Cercasi nuovo nemico
di Jorge Maifud (*); da: rebelion.org; 25.1.2022
“Il nemico non riposa mai… La tua missione è la nostra”
Così, in prima pagina, Lockheed Martin , una industria privata che vende armamenti di guerra (sempre riferendosi al “diritto alla difesa” e alla “sicurezza nazionale”) si annuncia sul New York Times, nel caso ci fossero altri compratori oltre al governo USA.
50.000.000.000 dollari alla ricerca di un nuovo nemico.
Il 31 dicembre 2021 il Wall Street Journal ha pubblicato una estesa analisi. Il titolo comincia con una domanda e finisce con una risposta: “Who Won in Afganistan? Private Contractors” (Chi ha vinto in Afganistan? I contractors privati”).
L’esercito statunitense ha speso 14 bilioni di dollari in un ventennio di guerra; chi ci ha guadagnato va dai principali fabbricanti di armi agli imprenditori.
Dopo il nuovo fiasco militare in Afganistan e dopo che Washington ha investito una simile fortuna nelle industrie di guerra, sui mercati della morte, è urgente trovare un nuovo nemico ed un nuovo conflitto.
Così, prima di una grande avventura verso la Cina, l’opzione è chiara: continuare a violare i trattati di non espansione armamentistica della NATO verso Est, premere sulla Russia perché reagisca dispiegando il suo esercito sulla frontiera dell’Ucraina e, subito dopo, accusarla di cercare di invadere il paese vicino.
Non è stata proprio questa la storia dei trattati formati con i nativi statunitensi verso la fine del secolo XVIII? Non è stato esattamente questo l’ordine e il modo di agire verso la “Frontiera selvaggia”?
I trattati con altri popoli sono serviti a guadagnare tempo per consolidare una posizione (un forte, una base). Una volta diventati un ostacolo per una nuova espansione, li si viola accusando l’altra parte di aggressione e di non rispetto degli stessi.
D’altra parte il presidente Joe Biden ha bisogno di recuperare la sua popolarità in caduta. L’impopolarità dei presidenti, e il massiccio appoggio che ricevono dopo aver esibito la loro ‘mascolinità’ esercitando il bullying internazionale, costituiscono uno schema da lungo tempo. Basterebbe ricordare i dubbi sulla sessualità del presidente William McKinley, la chiamata alla ‘virilità’ imperiale di G. Washington e, infine, lo stesso McKinley che inviava il Maine all’Avana nel 1898, con il quale la stampa gialla avrebbe inventato la guerra ispano-americana per rubare Cuba ai neri ribelli che lottavano contro la Spagna.
Ottimo affare che, a giudicare dalla storia degli ultimi duecento anni, sarà appoggiato dalla maggioranza del popolo statunitense e da tutti i potenti di Wall Street, Londra e Washington.
(*) Scrittore e saggista uruguayano. Professore di Letteratura all’Università della Georgia
N.d.t.: Gorbaciov ricevette ampie e ripetute assicurazioni, tra il 1990 e il 1991, prima di lasciare il potere, che la Nato non sarebbe stata estesa ai paesi est-europei. Famosa la frase che il segretario di Stato Usa, James Baker, rivolse a Gorbaciov il 9 febbraio 1990: "la Nato non si espanderà ad est nemmeno di un centimetro".
(traduzione di Daniela Trollio
Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”,
via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)