MAGGIORANZA E OPPOSIZIONE DUE FACCE DELLA STESSA MEDAGLIA

Maggioranza e opposizione due facce della stessa medaglia

La democrazia borghese un paravento

Gli ultimi governi tecnici succedutisi in Italia dimostrano chiaramente che la democrazia parlamentare borghese è la foglia di fico dietro cui si nasconde la dittatura del capitale. Dal 2011, con la formazione del governo Monti, ad oggi si sono avvicendati 7 governi tecnici, “transitori” o di coalizione, con lo scopo di “traghettare” il paese verso le elezioni dopo il fallimento di un esecutivo, governi voluti dal grande capitale, messi in piedi e sostenuti dai Presidenti della Repubblica:
- Monti (2011-2013): tecnico
- Letta (2013-2014): transitorio
- Renzi (2014-2016): transitorio
- Gentiloni (2016-2018): transitorio
- Conte e Conte bis (2018-2021): di coalizione
- Draghi (2021): tecnico
Le grandi decisioni che cambiano la vita delle persone e del mondo non sono mai decise dai partiti presenti in parlamento. In realtà, come ormai è sempre più evidente anche agli sprovveduti, i parlamenti - come tutte le istituzioni - sono organismi che si adeguano agli interessi capitalistici, ma che non determinano l’andamento capitalistico: sono i camerieri, lo servono.
In una società divisa in classi dove il potere economico, politico, giudiziario, militare è in mano alla borghesia imperialista, sono i parlamenti che in tutto il mondo sono al servizio dei capitalisti, del profitto, delle guerre, delle crisi, dello sfruttamento e non i capitalisti che si adattano alle chiacchiere o alla volontà dei parlamentari.
L’astensionismo crescente che si manifesta in ogni elezione, (alle amministrative del 3/4 ottobre ha votato meno della metà degli aventi diritto e nei ballottaggi dei sindaci ha toccato punte del 60%) dimostra il distacco di chi fatica a mettere insieme il pranzo con la cena dal palazzo del potere. A Roma, ha votato il 40,68% degli aventi diritto e per il ballottaggio per il sindaco Roberto Gualtieri eletto al secondo turno, ha votato solo il 24% dei cittadini che si sono recati alle urne.

Il rifiuto del voto, sia esso cosciente o istintivo, è la dimostrazione che ormai una parte maggioritaria delle classi sociali subalterne ritiene il proprio voto insignificante, non in grado di cambiare, influire, determinare o anche solo “influenzare” le scelte dei capitalisti che decidono i destini del mondo.
Anche le persone in buona fede o ingenue che credono nella democrazia borghese si accorgono ormai che dopo aver votato per il sindaco, il presidente di Regione, o per il parlamento, per 5 anni non possono più controllare il loro voto né eventualmente far dimettere la persona (o il partito) che hanno votato, anche di fronte a disonestà, tradimento per cui non rappresenta più i propri interessi.
In campagna elettorale tutti i partiti promettono cose che non possono o non vogliono realizzare. L’esempio più evidente è quello dei 5 stelle, ma si tratta di un fenomeno che interessa anche tutti gli altri partiti. Anche se questo partito ha tradito gli impegni e il programma con cui è stato votato, in ogni caso per 5 anni non è revocabile e per la durata della legislatura può fare tutto ciò che vuole, anche il contrario di quanto promesso in campagna elettorale.
In ogni elezione si sprecano gli appelli al voto di tutti i partiti. Lo slogan “non importa per chi votate, purché votate” serve a legittimare questo sistema criminale, marcio e ingiusto. Ormai e sempre più evidente che nella società capitalista/imperialista sia la maggioranza che l’opposizione sono funzionali al sistema di sfruttamento capitalista e chi si illude di cambiare il sistema con il voto diventa complice degli sfruttatori.
Dietro la maschera delle istituzioni cosiddette democratiche si nasconde la vera dittatura del capitale e delle classi dominanti. La democrazia rappresentativa è solo un paravento che serve a tenere soggiogata la popolazione illudendola che lo Stato e le sue istituzioni siano l’espressione di tutto il popolo, quando in realtà rappresentano gli interessi della frazione della classe dominante più forte economicamente. I partiti che rappresentano le varie frazioni del capitale e i governi rispondono direttamente alle multinazionali, ai grandi capitalisti, all’imperialismo.
Le belle parole come “democrazia”, “libertà”, “uguaglianza”, “interessi della nazione” valgono solo per i membri della classe borghese e servono a loro per nascondere il dominio incontrastato del capitale, per continuare a sfruttare i lavoratori e saccheggiare la natura.
Per i governi dei padroni l’unico diritto riconosciuto è quello del profitto, tutti gli altri sono subordinati e concessi solo se compatibili con il sistema di sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Oggi con l’acuirsi della crisi economica e politica, aggravata dalla pandemia di covid19, sono messi in discussione, negati, proibiti anche i diritti costituzionali, quelli di manifestare e di scioperare. Concessi solo se non ostacolano i piani della ripresa economica capitalista fondata sullo sfruttamento e sui profitti, che oggi si manifesta attraverso il PNRR e i suoi vincoli con l’Unione europea.
Se i proletari lottano per i propri diritti e interessi - come nel caso dei lavoratori che difendono l’occupazione o scioperano in molte fabbriche, logistiche, porti (vedi Trieste) contro il green pass - lo Stato e le sue istituzioni calano la maschera “democratica” mostrando tutta la violenza di cui sono capaci pur di difendere i privilegi e gli interessi delle classi dominanti.
I mass media in mano agli stessi padroni che sfruttano i lavoratori sono sempre pronti con le loro TV, giornali e i loro giornalisti prezzolati a sostenere il governo e le sue falsità per denigrare e criminalizzare chi si oppone.
Centrodestra e centrosinistra sono due facce della stessa medaglia. Il vero potere risiede nel capitale. I due schieramenti nei programmi elettorali sono molto simili in alcuni punti. Per esempio concordano sulla centralità dell’impresa e sulle politiche di sostegno alle imprese: così i capitalisti vincono sempre qualunque sia la maggioranza che si forma a seguito delle elezioni.
Non bisogna mai dimenticare che anche la repubblica borghese più democratica è soltanto una macchina che permette alla borghesia di schiacciare la classe operaia, che permette ad un pugno di capitalisti di schiacciare le masse lavoratrici.
Senza cadere in teorie complottiste e senza negare le contraddizioni interimperialiste vogliamo ricordare il Gruppo Bilderberg - istituito il 29 maggio 1954 su iniziativa del banchiere statunitense David Rockefeller, la cui prima conferenza si tenne presso l’hotel Bilderberg ad Oosterbeek, vicino Arnhem, nei Paesi Bassi - che ogni anno si riunisce per discutere dei destini del mondo.
In questi incontri riservati sono invitati circa 130 partecipanti, la maggior parte dei quali sono personalità nel campo economico, politico e bancario, industriali, finanzieri, giornalisti ed ex presidenti della Banca Mondiale, del Fondo Monetario Internazionale ecc, che dal 1954 e una sola volta all'anno si ritrova per discutere (o decidere?) segretamente il futuro politico ed economico dell'umanità. Ai cuochi (governi) e ai camerieri (parlamenti, politici, istituzioni, sindacalisti e giornalisti) servi del capitale imperialista, poi spetta il compito di cucinare e servire il piatto deciso dai padroni ai proletari, un piatto di lacrime e sangue.
La democrazia è la sovrastruttura borghese costruita per difendere e conservare la struttura classista sottostante, per cui tutti quelli che s’illudono di cambiare i rapporti economici e sociali con il voto sono destinati alla sconfitta. Non si può utilizzare la democrazia borghese per sovvertire i rapporti di classe.
Per dirla con Lenin di “Stato e Rivoluzione”: 
“Questa democrazia è sempre limitata nel ristretto quadro dello sfruttamento capitalista, e rimane sempre, in definitiva, una democrazia per la minoranza, solo per le classi possidenti, solo per i ricchi. La libertà, nella società capitalistica, rimane sempre più o meno quella che fu nelle repubbliche dell'antica Grecia: la libertà per i proprietari di schiavi”. Per cui, “lo Stato borghese non può essere sostituito dallo Stato proletario (dittatura del proletariato) per via di "estinzione"; può esserlo unicamente, come regola generale, per mezzo della rivoluzione violenta”.

 

Michele Michelino

Pubblicato sulla rivista “nuova unità” n. 6 di novembre 2021

 

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