Una pagina di storia della resistenza al nazifascismo e del movimento operaio.
LA VOLANTE ROSSA
La Volante Rossa inizia, sul finire del '45, un'implacabile lotta clandestina contro i risorgenti movimenti neofascisti. Si tratterà di uno scontro tra organizzazioni paramilitari senza esclusione di colpi.
Nel primo anno di vita l'attività della Volante Rossa viene portata avanti nella clandestinità più assoluta ed è difficile supporre quante azioni abbia compiute. Sono comunque molti i fascisti che scompaiono e che si pensa siano emigrati in Argentina, mentre i loro cadaveri finiscono nella colata della Breda oppure in fondo al Lago Maggiore o a qualche stagno, assicurati con una pietra mediante cavo di ferro a evitare la corrosione della corda.
Solo in qualche caso trapelano sui giornali notizie di questa attività, che nessuno collega peraltro all'azione di un'organizzazione di sinistra. I fascisti vengono prelevati, interrogati e spesso rilasciati. Se non si tratta di criminali o di pedine importanti all'interno delle rinascenti organizzazioni neofasciste, vengono invitati semplicemente a tornare al paese d'origine e a smettere di fare attività politica.
Se giudicati colpevoli vengono invece eliminati, magari mediante una gita in barca. Lo stile è insomma ancora quello tipico della "giustizia partigiana".
Autunno 1947 - Con sempre maggiore frequenza i fascisti escono amnistiati o assolti dalle galere: inizia il "processo" al movimento partigiano (si fa un gran parlare dell’oro di Dongo); riprendono le azioni terroristiche della destra.
"Quando poi si verificarono le prime occupazioni di fabbrica a Milano (4), perché non venivano accettate le richieste degli operai, e allora arrivava la polizia e buttava fuori gli operai, noi andavamo là di notte, buttavamo fuori la polizia e riportavamo dentro gli operai.
Questo aiutava molto la lotta degli operai, che in caso di bisogno sapevano a chi rivolgersi. Già prima la Volante Rossa, alla base, tra i compagni, gli operai, era diventata un simbolo in tutta la Lombardia.
Durante le manifestazioni, se c'erano quattro o cinque della Volante Rossa, immediatamente si formava un nucleo attorno a loro, perché nell'ambito della classe operaia eravamo conosciuti come gente che non stava lì troppo a discutere, ci si riconosceva come gente che li difendeva dai soprusi, dai quali la legalità non li difendeva. Quando intervenivamo, certe cose si modificavano all'interno della fabbrica. La Volante Rossa galvanizzava e creava una reazione all'assoggettamento dentro la fabbrica".
Frattanto incominciano a rientrare nelle fabbriche i dirigenti epurati e molti di essi tendono a ripristinare i vecchi metodi disciplinari e repressivi. Così il 12 dicembre ’47 - in seguito alla sollecitazione di numerosi operai della Falck - arrivano su un camion venticinque della Volante Rossa, riconoscibili dai loro giubbotti. Scendono in 4 e salgono in via Natale Battaglia 29: chiedono dell'Ingegner Italo Toffanello, vice direttore dello stabilimento Vittoria delle Acciaierie Falck, poi epurato perché iscritto al Partito Fascista e ritenuto responsabile della deportazione in Germania di 60 operai.
Sono le 21 e 20 e la serata è gelida, ha appena nevicato. Si puntano le rivoltelle all'ingegnere, che è fatto salire sull'autocarro e condotto sulla Piazzetta ex Reale, vicino a piazza del Duomo. "Potremmo fare quello che vogliamo nei tuoi confronti. Ma ti chiediamo di spogliarti. I lavoratori sono uomini e non animali da soma. Se ritorni ai vecchi metodi il nostro prossimo intervento sarà ben diverso".
Viene abbandonato in mutande, e, preso per pazzo, rischia di finire al Paolo Pini. Un pacchetto con tutti i suoi vestiti e valori viene depositato presso il distributore di benzina di piazzale Loreto. Poi si telefona alla polizia di venire a ritirarlo. Appuntato al pacco, un biglietto: "È stata data una lezione al signor Toffanello: ora restituiamo scrupolosamente ciò che era in suo possesso".
Segue l’inventario degli oggetti e la firma: "Un gruppo di bravi ragazzi".
(da Cesare Bermani, "La Volante Rossa", in "Primo Maggio", inverno 77-78, n. 9/10)
(4) Così è successo, per esempio, il 7 luglio ’48 alla Motta; l’8 luglio alla Bezzi, il 9 luglio alla Breda.