Guerre

Da Mariupòl allo Yemen, passando per Jenin

 

Ieri il sito di Contropiano (e alcuni siti esteri) ha pubblicato una notizia interessante, che citiamo: insieme ai neonazisti del battaglione Azov ed ai civili che sono stati usati in questo periodo come scudi umani,  ecco chi c’era nei sotterrai dell’Azovstal:

“I miliziani ucraini rinchiusi nei tunnel dell’acciaieria Azovastal di Mariupol hanno iniziato ad arrendersi. Dopo aver compreso che il governo ucraino non aveva alcuna intenzione – e neanche realistiche possibilità – di rompere l’assedio, hanno scelto la strada della resa.

Ma, come ampiamente prevedibile e previsto, i tunnel dell’Azovastal riservano sorprese. Tra i prigionieri risulterebbe infatti un generale statunitense “in pensione”.

Si tratta del Generale americano Eric Olson, un ex ufficiale del Comando delle Operazioni Speciali degli Stati Uniti e ammiraglio a quattro stelle Navy SEAL (Naval Special Warfare Command).Attualmente è Presidente del Gruppo ETO che si occupa di pianificazione strategico-militare, consulente in materia di sicurezza nazionale; professore a contratto presso la School of International and Public Affairs della Columbia University; Direttore di Iridium Communications e direttore della Special Operations Warrior Foundation (Fondazione Operazioni Speciali Guerra Non Convenzionale)

Insieme al generale Usa ci sarebbero anche un tenente colonnello britannico – John Bailey – e quattro istruttori militari NATO.”

La notizia, sottolinea Contropiano,  NON è stata smentita da alcuna istituzione.

Intanto il nostro governo, uno dei più sottomessi  alle richieste della NATO e degli USA, il 13 maggio ha pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il terzo decreto per l’invio di “materiale bellico” all’Ucraina (in spregio assoluto all’art. 11 della nostra Costituzione, senza alcuna opposizione da parte di alcun partito e con grande gioia dei fabbricanti di armi).

Siamo in guerra anche noi, anche se nessuno ha l’onestà di dirlo.

 

Jenin, Jenin..

La giornalista palestinese di Al Jazeera Shireen Abu Akleh è stata uccisa, nonostante portasse il giubbetto con la scritta “Stampa” ben chiara (o forse per questo??) da una pallottola sparatale alla testa da soldati israeliani mentre documentava un’operazione militare contro palestinesi nella città di Jenin. Ma la barbarie non si ferma qui: durante i suoi funerali anche i portatori della sua bara sono stati attaccati dai soldati sionisti, suscitando persino (finalmente) le proteste dei governi occidentali che mai hanno detto una sola parola sul lento genocidio del popolo palestinese.

 

La guerra dimenticata: Yemen.

Da più di 7 anni USA e Inghilterra armano  la coalizione guidata dall’Arabia Saudita contro lo Yemen, che già prima della guerra era il paese più povero del mondo arabo. Lo Human Eye Center for Rights and Development (EHCRD) ha fornito qualche giorno fa i numeri della guerra più dimenticata, che sono agghiaccianti.

17.775 morti, 28.599 feriti, in un paese dove la coalizione  composta da Arabia Saudita, Kuwait, Qatar, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Giordania, Egitto, Marocco, Senegal, Sudan e mercenari della società statunitense Blackwater), ha distrutto 413 ospedali.

I bambini morti in questa guerra dimenticata sono circa 4.000 e quelli feriti 4.500.  

Sono state distrutte 590.00 case, 182 edifici universitari, 1600 moschee, 1.216 scuole, 254 siti storici. In rovina anche le infrastrutture del poverissimo paese: sono stati distrutti 15 aeroporti, 16 porti,  342 centrali elettriche, 6.827 ponti e strade, 2.815 fonti di stoccaggio dell'acqua, 2.095 edifici governativi, 405 stabilimenti industriali.

Nessun paese “democratico” ha protestato, nessuno ha parlato di crimini di guerra, nessuno ha imposto sanzioni all’Arabia Saudita e ai suoi soci, continuiamo a comprare allegramente il petrolio saudita.

 

Conclusione: siamo contro tutte le guerre imperialiste, guerre di rapina in cui, per il profitto dei capitalisti,  la carne da macello in tempo di pace- i proletari – diventa carne da cannone in tempo di guerra.  

Venerdì 20 maggio le maggiori sigle sindacali di base hanno indetto uno sciopero contro la guerra, con concentramento – a Milano – in piazza Castello alle ore 9. Noi vi parteciperemo per gridare alto e forte VIA LA NATO DALL’ITALIA, VIA L’ITALIA DALLA NATO. Il nemico è in casa nostra, sono i padroni e i loro governi.

 

 

Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli

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