Cuba resiste
di Frei Betto (*); da: cubadebate.cu: 15.7.2021
Sono in pochi ad ignorare la mia solidarietà con la Rivoluzione cubana. Per 40 anni ho visitato con frequenza l’isola per impegni di lavoro ed inviti ad eventi. Per un lungo periodo ho fatto da mediatore nella ripresa del dialogo tra i vescovi cattolici ed il governo cubano, come ho descritto nei miei libri “Fidel e la religione” e “Paradiso perduto – Viaggi nel mondo socialista”.
Attualmente, su incarico della FAO, faccio il consigliere del governo cubano nello sviluppo del Piano di Sovranità Alimentare e Educazione Nutrizionale.
Conosco nei particolari la vita quotidiana cubana, comprese le difficoltà che la popolazione affronta, le sfide alla Rivoluzione, le critiche degli intellettuali e degli artisti del paese. Ho visitato carceri, ho parlato con oppositori della Rivoluzione, ho convissuto con sacerdoti e laici cubani che si oppongono al socialismo.
Quando mi dicono – a me che sono brasiliano – che a Cuba non c’è democrazia, scendo dall’astrazione delle parole alla realtà.
Quante foto o notizie sono state viste o si vedono di cubani in miseria, mendicanti sdraiati sui marciapiedi, bambini abbandonati nelle strade, famiglie sotto i viadotti? Qualcosa di simile alla ‘crackolandia’ (quartiere povero di Sao Paulo, dove impera il traffico e il consumo di droghe,n.d.t.), alle milizie, alle lunghe code di malati che aspettano anni per essere curati in un ospedale?
Avverto gli amici: se in Brasile sei ricco e vai a vivere a Cuba, conoscerai l’inferno. Non potrai cambiare auto ogni anno, comprare vestiti firmati, viaggiare spesso in vacanza all’estero.
E, soprattutto, non potrai sfruttare il lavoro degli altri, mantenendo i tuoi dipendenti nell’ignoranza, né essere ‘orgoglioso’ di Marìa, la tua cuoca da vent’anni, a cyi neghi l’accesso ad una casa sua, alla scolarizzazione e al piano sanitario.
Se sei della classe media, preparati a conoscere il purgatorio. Anche se Cuba non è più una società statale, la burocrazia persiste, bisogna aver pazienza nelle code al mercato, molti prodotti disponibili questo mese possono non esserlo più il prossimo a causa dell’incostanza delle importazioni.
Ma se sei un operaio, povero, senza casa o senza terra (come la maggioranza della gente in America Latina), preparati a conoscere il paradiso. La Rivoluzione garantirà i tuoi tre diritti umani fondamentali: l’alimentazione, la salute e l’educazione, così come la casa e il lavoro.
Forse avrai un grande appetito perché non potrai mangiare quello che ti piace, ma non avrai mai fame. La tua famiglia disporrà di educazione e assistenza sanitaria, compresa la chirurgia complessa, totalmente gratuite, come dovere dello Stato e diritto del cittadino.
Non vi è nulla di più prostituito del linguaggio. La celebre democrazia nata in Grecia ha i suoi meriti ma è bene ricordare che, a quel tempo, Atene aveva 20 mila abitanti che vivevano del lavoro di 400 mila schiavi…. Cosa risponderebbe uno di quelle migliaia di servi se gli si chiedesse cosa pensa delle virtù della democrazia?
Non desidero per il futuro di Cuba il presente del Brasile, della Colombia, dell’Honduras e nemmeno quello di Portorico, una colonia statunitense a cui è stata negata l’indipendenza. E nemmeno voglio che Cuba invada gli Stati Uniti e occupi la zona costiera della California, come è il caso di Guantanamo, che si è trasformata in un centro di tortura e in una prigione illegale per presunti terroristi..
La democrazia, per me, significa “Padre Nostro” – l’autorità legittimata per volontà popolare – e il “Nostro Pane” la condivisione dei frutti della natura e del lavoro umano. La rotazione elettorale non fa, né assicura, una democrazia. Brasile e India, considerate democrazie, sono esempi evidenti di miseria, povertà, esclusione, oppressione e sofferenza.
Solo coloro che conoscono la realtà di Cuba prima del 1959 sanno perché Fidel contò su un tale appoggio popolare da poter portare alla vittoria la Rivoluzione.
Il paese era conosciuto con il nomignolo di “bordello dei Caraibi”. La mafia dominava le banche e il turismo (ci sono vari film su questo). Il principale quartiere dell‘Avana, ancora chiamato Vedado, aveva questo nome perché non era permesso ai neri di circolarvi….
Gli USA non si sono mai consolati di aver perso la Cuba sottomessa alle loro ambizioni. Per questo, poco dopo la vittoria dei guerriglieri della Sierra Maestra, cercarono di invadere l’isola con truppe mercenarie. Furono sconfitti nell’aprile 1961. L’anno dopo il presidente Kennedy decretò il blocco di Cuba, che continua ancor oggi.
Cuba è un’isola con poche risorse. E’ obbligata ad importare più del 60% dei prodotti essenziali del paese. Con l’inasprimento del blocco promosso da Trump (243 nuove misure, e per il momento non ritirate da Biden), e con la pandemia, che ha azzerato una delle principali fonti di risorse del paese, il turismo, la situazione interna è peggiorata.
I cubani hanno dovuto stringere la cinghia. Allora coloro che sono scontenti della Rivoluzione, che gravitano nell’orbita del ‘sogno americano’ hanno promosso le proteste di domenica 11 luglio – con l’aiuto ‘solidale’ della CIA, il cui capo ha appena fatto un giro nel continente, preoccupato per i risultati delle elezioni in Perù e Cile.
Chi spiega meglio la situazione attuale di Cuba è il suo presidente, Dìaz-Canel: “E’ cominciata la persecuzione finanziaria, economica, commerciale ed energetica. Loro ( la Casa Bianca) vogliono che si produca un’esplosione sociale interna a Cuba per chiedere “missioni umanitarie” che si traducano in invasioni e ingerenze militari.
Siamo stati onesti, siamo stati trasparenti, siamo stati chiari, e in ogni momento abbiamo spiegato alla nostra gente le complessità dell’attualità. Ricordo che più di un anno e mezzo fa, quando cominciava il secondo semestre del 2019, abbiamo dovuto spiegare che eravamo in una situazione difficile. Gli USA hanno avevano cominciato ad intensificare una serie di misure restrittive, indurimento del blocco, persecuzioni finanziarie contro il settore energetico, con l’obiettivo di strangolare la nostra economia. Questo provocherebbe il desiderato scoppio sociale di massa, per poter chiedere un intervento “umanitario” che finirebbe in un intervento militare.
Questa situazione è continuata, poi sono arrivate le 243 misure (di Trump, per indurire il blocco) che tutti conosciamo e alla fine è stato deciso di includere Cuba nella lista dei paesi patrocinatori del terrorismo.
Tutte queste restrizioni hanno portato il paese a tagliare immediatamente varie fonti di entrate di divise, come il turismo, i viaggi dei cubano-americani nel nostro paese e le rimesse. E’ stato attuato un piano di diffamazione delle brigate mediche cubane e delle collaborazioni solidali di Cuba, che ha ricevuto una parte importante di divise per questa collaborazioni.
L’insieme di questi elementi ha generato una situazione di carenza nel paese, principalmente di alimenti, medicine, materie prime e materiali per poter sviluppare i nostri processi economici e produttivi che, allo stesso tempo, contribuiscono alle esportazioni. Si eliminano due elementi importanti: la capacità di esportare e la capacità di investire risorse.
Abbiamo anche limitazioni per i combustibili e i pezzi di ricambio, e tutto ciò ha provocato un livello di insoddisfazione, sommato a problemi accumulati che siamo riusciti a risolvere e che venivano dal Periodo Speciale (1990-1995, quando l’Unione Sovietica crollò, con un grosso riflesso sull’economia cubana).
C’è da aggiungere una feroce campagna mediatica di diffamazione, come parte della ‘guerra non convenzionale’, che cerca di spezzare l’unità tra il partito, lo Stato e il popolo, e pretende di giudicare il governo come insufficiente e incapace di produrre benessere per il popolo cubano.
L’esempio della Rivoluzione cubana ha disturbato molto gli USA per 60 anni. Hanno applicato un blocco ingiusto, criminale e crudele, ora intensificato durante la pandemia. Blocco e azioni restrittive che mai hanno attuato contro alcun altro paese, neppure quelli che considerano i loro principali nemici.
Quindi si è trattato di una politica perversa contro una piccola isola che aspira solo a difendere la sua indipendenza, la sua sovranità e a costruire la sua società con autodeterminazione, secondo i principi che più dell’86 per cento della popolazione ha appoggiato.
Nel bel mezzo di questa situazione appare la pandemia, una pandemia che ha colpito non solo Cuba ma tutto il mondo, USA compresi. Ha colpito i paesi ricchi, e bisogna dire che a fronte di questa pandemia né gli USA né questi paesi ricchi avevano tutte le capacità per affrontare i suoi effetti.
I poveri sono stati colpiti perché non ci sono politiche pubbliche dirette al popolo, e ci sono indicatori in relazione a come si è affrontata la pandemia che mostrano risultati peggiori di quelli di Cuba in molti casi.
I tassi di infezione e di mortalità per milione di abitanti sono considerevolmente più alti negli Stati Uniti che a Cuba (gli USA hanno registrato 1.724 morti per milione, mentre Cuba sta a 47 per milione). Mentre gli USA si sono trincerati dietro al nazionalismo vaccinale, la Brigata Henry Reeves dei medici cubani continua il suo lavoro tra i più poveri del mondo (cosa per cui, naturalmente, merita il Premio Nobel per la Pace).
Senza la possibilità di invadere Cuba con successo, gli USA continuano a imporre un rigido blocco. Dopo la caduta dell’URSS, che forniva a questa isola forme di aggiramento del blocco, gli USA hanno cercato di aumentare il loro controllo sul paese caraibico.
A partire dal 1992 l’Assemblea Generale dell’ONU ha votato, con schiacciante maggioranza, la fine di questo blocco. Il governo cubano ha reso noto che tra l’aprile 2019 e il marzo 2020 Cuba ha perso 5.000 milioni di dollari in potenziale commercio a causa del blocco; negli ultimi quasi 6 decenni ha perso l’equivalente di 144 mila milioni di dollari.
Ora il governo degli USA ha approfondito le sanzioni contro le compagnie di navigazione che portano petrolio all’isola.
E’ questa fragilità che scopre il fianco alle manifestazioni di scontento, senza che il governo abbia schierato né carri armati né truppe nelle strade. La resistenza del popolo cubano, alimentata da esempi come quello di Martì, del Che Guevara e di Fidel, ha dimostrato di essere invincibile.
E dobbiamo, tutti noi che lottiamo per un mondo più giusto, solidarizzare con esso.
(*) Teologo, scrittore e politico brasiliano, esponente della Teologia della Liberazione e per questo imprigionato e torturato nel 1969 dalla dittatura (il ‘regime dei Gorillas’).
Traduzione di Daniela Trollio
Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”
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