Verso il 25 aprile a Milano: ci sono brigate e brigate…
Da decine di giorni c’è una polemica sulle posizioni dell’ANPI rispetto al 25 aprile. Vogliamo soffermarci su un aspetto di queste polemiche: ancora la presenza delle Brigata Ebraica nel corteo a Milano, che dovrebbe addirittura sfilare con le bandiere … della NATO.
Prima di tutto vogliamo ricordare che la Resistenza non fu solo resistenza ai nazifascisti: fu una lotta per un mondo migliore, senza sfruttati e senza sfruttatori, in grado di assicurare dignità e un futuro a noi lavoratori, alle donne, ai giovani.
Ora, al di là delle scemenze urlate da destra e da quella che definisce se stessa “sinistra” (vedi il PD di Letta in prima fila con l’elmetto), i fatti sono e restano fatti.
E il primo fatto è che il 25 aprile 1945 la NATO (il bastone armato del grande capitale) NON esisteva neppure (verrà fondata, per disgrazia dei popoli, il 4 aprile 1949). Cosa c’entra con la Resistenza un’organizzazione “difensiva” che ha causato fino ad oggi più di 50 guerre imperialiste, insanguinando tutto il mondo, e che continua a farlo?
Per quanto riguarda la guerra, di cui ci raccontano che le forze statunitensi sarebbero state i vincitori ed i nostri liberatori, anche in questo caso i numeri sono impietosi. Gli USA persero 413.399 vittime, lo 0,31% di tutti i morti della 2° guerra mondiale (fonte Wikipedia). E sempre i numeri ci dicono – anche se spiacerà ai nostri guerrafondai – che il paese che più si sacrificò nella lotta al nazifascismo fu l’Unione Sovietica, per lungo tempo lasciata sola a battersi dalla “democratica” Europa, che lasciò sul campo circa 25 milioni di vittime tra soldati e civili, il 14, 83%.
Secondo fatto: la Brigata Ebraica venne inviata sul fronte italiano il 31 ottobre 1944. Sbarcata a Taranto fu inquadrata nel X Corpo dell’VIII Armata britannica comandata dal generale Richard McCreery. Successivamente operò sul fronte adriatico. Fu dotata della bandiera azzurra-bianca-azzurra con la stella di David solo il 3 aprile 1945.
Nel corso delle sue operazioni in Italia centrale – tra il 3 marzo e il 25 aprile 1945 la Brigata ebbe 30 morti e 70 feriti. Da qualche anno sfila con la bandiera di uno Stato genocida, Israele, che da più di 50 anni, impunito, depreda e massacra il popolo palestinese e che ha costruito a Gaza (ironia della storia) il più grande campo di concentramento a cielo aperto. .
Terzo fatto: i partigiani stranieri nella Resistenza italiana.
Parteciparono alla Resistenza italiana nelle formazioni partigiane italiane – non inquadrati in alcun esercito - partigiani di 50 nazionalità diverse. Un vero movimento internazionalista, come si era già verificato nella guerra di Spagna.
Cominciamo con i soldati yugoslavi, che fuggirono dalle prigioni fasciste dopo l’armistizio del 1943 unendosi alle formazioni partigiane e lasciarono sul campo 175 morti.
Il battaglione Islafran, composto da 120 partigiani italiani, slavi e francesi, l’unico di tutta la Resistenza guidato da uno straniero, lo sloveno Eugenio Tipcevic, inquadrato nel maggio 1944 nella 16° brigata d’assalto Garibaldi (insieme a tutti i gruppi partigiani dell’Alta Langa). L’Islafran parteciperà alla liberazione di Torino il 27 aprile 1945.
I 5.000 partigiani sovietici che combatterono nella resistenza italiana.
L’Italia è punteggiata di cippi e lapidi commemorative con la stella rossa dell’Unione Sovietica o scritte in cirillico. È questo quasi tutto quel che rimane di un aspetto poco noto della liberazione.
Per chi non lo ricordasse, l’allora Presidente della Repubblica Scalfaro conferì nel luglio 1986 (con un bel ritardo….) la Medaglia d’Oro al valor militare alla memoria al Comandante “Daniel”, l’ufficiale sovietico Danijl Varfolomeevic Avdveev che trovò la morte nel 1944 combattendo nelle file della Resistenza friulana.
Corpi di partigiani azeri e georgiani legati alla Brigata Garibaldi combatterono in Emilia, nelle zone di Parma e Piacenza e nel bolognese, fino a tutto l’Appennino tosco-emiliano; altri sulle montagne nella zona di Bergamo e di Brescia, dove è attestata la presenza di russi, cecoslovacchi, polacchi e altri non meglio identificati “slavi” di cui i testimoni ricordano le prove di coraggio.
I circa 5.000 partigiani sovietici lasciarono in terra d’Italia, per la nostra libertà, 425 morti.
Di tutti questi nessuno parla, nessuno li ricorda.
La memoria dei popoli è sempre pericolosa per i padroni della Terra: siamo stufi di morire per il profitto di un piccolissimo pugno di capitalisti. Le guerre giovano solo a loro.
Riaffermiamo oggi gli ideali per cui tanti operai, lavoratori, donne, giovani e anziani hanno dato coscientemente la vita, con le parole di Rosa Luxemburg: SOCIALISMO O BARBARIE.
Noi lo facciamo così, riprendendo il grido che da tempo non si sente più: VIA LA NATO DALL’ITALIA, VIA L’ITALIA DALLA NATO.
d.t.- 20.4.2022
Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli
via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)