardi di dollari. In Italia i paperoni sono aumentati del 9,2 per cento.

 

Durante la pandemia si è evidenziata ancora di più la contraddizione tra l'interesse privato e quello collettivo.

 

I 10 uomini più ricchi del mondo hanno aumentato la loro ricchezza di 540 miliardi di dollari dall'inizio della pandemia: "Si tratta di una somma che sarebbe più che sufficiente a pagare il vaccino per tutti gli abitanti del pianeta e ad assicurare che nessuno cada in povertà a causa del virus". L'organizzazione Oxfam, in un rapporto su 'Il virus della diseguaglianza', ha scritto che tra marzo e dicembre 2020 mentre la pandemia innescava la più grave crisi occupazionale degli ultimi 90 anni, lasciando centinaia di milioni di persone disoccupate o sottooccupate, il valore netto del patrimonio di Jeff Bezos è aumentato di 78,2 miliardi di dollari, con un patrimonio netto di 211 miliardi di dollari, mentre in Italia la ricchezza di 36 miliardari italiani è aumentata di oltre 45,7 miliardi di euro.

 

Il virus del capitalismo, delle multinazionali imperialiste ha acuito le disuguaglianze economiche e sociali, razziali e di genere preesistenti. Il sistema capitalista/imperialista al servizio della borghesia e di una minoranza di miliardari ha continuato ad accumulare ricchezza nel corso della più grave crisi dai tempi della Grande Depressione, mentre miliardi di persone sono stati spinti sull'orlo della povertà, a patire la fame, la sete e le malattie senza cure.

Con la ripresa dei mercati azionari le fortune dei miliardari hanno raggiunto i massimi storici: a dicembre 2020 la loro ricchezza totale aveva raggiunto gli 11.950 miliardi di dollari, l'equivalente delle risorse stanziate da tutti i Paesi del G20 per rispondere agli effetti della pandemia.

Secondo un’analisi dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), la crisi del mercato del lavoro innescata dalla pandemia di COVID-19 è lungi dall’essere finita e le perdite occupazionali non verranno recuperate almeno fino al 2023. Di conseguenza, il numero di disoccupati dovrebbe raggiungere i 205 milioni di persone nel 2022, superando ampiamente il livello di 187 milioni nel 2019.

 

Come dimostra il peggioramento continuo della condizione della classe proletaria, gli appelli alla "coesione sociale", “all’unità nazionale” di chi sostiene che “siamo tutti nella stessa barca", sono funzionali solo agli interessi dei grandi capitalisti, della finanza, dei boiardi di Stato e i loro lacche. Non è un caso che governo, partiti e sindacati confederali che riconoscono come legittimo il profitto al pari dei padroni, litigano su come spartirsi i soldi del “Piano nazionale di ripresa e resilienza” (PNRR), noto anche con il nome di Recovery plan, cercando di soddisfare e difendere gli interessi degli strati di classe che rappresentano.

 

La crisi non colpisce tutti allo stesso modo: mentre i salari operai diminuiscono, la povertà aumenta, la disoccupazione cresce e peggiorerà ulteriormente con lo sblocco dei licenziamenti, i morti sul lavoro e le stragi del profitto sono ormai diventati la “normalità”, i capitalisti che continuano ad arricchirsi. Diminuiscono i salari dei lavoratori, ma aumentano quelli dei grandi dirigenti e manager e dei loro padroni. Ci sono imprese che falliscono e chiudono, e altre come le industrie farmaceutiche che aumentano smisuratamente i loro profitti.

Il sistema capitalista e la proprietà privata dei mezzi di produzione in mano alla classe borghese continuano a generare e mantenere la classe operaia nella posizione di schiavi salariati e i borghesi sfruttatori come padroni, a creare miseria e povertà per i proletari, e ricchezza di cui si appropriano i borghesi.

 

Il profitto è l'unico dio, adorato e ricercato dai capitalisti e dai borghesi di tutto il mondo, atei o religiosi di qualunque nazionalità siano. Anche la piccola e media borghesia che ha fatto soldi negli anni scorsi, dopo aver praticato e teorizzato la deregolamentazione oggi invoca l'intervento dello Stato chiedendo aiuti economici e interventi per regolare il mercato.

 

Le diseguaglianze prodotte dal capitalismo, come tutti i mali che colpiscono gli sfruttati, risiedono nella proprietà privata dei mezzi di produzione. Le guerre, la miseria, la fame e la ricchezza sono generate dalla ricerca del massimo profitto e possono essere sconfitte solo distruggendo dalle fondamenta negando e abolendo la proprietà privata dei mezzi di produzione e il sistema economico, politico e sociale che la difende.

 

Solo in un sistema socialista dove il potere sia nelle mani della classe operaia, dei proletari, un sistema dove lo sfruttamento sia considerato un crimine contro l'umanità, dove si lavori e si produca per soddisfare i bisogni degli esseri umani e non per il profitto, è possibile marciare verso il futuro, in armonia con tutti gli esseri umani abitanti del pianeta e con la natura.

 

 

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