Morti di profitto

Altri 4 morti di lavoro oggi: basta!!

 

Mentre i titoli dei media si concentrano sul pasticciaccio del Movimento 5 stelle, stasera altri 4 operai non torneranno mai più a casa dopo il lavoro.

 

. Donato Marti, 72 anni (sì, proprio 72!), è morto a Lecce cadendo da un’impalcatura di 5 metri durante lavori di ristrutturazione di un immobile;

. XX (non è noto il nome), operaio di 52 anni, è deceduto schiacciato da una matassa di ferro caduta dall’alto in un cantiere edile a Legnano, Verona;

. Marco Accordini, 26 anni, è morto schiacciato da un trattore nella tenuta di famiglia di Fumano, Verona;

. XXX (non è noto il nome), un operaio di 58 anni,  è stato travolto da un treno in transito sulla tratta Roma-Firenze in località Ponticelli di Città della Pieve (Perugia) mentre stava lavorando alle canaline poste ai lati di un binario.

E ieri a Cesano Maderno (Monza), due operai sono stati ustionati da un getto di iodio vaporizzato all’interno della ditta farmaceutica Bracco. Fortunatamente loro se la caveranno.

 

Le Procure indagano …. scopriranno, come sempre, che mancavano le misure di sicurezza, ma noi non sapremo come finiranno le indagini perché la notizia non apparirà mai sui giornali. In Italia non c’è un solo padrone in galera, a fronte di migliaia di morti (in aumento, tra l’altro) ogni anno.

 

Proprio come non sappiamo più niente del camionista – e men che meno di chi ha dato l’ordine di spezzare i picchetti a qualsiasi costo - che un anno fa uccise Adil Belakhdim, sindacalista del SI Cobas durante uno sciopero davanti ai magazzini Lidl di Biandrate. I suoi compagni di lavoro, però,  non hanno dimenticato, manifestando sabato scorso a Novara.

Così come noi non dimentichiamo, e ogni ultimo sabato del mese di aprile, dal 1997, ricordiamo non solo i nostri morti delle fabbriche di Sesto San Giovanni – la Breda, la Falck, la Marelli…- ma tutti i lavoratori uccisi dal profitto.

 

Ma non possiamo più limitarci a ricordare: i morti del profitto rappresentano la faccia più brutale della guerra che il capitale fa ai lavoratori.  O mettiamo al primo posto, anche nelle lotte sindacali più elementari, la questione della sicurezza, il fatto che non si può lavorare a condizioni di morte, o presto non ci rimarranno né parole né lacrime.

 

E’ arrivato il momento di alzare forte la nostra voce contro le morti del profitto e scendere in piazza con scioperi e presidi davanti alle sedi di rappresentanza dei responsabili di queste morti,  senza delegare a istituzioni e sindacati - complici della mattanza operaia - la difesa della nostra vita, della nostra salute e della nostra sicurezza.

I numeri ci dicono quanto importa ai capitalisti la nostra vita. E’ arrivato il momento di agire, di far sentire forte la nostra voce, di spezzare il silenzio e la passività su questa strage.

Solo la nostra lotta può fermare la strage; non vogliamo più essere carne da macello per il profitto di pochi.

 

 

Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio, Sesto San Giovanni

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