INTRIGHI INTERNAZIONALI
Scambi tra Italia, Usa e Francia per rafforzare l’imperialismo
A Bruxelles il 14 giugno si sono incontrati i potenti dei paesi che fanno parte della NATO per rafforzare il «legame transatlantico» tra Stati uniti ed Europa su tutti i piani: politico, economico, spaziale, tecnologico e, soprattutto, militare. Mentre gli Usa e la Gran Bretagna hanno assicurato gli alleati che la “NATO resterà un'alleanza nucleare” hanno deciso di aumentare la spesa militare. Per il 2021 l'Italia pagherà 30 miliardi di dollari che presto diventeranno 40. Una cifra che esclude le spese per il mantenimento delle basi militari sul territorio italiano - sedi appunto di armi nucleari - e delle missioni all'estero che non certo umanitarie come vogliono farci intendere, ma di addestramento delle forze locali e di difesa degli interessi economici delle grandi potenze nei vari territori occupati e saccheggiati.
Non c’è limite alle spese militari, però si specula sui lavoratori. I padroni devono recuperare il profitto perso con la crisi economica e in seguito alle misure prese per la Covid 19, il Governo - a guardia della borghesia nazionale ed europea - opera per diminuire la tensione sociale che teme si allarghi e diventi incontrollabile.
Dopo l’aumento dei ritmi che portano a continui incidenti e morti sul lavoro, dopo le delocalizzazioni, le cessazioni di attività nonostante il blocco Covid 19, Governo, Confindustria, Confapi, CNA, sindacati confederali si sono accordati per sbloccare i licenziamenti. Prime grandi vittime 152 operai della Gianetti Ruote di Monza e 422 della GKN di Campi Bisenzio (leggi all’interno).
Il patto comprende contratti di solidarietà, intese di riduzione e rimodulazione dell’orario di lavoro. La proroga riguarda solo i settori del tessile, calzaturiero e moda, un altro modo per dividere il fronte di classe.
L’accordo prevede che le aziende - che continuano ad aumentare lo sfruttamento - utilizzino gli ammortizzatori sociali prima di procedere ai licenziamenti. Libertà, quindi, di licenziare ma dopo avere usufruito di altre sovvenzioni statali e naturalmente dopo aver fatto “decantare” il malcontento dei lavoratori in altre 13 settimane di incertezza per il futuro e di peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro. Non è certo una vittoria.
Sono bastate solo sei ore di trattativa e una finta manifestazione di piazza per siglare il patto, definito da Cgil, Cisl e Uil un “segnale importante e una risposta ai tanti lavoratori che in questi giorni hanno seguito con apprensione il processo decisionale sulla fine del blocco dei licenziamenti” e valutare positivo “l'impegno per avviare il confronto per la riforma degli ammortizzatori e delle politiche attive", come sostiene Landini della Cgil. Ci vuole proprio il coraggio di vertici sindacali venduti per fare certe dichiarazioni.
Confindustria e padroni di ogni risma sono alla ricerca del profitto perso: per farlo hanno bisogno, da una parte, della massima libertà di aumentare lo sfruttamento, i ritmi e i carichi di lavoro e, dall’altra, della possibilità di chiudere e delocalizzare, aumentando così disoccupazione e precarietà che colpirà maggiormente i giovani e le donne nonostante tutte le chiacchiere con cui si riempiono la bocca i rappresentanti di tutti i partiti.
A tre anni dal crollo del ponte Moranti - a dispetto delle famiglie delle vittime che chiedono giustizia - lo Stato ripaga con gli interessi il riacquisto di una infrastruttura in condizioni molto peggiori di quando l’hanno assegnata, la cui rete viaria è invecchiata mostrando tutte le sue crepe. Pagherà per Aspi un prezzo di circa 9,1 miliardi di euro che equivalgono ai 6,8 miliardi incassati all'epoca della privatizzazione e si accollerà anche il debito contratto dai privati per finanziare l'acquisizione, che a fine 2020 sfiorava gli 11 miliardi, mentre nel 1999, anno di inizio della privatizzazione, era di appena 1,8 miliardi. I Benetton ci guadagnano e si liberano di una società che ha continuato ad aumentare i pedaggi realizzando profitti per 20 anni che hanno alimentato il pagamento di ricchi dividendi ai proprietari privati ed evitato le manutenzioni adeguate trascurate per anni.
Il Consiglio dei ministri ha varato il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) con l’approvazione di tutto l’arco costituzionale. Si parla di riforme (compresa quella della giustizia favorevole alle richieste europee), di semplificazioni per il rilancio del sistema Italia. La strategia del Governo è “per uscire da questa crisi e per portare l’Italia sulla frontiera dello sviluppo europeo e mondiale occorrono un progetto chiaro, condiviso e coraggioso per il futuro del Paese, che permetta al nostro Paese di ripartire rimuovendo gli ostacoli che l’hanno frenata durante l’ultimo ventennio”.
“Vogliamo un Paese moderno, innovativo dotato di una pubblica amministrazione efficiente e moderna - dicono - in cui possano operare imprese innovative e sempre più competitive (quelle che da sempre si reggono su sfruttamento ed evasione - ndr), un Paese con infrastrutture sicure, tecnologicamente all’avanguardia, che sfruttino tutte le potenzialità offerte dalla rivoluzione digitale. In secondo luogo, vogliamo un Paese più verde, con sistemi di produzione e trasporto dell’energia compatibili con gli obiettivi di riduzione dei gas clima alteranti e più resiliente rispetto agli eventi climatici estremi”.
Energia “verde” per alimentare l’industria automobilistica, e via libera alle grandi e inutili opere con quella che viene definita semplificazione, ovvero appalti pubblici incontrollati per la gioia di speculatori e della mafia.
Il PNRR tratta anche la politica internazionale. Fa riferimento alla cooperazione e in primo piano decanta la nuova leadership statunitense per “la notevole apertura verso il multilateralismo” con la quale è stato avviato - in particolare, rispetto agli altri membri del G20 - un proficuo dialogo come presidenza di turno del G20.
Coerente con il PNRR ecco puntuali le lodi sperticate di Mattarella. In occasione della festa dell'Indipendenza statunitense ha ribadito che "Tra Italia e Usa il rapporto è eccezionale, uniti da un'amicizia che ha radici antiche ma è capace di proiettarsi con fiducia verso il futuro, che costituisce la condivisione di un irrinunciabile patrimonio ideale che caratterizza, rendendole più dinamiche, le nostre società libere, democratiche, aperte al contributo di cittadini portatori di culture diverse". E che “solo insieme possiamo superare, la forza del parternariato tra Washington e Roma più importante che mai". E con questo si intende accrescere l’azione comune a favore di sicurezza e di un ordine internazionale “basato su regole, della tutela dei diritti umani (quelli Usa?) e di uno sviluppo globale autenticamente sostenibile". Nell’incontro con il Segretario di Stato USA il Presidente Mattarella ha discusso anche “dei nostri valori condivisi nel contesto dei diritti umani in Cina e nel mondo, nonché del nostro sostegno collettivo al piano della Libia di tenere le elezioni nel dicembre 2021”.
Ma c’è anche l’Europa. Ed ecco, come primo viaggio all’estero dopo la pandemia, la visita in Francia di Mattarella con al seguito il presidente di Confindustria Carlo Bonomi (gli affari sono affari, infatti ha incontrato anche Giorgio Armani, già a Parigi per la moda) per dire che “tra Italia e Francia c'è un legame unico” che si basa su valori condivisi, storia comune". Il Capo dello Stato ha parlato dell’esigenza di intensificare le relazioni con un trattato di collaborazione rafforzata anche con la proposta di servizio civile comune franco-italiano per i giovani". Per Macron con il presidente Mattarella c'è stato un “pieno coordinamento sulla solidarietà europea" . "L'anno appena trascorso - ha detto - ha messo in luce una volontà forte di Germania, Italia e Francia di lavorare insieme e costruire un'ambizione europea. Partnership italo-francese fondamentale per l'Europa”.
I due presidenti hanno parlato di Africa e del ruolo dei due paesi nella “vocazione alla pace”; della “questione libica” “abbiamo" con l'Italia convergenze e preoccupazioni comuni", dice Macron. Del Sahel, "l'Italia è un paese al quale rendiamo omaggio per l'impegno, in particolare con il contributo alla forza Takuba e il suo coinvolgimento nelle operazioni umanitarie".
Come dire: tutto il servilismo e la complicità di Mattarella per appoggiare l’imperialismo Usa e quello francese che ha distrutto la Libia e continua a saccheggiare l’Africa. Intrighi internazionali per risollevare il capitalismo perché la borghesia sa come confermare il proprio potere sulla classe lavoratrice e sulle masse popolari che sono sempre più in affanno di fronte a disoccupazione e sfratti.
Di fronte alla disoccupazione dilagante ancora molti lavoratori pensano che abbassando la testa ed evitando la protesta si possa difendere l’occupazione. Non è così, la crisi si farà più acuta e non si fermerà con le soluzioni individuali. Senza l’unità e l’organizzazione di classe i proletari saranno sempre schiavi della borghesia che ha un unico scopo: realizzare il massimo profitto sulla loro pelle, con l’aumento dello sfruttamento, dei ritmi e dei carichi di lavoro senza le minime misure di sicurezza che continuano a causare infortuni e morti. Ancora di più ora che devono recuperare le cosiddette perdite dovute al lockdown, anche se la maggioranza delle fabbriche non ha mai chiuso neppure nelle fasi di maggiore isolamento, favorendo il contagio.
Non è un caso se la violazione delle norme sulla sicurezza del lavoro è stata cancellata dalla Cassazione nella sentenza per la strage ferroviaria di Viareggio del 2009 (32 vittime e feriti gravissimi) condannando i sei Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (Rls) al pagamento di ben 80.000 euro che sono stati versati grazie ai sacrifici di chi ha contribuito alla raccolta di solidarietà che si è subito sviluppata. Non altrettanto solerte è la magistratura che, a distanza di 6 mesi, non ha ancora emesso le motivazioni della sentenza della Corte di cassazione.
Editoriale della rivista "nuova unità", luglio 2021