NATALE TRA FESTA E IPOCRISIA.

NATALE TRA FESTA E IPOCRISIA.

IL GIORNO DEL VOGLIAMOCI BENE, DELLA “PACE” FRA SFRUTTATI E SFRUTTATORI.

Questo Natale come quello dell’anno precedente è austero per i poveri, gli operai licenziati, quelli che il lavoro non lo trovano, quelli super sfruttati,  per gli sfrattati, i senzatetto, gli invalidi e i famigliari dei morti sul lavoro, per tutti gli oppressi.

Se le festività natalizie sono state occasione in passato d’incontri conviviali, fra parenti, amici e compagni, un momento di gioia e di abbondanti libagioni in cui lo spreco di cibo e gli avanzi riempivano i cassonetti dell’immondizia facendo fare un doppio lavoro agli operai addetti alla nettezza urbana, in altre parti del mondo a Natale si muore di fame e di sete come tutti i giorni. Oggi le restrizioni del governo, la paura del covid, l’introduzione del super Green pass e l’acuirsi della crisi aumentano l’incertezza per il domani creando altro malessere e stress alla popolazione.

L’altra faccia dell’opulenza capitalista/imperialista e la mancanza di accesso ai servizi essenziali in paesi sfruttati dalle potenze imperialiste, paesi poverissimi colpiti da conflitti e guerre alimentati dai paesi imperialisti che li depredano delle risorse fondamentali. Nazioni diventate preda delle borghesie imperialiste, senza strutture sanitarie e acqua pulita, senza servizi igienico-sanitari, aree del mondo più vulnerabili, messe in ginocchio da anni di guerra, dal cambiamento climatico e dalla pandemia.

Emergenze umanitarie, spesso dimenticate, che rischiano senza interventi immediati di trasformarsi in vere e proprie catastrofi. Come in Yemen, dove la popolazione – a quasi sette anni dall’inizio di un sanguinoso conflitto - sta facendo i conti con una nuova ondata di contagi da Covid19 e il riaffacciarsi dell’incubo del colera, priva di acqua pulita, vaccini, cure e strumenti di protezione e più di 15 milioni di uomini, donne e bambini non hanno accesso all’acqua pulita e a servizi igienico-sanitari. 

 Il capitalismo, fin dai suoi albori, con la colonizzazione e la conquista di buona parte del mondo, ha causato la schiavitù e la morte di centinaia di milioni di persone. Solo in America Latina e in Africa si calcola che siano morti almeno 70 milioni di indigeni e che , in nome del profitto, circa 12 milioni di schiavi africani siano stati strappati ai loro paesi nei primi anni del secolo, mentre sono miliardi gli esseri umani che ancor oggi l’imperialismo sacrifica.

Una società dove mentre aumenta la ricchezza nelle mani di una minoranza, dall’altro polo aumenta la miseria, la disuguaglianza, la povertà, i campi non coltivati, i contadini senza terra, gli operai senza lavoro: disoccupazione, fame, malattie, guerre, morte.
Nel sistema capitalista molte vite, che potrebbero essere salvate, si perdono per pochi centesimi. L’analfabetismo, la prostituzione infantile, i bambini sfruttati e costretti a lavorare sin dalla più tenera età che chiedono l’elemosina per vivere, le baraccopoli in cui sopravvivano milioni di persone in condizioni disumane, le discriminazioni per motivi razziali o sessuali, è solo una parte dello sfruttamento capitalista.

L’imperialismo impone ai popoli del mondo sottosviluppo, prestiti usurai, debiti con interessi impossibili da pagare, scambio diseguale, speculazioni finanziarie non produttive, corruzione generalizzata, commercio di armi, guerre, violenza, massacri.
Agli ordini del mercato, lo stato è privatizzato sempre più. Le campagne sull’inefficienza e sulla corruzione montate dai capitalisti hanno lo scopo di rendere possibile realizzare le privatizzazioni con il consenso di una parte dell’opinione pubblica e con l’indifferenza di un’altra parte.

Gli stati del Terzo Mondo più pagano più sono in debito, e più sono costretti a obbedire all’ordine di smantellare lo stato sociale, ipotecare l’indipendenza politica e alienare l”economia nazionale”.
La Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale rispondono solo agli interessi delle multinazionali, decidono e riscuotono a Washington, sebbene gli Stati Uniti siano il paese più indebitato del mondo.
Combattere contro il sistema di sfruttamento capitalista che, in nome del profitto, impongono miseria, guerra, fame e morte, è il primo dovere di ogni proletario cosciente.

Ormai l’imperialismo e il sistema capitalista, per i proletari e i popoli del mondo, è diventato sinonimo di distruzione e di barbarie, che continuano a perpetuarsi attraverso le violenze e le guerre.

Ripristinare il punto di vista proletario – unirsi e organizzarsi- riconoscendosi come appartenenti a un’unica classe (contro ogni ideologia nazionalista) a livello mondiale - è la battaglia che oggi noi operai coscienti di tutto il mondo dobbiamo condurre in fabbrica, in tutti i luoghi di lavoro nei e nel movimento proletario e sociale.

La centralità operaia deve essere riconosciuta e tornare in primo piano.

Contro il capitalismo/l’imperialismo, la società del crimine organizzato che distrugge gli esseri umani e la natura.

Per il potere operaio, per il socialismo.

 

Centro di Iniziativa Proletaria “G. Tagarelli”

 





News